La Roma di Claudio san saba e parioli e poi testaccio questa è casa sua
GAZZETTA – STOPPINI – «Bella, Clà». Che poi a Roma vale un saluto, funziona così pure con chi non ti conosce ma dopo cinque minuti ti tratta come fossi il suo migliore amico. Bella, Clà. Bentornato. Le radici non le tiri mica via, si muovono lì sotto. Hai voglia ad annaffiarle con un po’ di spagnolo, di greco, di inglese, di francese. Clà è Ranieri, allenatore della Roma, sempre e per sempre con la bandieretta in mano . Clà non s’è ingrigito sotto il cielo londinese. Clà resta quello di San Saba. Del cinema ai Parioli. Del bar del Fico. Del barbiere in Prati. Del ristorante in via dei Giubbonari, un alito da Campo de’ Fiori. Dategli retta, quando dice che «questa è la città più bella del mondo, anche se noi romani a volte ce ne dimentichiamo».
IERI… Chi non dimentica è Testaccio, se provi a fare un giro in queste ore non c’è altro nome all’infuori di Clà. Lì Ranieri ha conosciuto il mondo del lavoro. Metà anni Sessanta, il nostro andava in giro in bicicletta a consegnare la carne che il papà Mario aveva preparato nella macelleria di piazza Testaccio, angolo via Luca della Robbia. Eccola qui, l’origine del soprannome «Er fettina». Salite e discese, la vita è così. Papà Mario era un «bancarolo», cioè lavorava dietro al banco della macelleria Giorgetti, un nome: il proprietario era il suocero di Tonino Fusco, uno dei giocatori della mitica Roma di Testaccio. Poi Mario Ranieri decise di mettersi in proprio. Fino a 16 anni fa, quando al posto della macelleria comparve una pescheria. Ranieri è nato in via della Piramide Cestia. È cresciuto al di qua di Testaccio, ai piedi dell’Aventino: una palazzina rossa, anni Cinquanta, all’inizio di viale Giotto. Da lì all’oratorio di San Saba è un attimo, lì Claudio ogni tanto mollava la bicicletta e le consegne per tirare calci al pallone.
…E OGGI Oggi Ranieri fa correre gli altri, dietro al pallone. La casa di oggi è una palazzina gialla e rossa – eh, i segnali… – di viale Bruno Buozzi, nel cuore dei Parioli. Da lassù, raccontano, si controlla tutta Roma, e sì che per controllare bene l’hanno richiamato da queste parti. Dall’attico al quinto piano, per lo scudetto del 2001, la figlia Claudia tirò fuori un bandierone che sventolò per un anno intero. Venti metri più in là, via Schiaparelli, il garage custodisce gelosamente le sue auto e una moto d’epoca, una Gilera. Pochi passi ed ecco il Gepy bar, dove il nostro spesso passa a prendere il caffé. Parioli è il quartiere della residenza. Dei cinema. Ma per passeggiare, Claudio ama il centro storico. Ama piazza del Fico, dove la moglie Rosanna ha un negozio di modernariato. L’Isola Tiberina è la cartolina di Roma che preferisce. Non toccategli Roscioli, il ristorante di via dei Giubbonari: i proprietari, lazialissimi, erano in campo con lui a festeggiare il titolo della Premier a Leicester, nel 2016. La tavola è un cult: Da Francesco in piazza del Fico, l’Osteria der Belli a Trastevere, oppure Pipero al Rex. Una serata stellata? La Pergola, da Heinz Beck. Una puntata fuori porta? Tutti all’Isola del Pescatore a Santa Severa, magari con il nipotino Orlando, quattro anni e tanta voglia di nonno Clà. Che di sicuro prima o dopo lo porterà a tagliarsi i capelli. Franco, via Belli, quartiere Prati, è un amico da 30 anni: «Per lui, quando allenava all’estero, tenevo aperto il lunedì. Ora non ci sarà più bisogno. E pensare che ai tempi del Napoli andavo lì io da lui». Adesso è tutto più facile. Complicato è altro. Rimettere in piedi questa Roma, per esempio. Bella, Clà. Buona fortuna.