LA REPUBBLICA – PINCI – Stavolta non c’erano nemmeno i fischi dei tifosi a dare enfasi all’ennesima figuraccia. Il silenzio in cui s’è consumata la sconfitta con l’Udinese, la settima in 13 gare del 2020, è rappresentazione plastica della Roma di oggi: svuotata di risultati e di dignità agonistica. Un gruppo di perdenti di successo assuefatti al piazzamento: in una città in cui manca la pressione della vittoria, i giocatori ritrovano un eldorado da cui non vogliono andare via. E gli allenatori, accolti con un credito quasi fideistico, finiscono regolarmente ribaltati dalla cruda logica del risultato. Il cerchio ha già iniziato a stringersi intorno a Fonseca, nervosissimo e sconsolato. La sua gestione sembra essere diventata più confusa dalla sconfitta contro il Sassuolo, dove non ha visto la squadra seguire la sua idea di gioco e dunque gli ha chiesto di essere più prudente, dando vita a un ibrido caotico. La squadra poi sembra aver trovato un alibi nella mancanza di stimoli. Come se dicessero: perso il quarto posto, che giochiamo a fare? Molti magari lo pensano davvero, altri sembrano spauriti, disorientati dalla scelta del tecnico di mandarli in campo. L’implosione sportiva ha poi provocato uno tsunami anche a livello economico-finanziario e adesso sono a rischio anche i pezzi pregiati della rosa.