INSIDE PREMIER – Il solito Aguero mantiene il City in vetta. Cinquina Reds. Tottenham e Arsenal ko. Pari tra Solskjaer e Sarri
INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Non ci doveva essere partita, e non c’è stata. Ma che questa potesse durare solo 14 secondi, pochi potevano aspettarselo. Il tempo che serve all’Huddersfield per perdere palla e regalarla al contropiede del Liverpool, chiuso da Naby Keita per l’1-0. C’è più di un motivo se i Terriers sono ultimi in Premier League e retrocessi da tempo. È la rete numero 100 nella stagione dei Reds, mentre per Keita è il terzo centro in tre settimane, dopo essere rimasto a secco fino a marzo. Gli ospiti provano a imbastire una manovra offensiva e arrivano a tirare dalle parti di Alisson, ma riescono solo a fare il solletico a van Dijk e compagni. Il Liverpool (che prima della partita ha ricordato Tommy Smith, storico difensore dei Reds in rete nella finale di Coppa dei Campioni 1977 contro il Borussia Mönchengladbach) tiene la palla e comanda il gioco. Si fa vedere van Dijk su calcio da fermo, ma la squadra di Klopp il meglio lo dà in velocità con il tridente offensivo. È il 23′ quando Robertson pesca con un cross al bacio la testa di Mané: 2-0. L’Huddersfield esce dalla partita e i Reds giocano al tiro al bersaglio: prima un’azione perfetta che porta al tiro Henderson (alto), poi Alexander-Arnold lancia in profondità Salah, che al 45′ fa 3-0 con un pallonetto dolcissimo. Verrebbe quasi da chiedersi perché Klopp non faccia riposare nessuna delle sue frecce: in Champions League l’avversario non si chiamerà Huddersfield ma Barcellona, e lo stadio sarà il Camp Nou. Alla ripresa del gioco non c’è nessun cambio. E il Liverpool gioca sempre a 100 all’ora. A Sturridge (titolare per la prima volta in Premier nel 2019 per via dell’infortunio di Firmino) viene negato il 4-0, poi Alisson vuole unirsi alla festa dedicando una parata ai fotografi. Salah supera in palleggio Kongolo e trova l’esterno della rete: accademia e applausi della Kop. Che si ripetono al 66′, quando Henderson trova Mané ancora libero (difesa pessima dei Terriers) e il senegalese sigla il poker con un altro colpo di testa. Potrebbe segnare ancora, ma sbaglia la zuccata più facile delle tre colpendo il palo. Nel Liverpool si rivede anche Oxlade-Chamberlain, al rientro dopo un tremendo infortunio al ginocchio e subito vicino al gol del 5-0. Che arriva comunque all’83’, ancora con Salah e sempre su assist di Henderson. Per l’ex Roma è il gol numero 69 in 100 presenze con i Reds. L’egiziano stacca Mané nella classifica cannonieri in campionato: 21 a 20. L’Huddersfield non riesce a opporre nessuna resistenza: è un superleggero che non vede l’ora finisca la mattanza subita dal peso massimo. Per i Reds lo sparring partner può andare a casa, i minuti finali sono di attesa del triplice fischio.
Pochettino avrebbe voluto tutt’altro match. In conferenza aveva messo in guardia i suoi: la testa doveva restare al West Ham e non volare alla semifinale di Champions contro l’Ajax. Monito inascoltato: gli Spurs sono irriconoscibili e perdono il derby di Londra, rimettendo in discussione la qualificazione all’Europa che più conta. Attacco spuntato per gli Spurs, con Moura, Son, Eriksen e Alli insieme nel 4-2-3-1 che vede l’inglese “falso nueve”. Alli non segna dal 20 gennaio e nemmeno la prestazione contro il West Ham finirà negli annali. A dire il vero è tutto il Tottenham che gira male: tanto possesso palla, poco ritmo e Manuel Pellegrini sviluppa la partita così come l’aveva preparata, cioè difesa ordinata e ripartenze. Tattica che può rivelarsi vincente se Felipe Anderson trova spazio per le sue scorribande sulla sinistra e davanti ha un avversario non insuperabile come l’argentino Foyth, preferito a Trippier, che riposa in vista dell’Ajax (insieme a Vertonghen e Wanyama). È l’ex Lazio a scagliare il primo pericolo dalle parti di Lloris, autore di un buon riflesso per evitare che la deviazione di Alderweireld depositi il pallone in rete. Per il Tottenham le uniche vere occasioni da gol capitano sui piedi di Heungmin Son ed Eriksen, che però tirano addosso a Fabianski. Lo stesso sudcoreano accende l’atmosfera da derby rifilando un pestone gratuito a Snodgrass. Un po’ di agonismo in una sfida sciapa per 45 minuti.
Nemmeno l’avvio frizzante di ripresa da parte degli Hammers sveglia la squadra di casa. Fredericks si fa vedere in area Spurs con un tiro deviato, Arnautovic, dopo un controllo da campione, scaglia un potente tiro dalla distanza che Lloris non ha problemi a bloccare. Non pervenuto l’attacco del Tottenham: Alli ci prova ma al momento del dunque fa sempre la scelta sbagliata, Son ha le pile scariche. Pochettino mette peso in avanti inserendo Llorente per Moura, ma in rete ci va il West Ham. Arnautovic al 67′ pesca Antonio con un delizioso lancio che supera Alderweireld, il numero 30 degli Hammers è bravo a controllare di petto e a infilare Lloris con un diagonale a mezz’altezza. Ci si aspetterebbe un forcing degli Spurs, che invece non producono nessuna occasione da rete: l’ingresso di Janssen (alla seconda partita in stagione) e il cambio Alli-Wanyama sono emblematici delle soluzioni disperate che cerca Pochettino in zona gol, mentre Kane osserva sconsolato dagli spalti. Se non fosse per Lloris, bravissimo a chiudere la porta sia a Diop che ad Antonio lanciati a tutta velocità in contropiede, la partita finirebbe ben prima del triplice fischio. Il West Ham non chiude il match e rischia la beffa al 94′, quando Janssen va a colpo sicuro di testa su bella iniziativa di Foyth, ma Balbuena salva i tre punti. Che in fin dei conti sono meritati: gli Hammers sono la prima squadra a sbancare il Tottenham Hotspur Stadium e soprattutto non consentono agli Spurs di avvicinarsi alla semifinale di Champions contro l’Ajax nel modo in cui avrebbero voluto. Come se non bastasse, la squadra di Pochettino ha adesso il fiato sul collo di Chelsea e Arsenal.
La sentenza di Vicarage Road parla chiaro: la “prima delle altre”, in Premier League, è il Wolverhampton. I lupi neroarancio vincono infatti la sfida valida per il settimo posto andando a battere in casa propria il Watford, messo alle corde già dalle primissime fasi di partita. Dopo soli 7 minuti Jonny crea una grande occasione per gli ospiti, Deulofeu e Pereyra provano a rispondere per il Watford, ma è un fuoco di paglia. Jota e Doherty costruiscono per i Wolves, Moutinho e Neves provano a spaventare il portiere Foster. Dopo due colossali occasioni sprecate da Deulofeu e Hughes è quindi Jimenez a portare il Wolverhampton avanti al 41′ grazie a un preciso colpo di testa. A inizio ripresa arriva il pari, grazie a Gray che al 49′ sfrutta un pallone vagante, quindi è ancora Wolverhampton: Jota spreca da ottima posizione con un colpo di testa fuori misura. Quindi ci riprovano i londinesi, con Pereyra e Hughes, ma dopo una traversa sfiorata da Moutinho arriva il gran gol di Jota al 77′. Deciderà la partita, con gli ospiti settimi da soli e gli avversari staccati ormai di quattro punti.
L’Everton non sfonda al Selhurst Park di Londra e al cospetto di un Crystal Palace senza obiettivi strappa solo uno 0-0, poco utile per provare a centrare l’Europa dalla porta di servizio (il settimo posto, utile solo in caso di vittoria della FA Cup da parte del Manchester City). Che la partita possa regalare poche emozioni lo si capisce già dai primi venti minuti, in cui si registrano solo un tentativo degli ospiti con Calvert-Lewin e poi prevalentemente duri contrasti. Poi al 24′ ci prova Sigurdsson da fermo, senza fortuna. Gli ospiti crescono e si rendono pericolosi con Milivojevic e Van Aanholt, poi è ancora Calvert-Lewin a mancare la rete con un colpo di testa impreciso. Nella ripresa Richarlison chiede un rigore per l’Everton dopo un contatto in area che l’arbitro non ritiene falloso, quindi ancora Milivojevic e Calvert-Lewin si costruiscono un paio di occasioni non sfruttate. Nel finale è il portiere di casa Guaita a compiere il miracolo su Tosun e l’Everton si deve accontentare di un punto.
Sei gol e mille emozioni accompagnano il Southampton verso l’aritmetica permanenza in Premier League, che scatta al 90′ al triplice fischio del St. Mary’s Stadium ma viene costruito nell’arco di un secondo tempo in cui i Saints riescono a recuperare una partita che avevano rischiato di perdere. E dire che a portarsi in vantaggio erano stati proprio i padroni di casa grazie a Long, abile a sfruttare nel migliore dei modi un assist di Redmond al 12′. In meno di un quarto d’ora però gli ospiti ribaltano tutto: al 20′ Gosling imbecca Wilson che gli restituisce la palla per la rete del pareggio, al 32′ è invece lo stesso Wilson a portare in vantaggio il Bournemouth con un bolide dalla distanza. Nella ripresa Simpson sfiora il 3-1, poi il Southampton ritorna nella partita e pareggia al 55′ grazie a Ward-Prowse, dopo una bella combinazione con Hojbjerg. I Saints si portano addirittura in vantaggio al 67′ grazie al colpo di testa di Targett: è già festa, che la zampata del 3-3 di Wilson all’86’ non rovina. Nella Premier League del 2019-2020 ci sarà anche il Southampton.
Una vittoria che non serve al Fulham e che invece inguaia il Cardiff, sempre più terzultimo in fondo alla classifica della Premier League. Questa la sintesi dello scontro di Craven Cottage, dove gli ospiti collezionano occasioni da gol ma la vittoria va ai padroni di casa. Proprio il Fulham però costruisce la prima occasione da rete, con Etheridge che deve superarsi su Mitrovic. Poi Niasse e Hoilett provano a spaventare i Cottagers, che poco prima dell’intervallo fanno però le prove generali del gol con una conclusione di Babel salvata in extremis nei pressi della linea di porta. E proprio l’olandese, dopo un’occasione calciata alle stelle da Mitrovic in apertura di ripresa, segna il gol decisivo al 79′ sfruttando nel migliore dei modi un assist di Christie. Già in precedenza il Cardiff aveva tentato la via del gol (in particolare con Hoilett e Joe Bryan), ma nei minuti finali si riversa in avanti senza riuscire a trovare il guizzo che potrebbe raddrizzare una partita che invece termina senza punti e potrebbe pesare come un macigno.
Un punto pesantissimo per la corsa verso la salvezza: lo raccoglie il Brighton al termine di una partita non facile contro il Newcastle, che si porta in vantaggio nel primo tempo e conduce per quasi un’ora, prima del liberatorio pareggio dei padroni di casa a un quarto d’ora dal termine. La partita è molto chiusa e a sbloccarla è una bella azione dei Magpies: al 18′ è Rondon a trovare Ayoze Perez, che batte imparabilmente Ryan. A inizio ripresa sono sempre i bianconeri a provarci con più convinzione e il Brighton ci mette qualche minuto a riorganizzarsi. Così al 54′ Murray tenta la fortuna di testa, così come Duffy, poi è due volte il neo entrato March a sfiorare il pareggio. Che alla fine arriva, al 75′ grazie a Gross che di testa sfrutta la spizzata del compagno Murray. Lo stesso Murray con un’altra incornata manca il gol della vittoria a tempo scaduto, ma alla gente di Brighton va bene così: il terzultimo posto è lontano 4 punti e sorridere si può.
I primi venti minuti del match scorrono senza grosse emozioni con il City, obbligato a vincere per tornare in vetta alla classifica e superare il Liverpool (vittorioso venerdì sera per 5 a 0 contro il fanalino di coda Huddersfield), che cerca di fare la partita ma non riesce a creare occasioni da gol, complici anche i numerosi errori commessi dalla squadra di Guardiola in fase di impostazione e un Burnley ben posizionato in campo, capace di chiudere bene gli spazi e soprattutto le incursioni di Aguero. Al 22’ sono proprio i padroni di casa a farsi vedere dalle parti di Ederson: Walker scivola e perde palla a centrocampo, Hendrick serve Wood ma l’attaccante si fa anticipare dall’uscita bassa del portiere. Il City si rende per la prima volta pericoloso al 28’ con Bernardo Silva, che si fa largo nell’area avversaria ma il suo tiro è ben parato da Heaton. Alla mezz’ora i Citizens aumentano il ritmo e al 33’ è David Silva ad avere sui piedi il pallone del possibile vantaggio. La conclusione dello spagnolo, a pochi passi dalla porta, è però murata dalla difesa casalinga. Al 40’ acuto di Aguero: l’argentino raccoglie palla sulla trequarti, si gira, salta un avversario e fa partire un gran tiro dal limite che finisce di poco alto sulla traversa. Il primo tempo si chiude sullo 0-0, con Guardiola per niente soddisfatto della prestazione dei suoi. Seconda frazione di gioco che inizia subito con il City in attacco: al 47’ bolide di Aguero respinto da Heaton, mentre due minuti più tardi, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, l’arbitro non vede un netto fallo di mano in area di rigore da parte di Barnes. Al 52’, Bernardo Silva calcia di potenza dal limite dell’area piccola al termine di un’azione insistita, il portiere avversario respinge. I minuti successivi sono un vero e proprio assedio da parte della squadra di Guardiola, con il Burnley che non riesce a uscire dalla propria trequarti. Il vantaggio del City è ormai nell’aria e arriva puntuale al 63’, grazie al solito Aguero che di prepotenza calcia da pochi passi dalla porta: il pallone viene respinto da un difensore poco oltre la linea, l’arbitro aspetta il responso della goal line technology e assegna la rete. Dopo l’1-0, il City continua a dominare la partita e si rende più volte pericoloso. Al 75’ Gabriel Jesus, subentrato al posto di Sané, supera il diretto avversario con un gran controllo al volo, salta il portiere ma il suo tiro è respinto sulla linea da Mee. La partita scivola verso il novantesimo con gli ospiti in saldo controllo del risultato, seppur qualche brivido lo vivono durante i minuti di recupero, quando il Burnley cerca la clamorosa rete del pareggio ma Kompany è bravo a chiudere il filtrante di Barnes. Al triplice fischio finale, il Manchester City è di nuovo in vetta alla Premier League, a +1 sul Liverpool.
L’Arsenal prosegue il suo periodo nero e non solo manca l’aggancio (o il sorpasso) al Chelsea quarto in classifica, ma rimedia la terza sconfitta consecutiva complicando non poco il proprio cammino alla caccia di un posto in Champions League. E non è tutto, perché a Leicester i Gunners si fanno dominare e perdono senza alcuna attenuante, arrivando a 48 gol subiti in stagione e a tre partite di fila con tre gol al passivo (un record che resisteva dal 1967). Parte subito in controllo il Leicester, che fa girare bene palla e si rende anche pericoloso dalle parti di Leno: già al 7′ minuti Evans spaventa la retroguardia dell’Arsenal con un bel colpo di testa che non inganna il portiere ospite, poi è Tielemans a provarci dalla distanza arrivando però in controtempo sul pallone. Ancora più pericoloso è Maddison, con il destro sul primo palo che termina sul fondo di pochissimo. Il possesso palla dei primi 20 minuti dice 81% Leicester, così i Gunners provano a reagire in contropiede: al 23′ è Iwobi a proporsi sulla sinistra, sul suo cross arriva il destro al volo di controbalzo di Lacazette a dimostrare che gli ospiti sono ancora vivi. Soffrono maledettamente, però, come dimostrano la folata di Chilwell sulla sinistra (Maitland-Niles si fa sistematicamente saltare) e due grandi parate di Leno su Vardy e Ndidi. Al 31′ è poi ancora Vardy a trovarsi davanti al portiere tedesco su gran lancio di Albrighton, ma il suo pallonetto sorvola la traversa. Al 35′ l’Arsenal prova a reagire, con Aumabeyang che si distende in un contropiede concluso dal sinistro di Iwobi respinto di piede da Schmeichel, poi però perde per espulsione il disastroso Maitland-Niles (evitabile il suo pestone a Maddison) e ancora una volta Vardy impegna Leno.
Nel secondo tempo Emery getta nella mischia Koscielny al posto di Iwobi (per qualche minuto era stato costretto a giocare da terzino addirittura Mkhitaryan). La contromisura regge però per appena un quarto d’ora: al 59′ infatti Maddison dalla destra fa piovere in area un cross profondo su cui si avventa Tielemans, che manda a vuoto proprio Koscielny e incorna in porta il pallone del giusto vantaggio Leicester. E dopo un breve break dell’Arsenal (timide occasioni per Torreira e Aubameyang), le Foxes insistono: al 73′ Tielemans riceve palla da Barnes e libera uno spettacolare destro a giro che sfiora il palo, un minuto dopo Leno deve parare nel corso della stessa azione prima su Ricardo Pereira e poi su Barnes. Nel finale è il giovanissimo Nketiah (subentrato a Lacazette) a far sperare all’Arsenal di riprendere la partita, speranza che viene demolita da quanto avviene nei minuti finali. All’86’ arriva infatti il 2-0 di Vardy, che aiuta a capire le difficoltà dell’attuale Arsenal: il tutto parte da un rinvio dal fondo di Schmeichel che scavalca come due birilli Papastathopoulos e Koscielny, il numero 9 delle Foxes ha tutto il tempo di tentare il pallonetto, colpire la traversa e raccogliere il rimpallo appoggiando di testa il pallone nella porta sguarnita. E dopo un contropiede tre contro uno fallito da Barnes, arriva anche il 3-0 dello stesso Vardy, puntuale su un cross dalla destra di Pereira. E per l’Arsenal è davvero notte fonda.
Arsenal e Tottenham si sono fermate nella corsa verso la Champions League, United e Chelsea vogliono evitare di imitare Gunners e Spurs. Solskjaer deve uscire da un periodo complicato, Sarri invece è chiamato provare a conquistare i tifosi in questo finale di stagione arrivando tra le prime quattro, ma le cose a Old Trafford per l’ex allenatore del Napoli si complicano abbastanza presto. Lukaku è trovato alle spalle di Rudiger da un grande lancio di Shaw, buon controllo, ma poi il belga non trova il tempo per battere Kepa, ostacolato anche dal recupero del difensore ex Roma. Ancora Lukaku protagonista all’11’ quando lo United sblocca il punteggio: palla alzata da trequartista per la corsa di Shaw che rimette all’indietro sull’uscita di Kepa, Mata con il destro rende inutile la posizione di David Luiz sulla linea di porta nel tentativo di salvare all’ultimo. Solskjaer può così esultare e sorridere abbracciando Phil Neville in panchina. Chelsea costretto a venire in avanti con più convinzione, Manchester United che si sistema ordinato e compatto a difesa di De Gea e sfiora il pari con il colpo di testa di Bailly da angolo che finisce vicino al palo di Kepa. Al 43’, all’improvviso, i Blues pareggiano, ma devono ringraziare sentitamente De Gea. Rudiger calcia da molto lontano senza troppe idee, lo spagnolo sbaglia in maniera incredibile la tecnica della presa, Marcos Alonso ci crede e con un angolo difficile trova il palo interno e il fondo della rete con il tap in. Secondo tempo caratterizzato dagli infortuni. Rudiger e Bailly infatti sono costretti a uscire dal campo per due infortuni al ginocchio che per entrambi sembrano essere abbastanza gravi. Le due squadre aumentano i momenti in cui il confronto si sviluppa soprattutto in mezzo al campo e vicino all’area di rigore, ma nessuno riesce mai a concedere a Lukaku o Higuain palloni buoni da provare a finalizzare negli ultimi metri. Willian su punizione non spaventa De Gea, aumentano i falli e gli interventi anche duri, a risentirne sono le emozioni e le occasioni in grado di modificare la parità. Sarri deve cambiare anche Willian per problemi fisici dopo un’entrata molto al limite di Rojo che con il piede a martello prende in pieno la caviglia dell’ex Shakhtar Donetsk. Old Trafford prova a spingere lo United verso un successo che sarebbe fondamentale nella corsa al quarto posto e al 93’ Rojo va ad un passo da un gol pesantissimo, ma il suo colpo di testa è salvato sulla linea da Pedro. L’ultimissima occasione è per Higuain che per una volta al 97’ non è in fuorigioco e cerca di oltrepassare De Gea con un tocco sotto, lo spagnolo è bravo a restare in piedi e mettere in angolo. Il punto finale accontenta di più Sarri che rimane quarto con 68 punti, 3 in più del Manchester United che resta invece al sesto posto a quota 65. In mezzo l’Arsenal è quinto a 66.