IL MESSAGGERO – Per il secondo anno consecutivo la Roma sta franando sotto i piedi di James Pallotta che, lontano più di 6.000 chilometri dall’epicentro del terremoto, può solo indagare attraverso telefonate più o meno furiose sulle motivazioni dello sfacelo. Il presidente della Roma si definisce “stanco” per quanto sta accadendo alla squadra, corsi e ricorsi storici che a distanza di 12 mesi si ripresentano puntuali, nonostante la rivoluzione che ha portato a un nuovo anno zero. Lo scorso anno puntava il dito contro Eusebio Di Francesco, mentre questa volta dà tutte le colpe alla squadra, anche perché non avrebbe potuto fare altrimenti, dopo le parole di elogio spese nei confronti di Fonseca una ventina di giorni fa. Oggi comunque è chiaro a tutti, dentro e fuori Trigoria, che è giunto il momento di passare la mano a qualcuno di più facoltoso, pronto a investire denaro per risollevare le sorti della società. Alternativa: l’ok per la costruzione dello stadio, con Pallotta che resta al comando, affiancato da nuovi soci.