5 Ago 2019In Rassegna stampa4 Minuti

In panchina l’arma in più per resistere alle follie

LA REPUBBLICA – BOCCA – Purtroppo per Conte, l’Inter va bene, tiene testa alle grandi squadre, qualche volta le batte persino. Come si dice, si vede la mano dell’allenatore che le ha dato forza e carattere. Potrebbe pure continuare così no? A Londra col Tottenham, finalista di Champions, l’Intersi è presentata inizialmente con Handanovic e  D’Ambrosio, De Vrij, Skriniar — Candreva, Gagliardini, Brozovic, Sensi, Dalbert – Esposito, Perisic. Vale a dire l’Inter dello scorso anno, con Nainggolan e Icardi e in meno e con Sensi, preso in prestito dal Sassuolo e riscattabile a 25 milioni totali e il tenne Sebastiano Esposito in più. Un prestito dalla Primavera stessa dell’Inter e sorpresa di questa estate di attaccanti mancati. L’Inter sta affrontando una prova ad handicap, un test non tanto per la squadra quanto per Conte stesso. Un po’di infortuni, il turnover, qualche problema, ma soprattutto nessuno dei big che Zhang & C sembravano poter prendere con uno schiocco di dita e che invece, a oggi, sono ancora dove stavano prima: Lukaku al Manchester Utd e Dzeko alla Roma.
Purtroppo per Conte, lui stesso ha dimostrato che i soldi sono sì la via più breve per la soluzione di tutti i problemi, ma non per questo a nessuno va a genio buttarli dalla
finestra. Lui, il mister, può essere la soluzione: inventando calcio anche lì dove sembrerebbe impossibile. Nemmeno Suning che ha 20.000 dipendenti e 30 miliardi di dollari di fatturato, spende volentieri 85 milioni per Lukaku e 20 milioni per Dzeko (a
un anno dalla scadenza di contratto, quando si libererà a zero euro). Semplicemente perché
non li valgono, e perché non è obbligatorio adeguarsi alle follie della Premier o alle megalomanie dei giocatori e del loro procuratori che hanno reso impossibile il mercato. Che infatti al momento è indistricabilmente bloccato dalle richieste scandalose, dai reciproci
no, dai dispetti, dall’impossibilità di mettere d’accordo troppi club e troppi giocatori.
A prescindere dal caso Icardi, gestito con troppa disinvoltura ed eccessiva ingenuità — cosa credeva Marotta che l’argentino e Wanda Nara gli avrebbero steso un tappeto rosso? – l’Inter però ha cominciato anche a uscire delle trattative a senso unico. Antonio Conte pensava di essere arrivato finalmente nel paese dei balocchi e di poter davvero cenare in ristoranti da 100 euro, ma alla fine è dovuto ricorrere a tutto il mestiere appreso in 13 anni di carriera d’allenatore, da Arezzo all’Inter, passando per Bari, Atalanta, Siena, Juventus, Nazionale, Chelsea.
Campionato e Champions ci daranno un panorama meno da “Vamos alla Playa”, un attaccante o due l’Inter a Conte dovrà comprarli, ma lo farà con meno affanno e senza paura di rimanere a piedi. Intanto anche stasera si cena discretamente all’osteria…