IL MESSAGGERO – ANGELONI – A Il destino è là, fuori casa. La Roma si gioca tanto tra oggi e venerdì: a Verona contro l’Hellas e a Milano con l’Inter di quel Conte che la scorsa estate ha detto no proprio ai giallorossi, spianando la strada a Fonseca. La Roma si gioca tanto un po’ perché fare punti ora, e non perderli soprattutto, fa bene alla salute e alla classifica, un po’ perché le «ambizioni» si coltivano con le vittorie,così come con queste si consolida il «coraggio».
La Roma ci sta prendendo gusto, visto anche l’ultimo risultato, guarda caso in trasferta, in Turchia nella notte di Europa League. Lì, la qualificazione è ormai (quasi) archiviata, ora c’è da dare uno strappo al campionato e alla classifica della Roma, buona ma non ancora eccezionale come vorrebbe il suo allenatore, che ama parlare spesso e volentieri di «ambizione e coraggio». Caratteristiche che servono specialmente quando sei lontano dall’Olimpico e le difficoltà, tendenzialmente, aumentano.
TOSTI – Il Verona è avversario scomodo, non a caso con 18 punti è ottava (insieme con il Parma) e lontana dalla zona retrocessione, quindi più rilassata e vogliosa di giocarsela senza patemi. Il campionato ambizioso lo sta facendo proprio la squadra di Juric, oltre le proprie aspettative. La Roma non vince in trasferta in campionato da un mese, l’ultima a Udine, quando la squadra era in piena emergenza, quando Mancini faceva il centrocampista e Dzeko aveva la maschera, perché l’alternativa (Kalinic) stava peggio di lui.
Oggi Fonseca può ragionare sull’abbondanza (22 giocatori, resta a casa Pastore, ancora alle prese con i problemi all’anca, più Mirante),anche se i suoi fedeli – in attesa di Cristante (partito con la squadra nonostante non sia tra i convocati) – li ha scelti e con quelli cerca di raggiungere la sua perfezione, i traguardi. La Roma, a suo dire, ha margini di miglioramento. «La squadra ora è stabile difensivamente e a me piace pure un gioco di dominio sugli avversari, ma non è facile qui in Italia. A livello di possesso palla non c’è troppa differenza tra le squadre. Mi piace però quando la mia riesce a dominare e quando riesce a giocare stabilmente negli ultimi trenta metri. Questo aspetto è da migliorare», sostiene Fonseca.
Sapendo che il Verona è una formazione che sa difendersi bene, avendo subito in casa solo 4 reti. Fonseca non avrà Zaniolo (squalificato), probabilmente rilancerà Under dal primo minuto («Mkhitaryan non ha i novanta minuti nelle gambe», dice l’allenatore portoghese). Servono calciatori in grado di saltare l’uomo: Cengiz, almeno fino a qualche tempo fa, mostrava fiero questa caratteristica, oggi il tecnico vuole recuperarlo ma punta molto su Kluivert, visibilmente cresciuto negli ultimi mesi. «Justin doveva migliorare la fase difensiva e oggi è un giocatore diverso. È intelligente, deve continuare a migliorare. Ha tempo per imparare». Il dubbio vero è sul terzino destro: Fonseca ha a disposizione sia Santon, sia Spinazzola sia Florenzi. Se sta bene, il titolare sarà Spina. Non ha dubbi su chi porterà la fascia, i dubbi che aveva Dzeko a Istanbul quando ha scelto Smalling. «Lo ha scelto perché ha riconosciuto in Chris un leader. E io ero d’accordo». Fonseca non ha problemi, dice, a schierare Mancini a Verona, anche se – gli fanno notare nel fargli la domanda – è diffidato. Ecco: Mancini non è diffidato, vale la pena chiarirlo.