La Raggi non cita lo stadio ma dice: “Si va avanti”
GAZZETTA DELLO SPORT – PICCIONI – Non ha parlato dello stadio della Roma, Virginia Raggi. In una giornata da corrida nell’aula Giulio Cesare, con le opposizioni scatenate nel chiedere le sue dimissioni e la seduta ripetutamente sospesa, la Sindaca ha preferito tenere da parte Tor di Valle. Anche se in quel «noi vogliamo andare avanti e lo faremo come sempre a testa alta, abbiamo gli anticorpi per resistere a questi attacchi e lo abbiamo dimostrato», le parole con cui ha introdotto il dibattito in Campidoglio, c’è probabilmente anche il progetto stadio. Su cui, dopo l’inchiesta «congiunzione astrale» con l’arresto del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, sono in corso le «verifiche», la cosiddetta due diligence, per scongiurare il pericolo che alcuni atti amministrativi possano risultare inquinati.
DA UN’ALTRA PARTE A tornare alla carica sul no a Tor di Valle sono stati invece Cristina Grancio e Stefano Fassina, i due consiglieri che hanno firmato una proposta di delibera per «l’annullamento dell’interesse pubblico». Per ora il documento si trova all’attenzione dei Municipi, ma alla fine del prossimo mese potrebbe arrivare in Aula. «Secondo noi prima della variante urbanistica». I due precisano che nella proposta, al secondo punto c’è l’invito ad individuare un’altra area per la costruzione della stadio giallorosso. «E nel dibattito porteremo anche degli amministrativisti super partes – dice Fassina – per dimostrare che non c’è alcun rischio di risarcimento». Ma è chiaro che uno stop a Tor di Valle significherebbe rifare se non tutto, molto da capo. «Tre anni? Se le cose si fanno bene molto meno», dice la Grancio, che proprio sullo stadio ha rotto con i 5 Stelle. 5 Stelle che il capogruppo Gianluca Pacetti assicura «compatti». Anche se si moltiplicano le voci sulla consistenza della fronda dei dubbiosi pentastellati sul fronte stadio.
NIENTE FIRMA Intanto, l’inchiesta dei pm prosegue. L’avvocato Camillo Mezzacapo, finito in carcere con l’inchiesta «Congiunzione astrale», cerca di smontare le accuse: «De Vito tagliava solo nastri, non aveva potere. E Parnasi l’ho visto solo tre volte in vita mia». Mentre è stato revocato l’obbligo di firma per il consigliere regionale Michele Civita, coinvolto nella prima inchiesta, l’operazione «Rinascimento». Per i pm aveva chiesto una raccomandazione per il figlio a Parnasi. Che aveva però precisato ai pm: «Civita ha fatto sempre gli interessi dell’amministrazione e l’episodio è avvenuto quando la conferenza dei servizi era stata già chiusa».