IL TEMPO – AUSTINI – «Sono totalmente contrario all’euforia, bisogna averla quando si vince un trofeo o si raggiunge un obiettivo». Paulo Fonseca ha capito in fretta dov’è capitato, ha sbattuto sulle difficoltà del campionato italiano nelle prime due partite e ha adattato il suo sistema di gioco al nuovo contesto, ma è anche il lavoro che sta facendo fuori dal campo a dimostrare quanto si sia calato nella realtà della Roma. Dove si passa nel giro di cinque partite dal disfattismo all’esaltazione. E viceversa. Stasera all’Olimpico arriva l’Atalanta che qui non perde da cinque anni contro i giallorossi,, dopo Bologna c’è un’aria frizzante dentro e attorno alla squadra, il subdolo rischio di «appagamento» – riconosciuto da Florenzi la settimana scorsa – incombe e allora il tecnico usa le parole giuste in fondo alla conferenza stampa della vigilia: «Abbiamo vinto tre partite, siamo cresciuti, ma adesso avremo una partita difficile. Il passato non conta e c’è bisogno di essere molto equilibrati e umili rimanendo con i piedi ben saldi a terra. Non abbiamo conquistato nulla, è bello che la gente creda in noi, però bisogna avere la consapevolezza che questa è una maratona molto lunga e difficile. Quindi non possiamo rilassarci: io e i dirigenti siamo impegnati a far sì che nessuno sbagli in questo senso».
Non c’è tempo per rilassarsi, si continua a giocare ogni tre giorni e serve il contributo di tutti: oggi toccherà perla prima volta a Smalling, il ventunesimo giocatore utilizzato da Fonseca. «Giocherà lui – annuncia il tecnico – farò qualche cambiamento, ma tutti i giocatori sono importanti, nessuno è al di sopra della Roma». Questo non significa avere certezze: per la sesta volta su sei gare, ad esempio, si rivedranno dal 1′ Pau Lopez, Fazio, Kolarov, Cristante e Dzeko. I due slavi protagonisti della vittoria pesantissima di Bologna sono fra gli «intoccabili» di Fonseca: «Kolarov e Dzeko sono due grandi giocatori, importantissimi per la squadra – conferma l’allenatore – vorrei farli riposare ma in questo momento non è pos- sibile. Cristante? È molto intelligente e coraggioso, capisce cosa voglio in quel ruolo. E Pau Lopez l’abbiamo scelto perché ci sono pochi portieri con le sue caratteristiche. Sono convinto che migliorerà ancora lavorando con Savorani che è uno dei migliori preparatori di portieri al mondo». Poi ammette: «Sì, state vedendo un Fonseca”italianizzato”. La Serie A è diversa, obbliga a essere malleabili, ogni partita ha una storia a sé. Se un allenatore viene qui senza elasticità si sbaglia di grosso, è un calcio che ti obbliga a pensare a ogni dettaglio». L’impressione è che si sia ricreato un gruppo solido, «ma è stato tutto naturale – spiega ancora il portoghese – non c’è stato bisogno di chiedere ai ragazzi di essere uniti. Sono aspetti decisivi se si vuole vincere qualcosa». La via imboccata è quella giusta. Ma adesso guai a perdersi.