7 Feb 2019In Rassegna stampa6 Minuti

Sanabria: “Grazie al Genoa non rimpiango né Totti né Messi”

GAZZETTA DELLO SPORT – GRIMALDI – Un canterano rimane tale per sempre. E se poi nella vita, dopo esserti allenato con Messi alla Masia, hai giocato pure con Totti, incassando i suoi complimenti, il tuo futuro non potrà mai essere normale. Antonio Sanabria, Tonny per amici e tifosi, è questo e molte altre cose ancora. Altra dote (rara) è quella di non avere mai segnato gol normali. Ha fatto centro al debutto nel Genoa con il primo pallone toccato a Empoli, nell’ottobre scorso aveva castigato il Milan a San Siro in Europa League con il Betis e un anno prima (settembre 2017), ha fatto piangere il Bernabeu segnando il gol-vittoria sul Real (93’), nel match che interruppe la striscia di 73 gare in cui i blancos erano sempre andati in gol. Nello stesso anno ha affondato la Colombia con il Paraguay al 94’ («il mio gol più importante») nelle qualificazioni al Mondiale.

Adesso è qui, due presenze e due gol nel Genoa, per nulla intimorito dall’eredità pesante di un certo Krzysztof Piatek.

«Sono contento di essere arrivato qui. I compagni mi hanno subito fatto sentire uno di loro, aiutandomi in campo e fuori. Anche Prandelli è stato importante. Al Betis giocavo e segnavo, avevo un buon rapporto con tutti, ma l’ambiente non era più ideale. Quando c’è stata la possibilità di tornare in Italia, ho detto subito sì. Ora, poi, rispetto a quattro anni fa, capisco e parlo l’italiano. E poi il Genoa ha avuto molti attaccanti sudamericani, come Milito e Palacio. Anche questo mi ha spinto a venire qui, anche se non ho rimpianti. Nella vita le cose accadono perché il destino vuole che sia così».

Che importanza ha avuto la Cantera per lei?

«Il Barcellona mi ha fatto crescere come persona e come calciatore, sono stato lì dai tredici ai diciassette anni, la mia famiglia abita a Barcellona».

Perché nel 2014 e nel 2015 non aveva funzionato la sua prima esperienza italiana fra Sassuolo e Roma?

«Ero timido, non conoscevo la lingua, adesso mi sento pronto e maturo per questa nuova tappa. Non avevo la testa giusta, l’esordio nel Sassuolo non andò bene. Colpa mia, mi mancava l’esperienza, avevo giocato solo dieci partite nel Barcellona B. Ora spero di dare una mano al Genoa. Totti? Un bravo ragazzo. Aveva trentasette anni quando ero nella Roma, eppure in partitella lo vedevo e pensavo: “Quanto è forte…”».

Il più grande di tutti?

«Messi. Impressionante, il numero uno al mondo. Vinceva davvero le partite da solo».

Una figura fondamentale nella sua vita?

«Mia nonna Brigida. Mi è sempre stata vicina. se sono arrivato qui lo devo a lei. Aveva sempre pensato che sarei arrivato in alto con il calcio. Ovunque si trovi oggi, sono sicuro che sarà orgogliosa di me e mi starà guardando. Ho il suo nome tatuato sul collo».

L’idolo da bambino?

«Ronaldo. Non l’ho visto giocare molto, perché in Paraguay non avevamo la tv per vedere la Liga o la Serie A, ma su Youtube mi ha impressionato».

Josep Pascual, suo tecnico al Bianca Subur ha detto: «Sanabria può arrivare dove vuole, deve solo essere consapevole del suo reale valore».

«Ha ragione. Se non hai la testa giusta, non esplodi nel calcio. Ho lasciato il Betis perché stavo bene con compagni e allenatore, ma l’ambiente non mi aiutava, avevo bisogno di uscire e di provare una nuova esperienza».

Lei ha tre fratelli e una sorella e non è l’unico calciatore…

«Mio fratello Joel, di due anni più giovane, gioca in Segunda Division B in Spagna: anche lui attaccante, ma più cattivo e meno tecnico. Sarebbe bello un giorno giocare insieme».

Le potenzialità del Genoa?

«Elevate. È una squadra compatta e unita, ma ora l’importante è raggiungere l’obiettivo finale della salvezza».

Dove pensa di dover ancora crescere?

«Mi mancano un po’ di grinta e cattiveria, oltre che la continuità. Gli infortuni mi hanno un po’ penalizzato, sono stato fuori a lungo per il menisco. Mi serve sentire la fiducia: se succede, la palla va dentro».

Domenica sfiderà il suo connazionale Santander?

«Il Bologna ha vinto una gara difficile a San Siro, sono contento per lui, spero che continui a fare bene. Ma da lunedì».