8 Set 2019In Rassegna stampa6 Minuti

Pellegrini, Berrettini, Marziale è una settimana da romani

IL MESSAGGERO – MEI –  Soit è pieds, soit à cheval, mon honneur est sans égal: sia a piedi che a cavallo, il mio onore è senza pari. È l’antico motto di un reggimento dell’Esercito, Genova Cavalleria, e risale al Seicento. Vale, in questi ultimi due o tre giorni, per Roma e per il suo sport e i suoi sportivi. È di poco fa nei giorni la prestazione azzurra di Lorenzo Pellegrini, che potrebbe essere il De Rossi di Totti nei confronti di Capitan Florenzi, non nel ruolo s’intende (le qualità sono un’altra incognita), un Capitan Postfuturo.
Sono di ieri l’altro quelle di Davide Frattesi e Gianluca Scamacca, anche loro nati a Roma e fioriti a Trigoria che hanno segnato tre (due Frattesi) dei quattro gol con cui l’Italia under 21 del momento ha sconfitto la Moldavia che non sarà come battere la Spagna, ma è sempre un bel vedere. Il quarto gol, per inciso, l’ha segnato un altro fiore di Trigoria, nato in Sicilia, Tumminello.

NON SOLO CALCIO – Dell’altra notte, poi, è stato il match che ci ha tenuto svegli fino all’alba, o almeno a notte fonda per il primo set alla pari, per il secondo quasi, di Matteo Berrettini agli Us Open contro Nadal. Matteo è romano anche lui. Lo è quasi, infine, e qui ci si rifà all’onore e al cavallo, Luca Marziani, che è nativo civitonico, come si chiamano gli abitanti di Civita Castellana, dove la provincia romana diventa viterbese, ma è agonisticamente cresciuto alla Farnesina, alla Società Ippica Romana, una delle più gloriose società sportive della Capitale (i D’Inzeo, per dire). Adesso ne è direttore sportivo. Ieri è stato protagonista di una spettacolare gara, andando al barrage riservato a quattro soli concorrenti nel Gran Premio del concorso ippico che si sta disputando allo Stadio dei Marmi.

CANTIERE DI CAMPIONI – Roma si dimostra così, ancora una volta, il teatro preferito dello sport italiano. E ne alleva i protagonisti. Ha una nursery che tutto il mondo ci invidia: il Foro Italico. È diventato davvero un santuario, un luogo da proteggere come il Colosseo, e da utilizzare come il Coni ha fatto in questi ultimi anni. Bastava vedere, proprio in questi giorni, l’abbinata fra il beach volley e l’equitazione che si svolgevano lì, discipline differentissime per mentalità tradizione e stile di vita, ma entrambe condotte all’eccellenza. E duole il dente olimpico. E poi quei campioni in vista. In bella vista.

MINIERA GIALLOROSSA – Si diceva del calcio. In questo momento, nel campionato che conta, la serie A, la Capitale sta vivendo un periodo di quasi disturbo bipolare: la Lazio è una squadra bella e fatta, rodata da anni di bel gioco; la Roma è un gioco del Lego, una costruzione in cui chi dirige il gioco deve mettere a posto i mattoncini. L’indicazione di questi tre giorni è che la città i suoi mattoncini li avrebbe. Sempre che non andasse appresso a clausole rescissorie di valore assolutamente fuori mercato (in basso: così l’ingaggio costa meno, ma il rischio della fuga incombe) oppure si crescesse ragazzi suoi come  Scamacca e Frattesi che qualcuno dall’occhio lungo adocchiò adolescenti e che poi sono finiti in giro e chissà se fra le tante diavolerie ed ingegnerie finanziarie cui le società di calcio ci hanno abituato, saranno recuperabili o meno. Fra diritto di riscatto, di ricompra, obbligo delle stesse cose, bonus e premi: i ricchi scemi di una volta, come venivano irrisi i padroni del calcio, sono tutt’altro che scemi. Alcuni anche tutt’altro che ricchi.

LA SMORZATA – Matteo Berrettini è un’ipotesi straordinaria, senza caricarlo d’attese e pressioni, ma non è il tipo da farsene troppo carico, sembra. Quel primo set contro Nadal, quei servizi, quei dritti, quelle smorzate, hanno riacceso la passione per lo sport della racchetta che da anni non viveva un momento così rigoglioso. Romano, dell’Aniene, con un allenatore come Santopadre, Berrettini può, chissà, rifarci vivere, in un mondo e in un tennis tutto cambiato (la prestanza fisica dei ragazzi in primis) i giorni di Panatta. Quanto a Luca Marziani il suo cavallo da binomio si chiama Tokyo du Soleil. Erano ai Marmi, hanno provocato il silenzio degli appassionati come ai tempi di Piazza di Siena di Piero e Raimondo. Non ha vinto. Lo ha fatto l’inglese Ben Maher. Ma il momento è stato magico: per lui quasi come se la sua Lazio, che ama quasi da ultrà, vincesse il derby.