4 Set 2019In Rassegna stampa6 Minuti

Sfida galattica

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Mercato chiuso. Questo è il cielo della Serie A, almeno fino a gennaio. Proviamo a leggerlo, galassia per galassia. La Juve resta l’astro più luminoso. Per gli 8 scudetti, perché si è rafforzata, ma anche per l’ora di spettacolo mostrato contro il Napoli. Poi ha preso tre gol, vero, ma perché, educata alla filosofia del «corto muso», era abituata a rallentare dopo il vantaggio e non a pressare e attaccare anche sul 3-0 come chiede Sarri e come fanno di regola Liverpool, City e top club vari. Quando avrà le gambe per dilatare l’ora ai 90’, aiutata da una panchina sfarzosa, la Juve farà ancora più impressione. Zone d’ombra: l’umore di troppe stelle di prima fila costrette a ballare in seconda (qui dovrà essere bravo Sarri) e la non facile sostituibilità di Chiellini. Dietro viene il Napoli. Ha avuto bisogno di tre sberloni per svegliarsi allo Stadium, il tridente nobile ancora una volta ha deluso in un match caldo: resta un gap di personalità (…) È anche la sfida di Antonio Conte. Beppe Marotta, Oscar del mercato nella sua categoria, gli ha bonificato la Pinetina creandogli le condizioni ideali di lavoro. Al rampollo Paratici l’operazione è riuscita molto peggio, per dire. Ma l’Inter non ce l’ha in mediana la qualità di Juve e Napoli, nonostante il bravo Sensi (…) Tra le squadre verosimilmente in lotta in zona Euro, ne stacchiamo una, in grado di ascendere al cielo superiore: la Lazio. Aver sbattuto contro i pali in un derby dominato non è solo sfortuna. Resta il sospetto di un processo di maturità da completare. Ma chi sa costruire tanto? Chi può esporre un triangolo di qualità come Milinkovic, Luis Alberto e Correa? Lazzari ha affilato ulteriormente le fasce. Se al bravo Simone riesce tutto, l’Aquila vola più alto del previsto. Atteso molto su anche il Torino che si caricherà in settimane vuote di coppe, ha una notevole solidità di copione e ha aggiunto una pedina come Verdi. C’era bisogno di maggiore qualità in costruzione e rifinitura. Mazzarri può trovarla anche con il 3-4-3 (Iago-Belotti-Verdi), andando oltre i soliti terzini (3-5-2). Zaza è un bel jolly in mano. Il Toro può diventare la nuova Atalanta, mentre su quella vecchia pende la spada Champions: darà entusiasmo o succhierà energie e concentrazione? Gasperini ha già individuato pericolose tracce di imborghesimento: partenze col freno a mano, distrazioni, minore reattività sui calci da fermo… Meglio intervenire subito. Ha un Muriel in più, ma in una stagione di grandi sogni e grande fatica forse serviva uno sforzo superiore, un elemento di spessore internazionale in difesa e/o in mediana, un trascinatore, anche per dare la scossa a un ambiente a rischio di appagamento. I Percassi e Gasp troveranno la strada buona anche a questo giro: c’è da giurarci. Su Milan e Roma pendono invece i dubbi che accompagnano ogni rivoluzione. Il Diavolo uscito dall’ultimo giorno di mercato, con due esterni di gamba, come Suso e Rebic, ai lati di Piatek, sembra più adatto a Gattuso o a Giampaolo? Il sospetto di una difettosa sincronia di vedute tra società e tecnico è serpeggiata per tutta l’estate. Che il triangolo composto dalla mediana e il trequartista sia l’anima del gioco di Giampaolo è risaputo. In quell’area il tecnico ha avuto troppo poco dal mercato, fatta la tara delle urgenze di bilancio, virtuosamente rispettate, anche nel monte ingaggi. Certo, un bravo allenatore (e Giampaolo lo è) può imporre i propri principi di gioco al di là di schemi e numeri, ma gli adeguamenti richiedono tempo e pazienza, E anche punti, purtroppo. Nel campionato del gioco, la Roma spicca come la squadra delle giocate. Fonseca ha una manipolo di artisti, ultimo Mkhitaryan, che possono decidere da soli un match. Gli strappi di Zaniolo nel derby avevano la forza di un manifesto ideologico. Divertimento assicurato. Se poi il tecnico portoghese, grazie a Veretout, ancora da scoprire, riuscirà a trasmettere equilibrio e protezione, oltre a gol e divertimento, arriveranno anche i risultati, perché mica sempre si può sopravvivere a quattro pali.