14 Apr 2019In Rassegna stampa5 Minuti

Riecco Dzeko. La Roma è viva

LA GAZZETTA DELLO SPORT – ARCHETTI – Anche se non basta per raggiungere il quarto posto, il segnale di continuità mostrato dalla Roma indica il consolidamento della gestione Ranieri. La ritrovata affidabilità si impone anche su alcuni momenti di disagio, così il mondo scuro che si presentava dopo le sconfitte contro Spal e Napoli non è rimasto l’unico abitabile dai romanisti: da allora 7 punti in 3 gare, due successi di fila e senza subire gol (prima volta in stagione). Poi Dzeko: lui non segnava all’Olimpico in campionato da un anno, lo sapevano tutti nella capitale, anche il più disinteressato al calcio, se c’è. Insomma, tra acciacchi e discussioni, mercato e stadio nuovo, esiste anche un gruppo che può ancora giocarsi la posizione che cambia il sapore dell’annata.

I MOTIVI Esiste anche una squadra che accetta le modifiche e un allenatore che segue due strade: il campo gli fa capire quale sia sbagliata e lui rivolta sistemi e uomini. Perché il senso di questa partita è che la Roma del secondo tempo batte sia quella del primo, sia l’Udinese. I bianconeri sono più belli per quasi un’ora, ma insieme all’occasione migliore, che si spegne sul palo (De Maio), sparisce anche la squadra. Non regge ai cambiamenti romanisti, non ha più forza per il contropiede e il gioco basso, causa anche il diluvio che inonda il prato. Prendere il dato dei corner per capire le differenze: nessuno per la Roma nella prima parte, sette alla fine. Significa maggior pressione, avvicinamento alla porta e affanno altrui. La Roma poi ha segnato 21 volte da calcio piazzato; anche adesso ci va vicino e dopo due corner di fila arriva l’azione del gol. Più che la tattica, conta la bellezza: perché Samir sbaglia il movimento in avanti, però l’assist, con un ricciolo di esterno destro di El Shaarawy per Dzeko, è un pezzo d’arte. E i litigi tra i due forse sono dimenticati.

DOPPIA ROMA Claudio Ranieri, quello per cui «Dzeko e Schick devono giocare insieme», stavolta parte con il 4-4-2 dopo il 4-2-3-1 di Genova, dove però fu una felice intuizione nella ripresa, proprio le due punte insieme, a far segnare la Roma. Qui è il contrario, perché Schick e Dzeko non s’intendono mai, sono privi di cattiveria quando hanno mezza palla giocabile. Le linee spesso sono lontane (4-2-4) e la Roma ha alcuni spunti soltanto quando qualcuno davanti si degna di tornare e aprire spazi e gioco. Perché l’altro problema è che non ci sono esterni bassi di ruolo, causa infortuni e squalifiche: partono Juan Jesus e Marcano; il primo non spinge perché non è cosa sua, il secondo migliora con il tempo, ma l’Udinese non si spaventa, lascia fare e non chiude ai lati guadagnando spessore in mezzo. Nel secondo tempo invece dentro Florenzi per Jesus e Pellegrini per Schick (4-2-3-1). Marcano non viene più sollecitato, l’azione scorre a destra ed è più fluida sulla trequarti. Nascono le occasioni, l’Udinese arretra, la Roma prevale.

UN’ORA DI UDINESE Per Tudor prima sconfitta dopo 7 punti in 3 partite. Ha la giustificazione di 7 assenze; però all’inizio dei due tempi si fa rincorrere dalla Roma con la costruzione profonda per Lasagna, gli agguati rapidi e verticali di De Paul e D’Alessandro a sinistra, la tenuta della difesa, Samir escluso. Ma dopo il palo, l’Udinese si accorge di non avere più speranze perché la Roma è diversa, n uova e orientata al successo.