LA GAZZETTA DELLO SPORT – CECCHINI – Confronti. Nella «Spoon River» delle grandi speranze della Roma a stelle e strisce non colpisce tanto il dato del turnover ai vertici che in soli otto anni si è consumato, ma quanto le novità offerte dal presente. Mai, da quando si è strutturato ai vertici – diciamo dal 2013-14 – il club si è trovato nella necessità di cambiare contemporaneamente l’allenatore, il direttore sportivo e circa metà della rosa della squadra, senza al momento sapere su che budget poter contare, visto che la forbice tra Champions League il nulla è enorme. Con queste premesse, quasi pare una sorta di zampariniana archeologia sentimentale raccontare che, dal 2011 ad oggi, la Roma ha cambiato 2 presidenti (DiBenedetto e Pallotta), 2 vicepresidenti (Tacopina e Baldissoni), 2 Ceo (Zanzi e Fienga), 2 direttori generali (Baldini e Baldissoni), 2 amministratori delegati (Fenucci e Gandini), 5 direttori commerciali (Winterling, Barrow, Colette, Danovaro e Calvo), 3 direttori sportivi (Sabatini, Massara e Monchi) e 7 allenatori (Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti, Di Francesco e Ranieri. Tutto vero, ma il futuro conta di più, ed è per questo che – dopo il tracollo col Napoli – ha fatto rumore la volontà di Totti di accrescere il proprio ruolo nel club.
TRE PUNTI «Più spazio? Vediamo cosa succederà nel futuro, ne parlano tutti – ha detto a Sky –. Se dovessi prendere posizione io, qualcosa cambierò. Ora non è il momento di parlarne, ma ne ho già discusso con chi di dovere». L’ultimo viaggio in Qatar coi dirigenti, ad esempio, potrebbe essere stato il momento giusto. Ma che cosa vorrebbe fare Totti nella Roma, magari da direttore tecnico, se non da vice presidente? Tre cose su tutti: parlare chiaro ai tifosi (basta con la retorica del «diventeremo tra i primi al mondo»), accorciare la catena decisionale (e quindi diminuire l’influenza di Baldini nel club, mentre con Zecca invece il rapporto viene definito ottimo) e acquistare giocatori già pronti e non solo prospetti (per vincere nell’immediato). Come si può immaginare, sono condizioni difficili da ottenere, perché Pallotta non vuole limitare il suo consigliere più fidato – il cui rapporto col tempo ha logorato anche la posizione di Sabatini e Monchi – e poi perché, in una società che fa delle plusvalenze un cardine, è impossibile prescindere dalla caccia al talento e dal «trading». C’è chi dice che Totti, se fosse limitato, potrebbe persino lasciare la Roma, magari accettando ricche proposte dal Qatar per fare l’uomo immagine del Mondiale 2022, però sembra difficile, anche se il sogno in futuro di occuparsi della Roma con l’amico Giovanni Malagò, attuale presidente del Coni, è un «must» di molte conversazioni nei salotti bene. L’ex capitano ha un ottimo rapporto col nuovo ceo, Fienga, che vuole dargli sempre più spazio, anche se nell’ambito di una crescita manageriale tutta da conquistare. In poche parole, non basta saper scorgere le potenzialità di un calciatore per poter fare il dirigente a tutto tondo, ma occorre anche uno studio di determinate materie. E su quel fronte, dicono a Trigoria, Totti deve crescere sen vuole essere chiuso nel ruolo di dirigente bandiera.
campos, Jardim, & Co. Nel giro di 3-4 settimane, comunque, molto dovrebbe essere più chiaro, a partire dalla classifica. A Trigoria tanti sono in attesa di una ricollocazione, e se Bruno Conti rinnoverà di certo il contratto, potrebbero avere altri ruoli Tarantino, Balzaretti e De Sanctis. Ma la prima scelta sarà il d.s., con Massara sempre assai stimato e che può lavorare in tandem con quel Campos del Lilla (ma piace più fuori che dentro Trigoria), che potrebbe operare anche non necessariamente a Roma, a differenza invece di Petrachi, che resta candidatura forte. Una cosa però filtra forte e chiara: non ci sarà mai più un plenipotenziario in stile Sabatini o Monchi, ma la gestione sarà collegiale, anche nella scelta dell’allenatore, anche se ogni d.s. porterebbe un profilo diverso. Conte è il sogno dei tifosi, ma al momento è difficile anche Sarri, mentre è da approfondire il discorso con Gasperini e Giampaolo, così come con Jardim del Monaco. A proposito, nell’ambito di una «baschizzazione» della Roma, c’è anche chi sogna Totti plenipotenziario e De Rossi Jr. allenatore, ma crediamo che Pallotta abbia altre idee.