29 Apr 2019In Rassegna stampa3 Minuti

La doppia anima del possesso palla: conta la sua qualità, non la quantità

IL MESSAGGERO – FERRETTI – Diceva il Barone. «Se la palla l’abbiamo noi, gli altri non possono segnare». Anticipava, Nils Liedholm, l’importanza del possesso palla anche se, ormai quasi quaranta anni fa, il dizionario del calcio era molto più semplice, più scarno, e il possesso palla non esisteva pur esistendo. Dunque, si è più forti se si tiene il pallone più a lungo degli avversari? Di certo, se il pallone l’abbiamo noi non possiamo mai subire gol. E non subendo gol, si hanno più probabilità di vincere le partite. Un calcolo matematico o giù di lì. In realtà, non sta scritto da nessuna parte che vantando una miglior percentuale si hanno più chance di vincere una partita. Questo perché non conta possedere il possesso della palla, ma come possederla. Ecco perché, spesso e volentieri, una squadra vince in scioltezza una partita senza avere un possesso superiore a quello degli avversari. In questi casi, quelli che parlano bene usano il termine possesso sterile, cioè una qualità che non ha portato a nulla.

 
IL PESO DELLE RIPARTENZE – Sabato all’Olimpico, la Roma ha strapazzato, malmenato il Cagliari (tre gol, due pali, una serie di grandi parate di Cragno e, di fatto, zero rischi) pur chiudendo la sfida con un possesso inferiore a quello dei sardi: 43,4% contro 56,6%. In sintesi, la squadra di Maran ha giocato di più il pallone, ma ha rimediato una grossa figuraccia. La Roma è stata più pratica: pochi fronzoli, tanta sostanza. I giallorossi hanno posseduto il pallone quando e dove era più conveniente farlo per raggiungere il proprio obiettivo. Ecco perché, sviluppando i temi legati al possesso palla, si è via via passati ad analizzare e ad interpretare altri dati: tipo possesso palla nella propria metà campo o in quella avversaria, le posizioni medie nei due tempi, le posizioni medie in possesso e anche in non possesso palla, il baricentro di squadra (lunghezza e larghezza media). Parlando di Roma-Cagliari, i giallorossi sono stati meno larghi e meno lunghi dei sardi in entrambi i tempi. In più, va sottolineata una cosa singolare: la Roma ha avuto 383 passaggi riusciti, il Cagliari addirittura 493 eppure il risultato non ammette discussioni. Forse per via delle 24 ripartenze romaniste contro le 9 del Cagliari. Della serie: voi tenete il pallone, noi ve lo freghiamo e andiamo in un amen a far gol.