IL MESSAGGERO – TRANI – Ranieri, ritornato a Trigoria dopo 8 anni, conosce bene il suo compito da qui al traguardo che non è poi lontano (26 maggio): motivare, aggiustare e normalizzare. E con lo stesso obiettivo chiesto da Pallotta a Di Francesco: deve piazzarsi almeno al 4° posto. La Roma non ha altro a cui pensare fino alla conclusione della stagione. Rimangono 11 tappe (e 33 punti) per tentare la rimonta: l’Inter quarta e il Milan terzo sono avanti rispettivamente di 3 e 4 punti (domenica c’è il derby, i giallorossi giocano invece sabato a Ferrara contro la Spal). Corsa Champions, dunque, ancora aperta. Parallelamente, però, al lavoro del nuovo allenatore, diventa altrettanto decisivo quello della società. In particolare del management che vive accanto alla squadra. Sono i professionisti scelti dalla proprietà Usa per la sfera tecnica: il ceo Fienga, il ds Massara (promosso dopo l’addio di Monchi) e Totti che, pur senza avere alcuna carica nell’organigramma del club, è ultimamente più coinvolto nella programmazione.
FASE CRUCIALE – Il presente, insomma, non è solo il campionato, con il piazzamento da (ri)conquistare. In contemporanea si giocano anche altre partite. Fuori del campo, ma comunque impegnative. Sono le trattative per assicurarsi i rinforzi per la prossima stagione. Il mercato è adesso. Bisogna intervenire subito per non farsi poi prendere dalla fretta e per il collo nelle negoziazioni se le stesse vengono posticipate. Ranieri, battezzato traghettatore, si farà da parte a fine torneo. Andrà scelto l’erede. Chissà se toccherà a Massara indicarlo: il nuovo ds ancora non sa se il suo incarico è definitivo o a tempo. Baldini, da Città del Capo o da Londra fa lo stesso, si confermerà di suggeritore di Pallotta. Ma Fienga, in sintonia con Totti (e con Conti), vuole quantomeno essere interpellato, vivendo la realtà della Capitale, quando sarà il momento di decidere chi mettere in panchina. Sarri è il tecnico che dovrebbe/potrebbe mettere d’accordo ogni collaboratore del presidente. Non è sicuro, però, che lasci il Chelsea. Ecco perché non è l’unico candidato.
RICOSTRUZIONE RADICALE – Di profili, da tempo, ne stanno studiando diversi. In Italia più che all’estero. Ma se si prende tempo per l’allenatore, urgente e inderogabile diventa la ricostruzione della rosa. Non da migliorare, ma da riqualificata. Semplicemente da rifare. E non per ridurre il gap in serie A con la Juve (distacco attuale: 28 punti), quanto per tornare a competere. Qualche giocatore finirà sotto esame nelle prossime 11 giornate. I ruoli scoperti, però, sono chiari. Largo a nuovi titolari e non ad altre comparse. Almeno 6: portiere, terzini destro e sinistro, centrale difensivo, regista e centravanti. Giovani e magari italiani come Cragno, Mancini, Izzo, Barella, Tonali, Sensi, Locatelli e Belotti sono già nell’elenco. La Roma, dunque, deve rifondare completamente la difesa. Ha, invece, qualche certezza in più a centrocampo per l’affidabilità di Pellegrini, Cristante e Zaniolo. In parte pure in attacco: El Shaarawy è la garanzia, Kluivert e Schick danno segnali di ripresa. Ma in ogni reparto c’è qualche problema da prendere di petto: la clausola (bassa) di Manolas, la conferma (in bilico) di Nzonzi, il rinnovo (incerto) di Dzeko e la cessione (probabile) di Under. L’ ingaggio di Zaniolo andrà rivisto. Ma la priorità, a prescindere dal nuovo tecnico e dal piazzamento finale, sono quei 6 acquisti. Imprescindibili.