Attacco M5S, stadio in bilico ma Pallotta: «Lavori nel 2019»
GAZZETTA DELLO SPORT – CATAPANO – Con sincera inconsapevolezza, la Raggi e la Roma volano nello stesso posto, nelle stesse ore, per missioni non dissimili – la sindaca per rafforzare gli scambi culturali della città, il club per incontrare i propri partner –, generando una ridda di voci, alcune surreali – vuoi vedere che sono andati fino in Qatar per fare il punto sullo stadio? –, che comunque ad un certo punto della giornata costringe il Campidoglio a diramare una nota ufficiale, in cui si precisa che «la Sindaca incontra i referenti del progetto dello stadio a Tor di Valle esclusivamente nelle sedi istituzionali, proprio per evitare qualsiasi tipo di interpretazione».
LA GUERRA Il guaio, per la tenuta della giunta Raggi e, conseguentemente, per il destino del progetto, è il fuoco amico che ha acceso la nuova inchiesta penale sullo stadio, alimentato dal vento di mal di pancia sempre più acuti, vuoi per gli sviluppi dell’inchiesta penale – le ultime intercettazioni imbarazzano ulteriormente Daniele Frongia –, vuoi per il calo vertiginoso di popolarità che l’azione di governo, a Roma e nel Paese, sta portando ai Cinque stelle. Un crollo verticale che rischia di trascinare con sé le ambizioni dei Romanisti, che James Pallotta ieri ha provato comunque a rinverdire. «Vogliamo iniziare i lavori entro il 2019 e dare alla Roma lo stadio che merita», ha detto il patron rispondendo agli ascoltatori di Teleradiostereo. Un orizzonte dai contorni di nuovo sfumati. «I tifosi vogliono lo stadio per loro e per stare più vicino alla squadra», ha aggiunto Pallotta. Ambizione più che legittima, che l’incertezza politica generata dalla seconda ondata dell’inchiesta rischia di svilire o quantomeno ulteriormente ritardare. Ieri, mentre la città annaspava come ogni giorno nei suoi deliri – rifiuti in fiamme, stazioni della metro chiuse, aggressioni nei quartieri bene – e la sindaca volava in Qatar, apostrofata anche dal ministro dell’Interno Matteo Salvini – «I Romani meritano una città migliore» –, il progetto Tor di Valle tornava ufficialmente terreno di scontro politico, stavolta tutto interno al Movimento. Inequivocabile Roberta Lombardi, intervistata da Repubblica. «La Raggi non può continuare come se nulla fosse – ha detto la capogruppo M5S alla Regione Lazio –, sullo stadio il Consiglio comunale dovrebbe annullare in autotutela la delibera, perché, come ha detto la Procura, è possibile ci sia stato un vizio nell’individuazione dell’interesse pubblico». Allusione grave, fino a ieri rimasta sottotraccia, come l’eventualità che il costruttore Parnasi, pur sotto processo, incassi una ricca plusvalenza a conclusione dell’iter amministrativo. «Si può lavorare con l’As Roma per individuare un nuovo sito – ha spiegato la Lombardi –. Sarebbe un danno per Parnasi che invece alla firma della convenzione tra Eurnova e Comune realizzerebbe una plusvalenza di 80 milioni di euro». Parole rilanciate da un tweet della collega di partito Carla Ruocco, presidente della Commissione Finanze della Camera. «#StopstadioRoma. La politica difenda i cittadini. Il parere del Politecnico dipinge scenari catastrofici: arresti per corruzione, interesse pubblico forse viziato, viabilità paralizzata. Una domanda alla Giunta capitolina: chi ci guadagna da tutto ciò?! #azzeriamo #ripartiamo».
LA PROPOSTA Azzerare non si può, non per la Roma, che a dispetto delle teorie amministrativiste continua a ritenere il via libera a costruire il nuovo stadio a Tor di Valle un «diritto acquisito», per cui ha investito già poco meno di 80 milioni. Ed è improbabile che a Trigoria sposino il nuovo invito del sindaco di Fiumicino Esterino Montino. «Facciamolo qui, abbiamo duecento ettari edificabili».