De Vito in manette. La Raggi vide il suo socio, ma lo scartó
IL FATTO QUOTIDIANO – PACELLI – Nell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito non era solo il presidente, ma era anche “l’interlocutore privilegiato di numerosi imprenditori“. Per questo lui – primo politico del M5S arrestato – ieri è finito in carcere con l’accusa di aver messo la propria funzione pubblica “al servizio del privato al fine di realizzare il proprio arricchimento personale“. Era questa la “filosofia che dirige l’azione del pubblico ufficiale e del suo compartecipe“, ossia Camillo Mezzacapo, anch’egli Capitale Sociale Spa. Si tratta di un avvocato che circa un anno fa ha pure incontrato Virginia Raggi, nell’ambito di una selezione del cda di una società del Campidoglio, Capitale Sociale Spa. Ma la sindaca lo scartò. De Vito e Mezzacapo sono accusati di corruzione dai pm romani Paolo Ielo, Barbara Zuin e Luigia Spinelli. Secondo il giudice Maria Paola Tomaselli che ieri ha emesso l’ordinanza (anche nei confronti di altre due persone finite ai domiciliari) il loro era un “vero e proprio format replicabile in un numero indeterminato di casi” che funzionava anche grazie a una “congiunzione astrale“, per dirla con le parole di Mezzacapo, con i 5 Stelle sia al governo che al Campidoglio. “E tipo l’allineamento con la cometa di Halley. – dice Mezzacapo a De Vito il 4 febbraio scorso – (…) È difficile (..) che si riverifichi così. E allora noi Marcè dobbiamo sfruttarla sta cosa (..) Ci rimangono due anni“. È un’intercettazione che per il gip rappresenta il “manifesto programmatico della loro collaudata collaborazione“.
IL “FORMAT” – De Vito-Mezzacapo non si era fermato neanche dopo l’arresto a giugno scorso (poi revocato) di Luca Parnasi, l’imprenditore accusato di essere a capo di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione. Secondo le accuse, Parnasi strizzava l’occhio ai 5 Stelle, prima con Luca Lanzalone, ritenuto il referente in Campidoglio per gli affari dello stadio. E ora si scopre pure con De Vito. Ma il presidente ora sospeso dell’assemblea capitolina ha intessuto, secondo i pm, rapporti illeciti anche con altri gruppi imprenditoriali: quello facente capo a Claudio e Pierluigi Toti, e quello di Giuseppe Statuto, tutti indagati per traffico di influenze. Nel caso di Parnasi al centro della vicenda c’è invece l’iter amministrativo del nuovo stadio della Roma e “l’approvazione di una delibera in consiglio comunale per la realizzazione nella zona della ex Fiera di Roma di un campo di basket e di un polo per la musica superando le limitazioni poste dalla delibera dell’ex assessore Berdini che aveva l imitato la realizzazione delle cubature in quella zona a 44 mila metri cubi”. È Parnasi quindi che ai pm ammette di aver dato incarichi legali (pergli investigatori 95 mila euro) allo studio di Mezzacapo – tramite un’altra avvocatessa – sia “per non scontentare De Vito”, sia “perchè lo studio Mezzacapo era qualificato e vicino al MSS”. Nel caso di Toti, Mazzacapo e De Vito, invece, nell’ambito dell’iter amministrativo relativo al progetto di riqualificazione degli ex mercati generali, secondo le accuse, si facevano “indebitamente promettere e quindi dare (…) 110 mila euro” sotto forma di incarico professionale allo studio legale Mezzacapo. Per l’imprenditore Statuto e l’iter per il rilascio del permesso di costruire di un edificio nell’area dell’ex stazione di Trastevere si parla di un incarico di poco più di 24 mila euro. Una parte del denaro allo studio legale veniva poi trasferiti alla Mdl srl, “società di fatto riconducibile a Mezzacapo e De Vito”, la “cassaforte”, nella quale confluiscono i soldi “in attesa della loro distribuzione rinviata alla scadenza del mandato” di De Vito. E lo dice lui stesso a Mezzacapo: “Ma distruibuiamoceli questi”. E l’amico lo invita alla calma: “Ma adesso non mi far toccare niente, lasciali lì… (..) quando tu fmisci il mandato…”. In un caso dai conti di Mezzacapo partono bonifici direttamente per De Vito: uno di 8.550 euro a settembre de1 2017, un altro di 4.275 euro a marzo 2018.
MEZZACAPO tempo fa ha incontrato la Raggi. Lo racconta lui stesso il 5 marzo 2018 a Parnasi. L’avvocato dice: “Io ci sono andato a parlare due settimane fa con lei (La Raggi, ndr). Mi ha fatto un lungo eloquio di un’ora e mi ha detto che adesso dopo le elezioni loro devono nominare il Cda di una società praticamente l’unica società strumentale della città metropolitana. E quindi mi ha detto che forse c’è questa possibilità della presidenza. (..) Se per caso fanno un gruppetto di nomine potrebbe anche (..), al di là di tutto però sarebbe importante”. Secondo quanto ricostruito dal Fatto Mazzacapo ha incontrato la sindaca nell’ambito di una selezione peri futuri membri del cda della società unipersonale della Città Metropolitana di Roma Capitale, Capitale Lavoro Spa. “Ha partecipato a una call pubblica come decine di candidati”, spiegano fonti del Campidoglio, ma “la sindaca lo bocciò”.