Attico sequestrato a Bruno Peres: è nel tesoro della banda del Mise
LEGGO – ORLANDO – Quando, all’alba di ieri, i detective nucleo investigativo e della compagnia di Subiaco hanno bussato alla porta del lussuoso attico dove vive il giocatore della A.S. Roma Bruno Peres, il centrocampista giallorosso non ha creduto che fossero carabinieri.
Quel bussare fragoroso e quella citofonata, tipici di un’irruzione, lo avevano insospettito tanto da spingerlo a chiamare il 112. L’operatore della centrale operativa che ha risposto ha poi inviato in via Copenaghen altre gazzelle con i colori dell’Arma per convincere Bruno Peres ad aprire la porta.
Motivo, il sequestro penale dell’abitazione dove il brasiliano abita dopo averla avuta in comodato d’uso dal faccendiere Fabio Pignatelli, arrestato nell’inchiesta Miserere insieme ad altre 28 persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed al trasferimento fraudolento di valori, di traffico d’influenze in concorso con l’aggravante della qualifica di pubblico ufficiale, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, emissione di fatture per operazioni inesistenti, malversazione a danno dello Stato in concorso, truffa aggravata, millantato credito aggravato in concorso.
Il giocatore della Roma, ovviamente è estraneo a tutta la vicenda giudiziaria ed è parte lesa, essendosi fidato di chi gli aveva affittato la casa. Le ordinanze di custodia cautelare, in carcere ed ai domiciliari, firmate dal giudice per le indagini preliminari Valerio Savio, hanno coinvolto anche Alessandro Caroselli, dirigente del Ministero per lo sviluppo economico (Mise), Carmelo Bianco ed il commercialista Antonio Valente. Grazie all’opera di alcuni degli indagati, venivano individuate società operanti in svariati settori come quello delle attività di logistica e di facchinaggio fino alla trasmissione e diffusione di programmi radio-televisivi. I finanziamenti ricevuti però si volatilizzavano. Le indagini sono partite dopo che nei confronti di un pregiudicato di Subiaco che, da nullatenente, ostentava benessere e ricchezza. Nella rete della procura sono finiti anche Mummolo Fabio Massimo, Andrea Melis e Massimo Sforza, quest’ultimo indagato negli anni’90 per banda armata.