FRANCE FOOTBALL FELICI – L’ex parigino, il più costoso acquisto della Roma della scorsa estate, non è riuscito ad imporsi. Difficoltà tattiche, concorrenza, infortuni e la mancanza di carattere spiegano questo clamoroso fallimento. Al servizio di comunicazione della Roma, nessuno vuole mettere Javier Pastore in difficoltà. Quindi, si evita di farlo passare dalle parti della sala conferenze di Trigoria, sede e centro di allenamento giallorosso, dove si troverebbe ad affrontare le critiche di una stampa romana che giudica in maniera critica i suoi primi sei mesi nella città eterna. Le uniche dichiarazioni ufficiali sull’ex giocatore di Paris-SG provengono da Monchi, il direttore sportivo di Roma. “Occorre essere pazienti, il talento di Javier Pastore è indiscutibile e ha ancora tutto il tempo per dimostrarlo”, spiega il dirigente che si è fatto conoscere all’FC Sevilla prima di sbarcare in Italia nell’aprile 2017. Sì lo stesso Monchi che alla fine di giugno 2018, era convinto che l’esperienza ad alti livelli di Pastore avrebbe permesso alla Roma di rimanere ai vertici in Europa, sulla scia della spettacolare semifinale contro il Liverpool in Champions (2-5, 4-2). Agli occhi dei dirigenti della Lupa, “el Flaco” era il giocatore che avrebbe dovuto portare un vantaggio in termini di tecnica e creatività a centrocampo. Erano così convinti che James Pallotta, il presidente americano della Roma, aveva dato il via libera ad un’operazione molto onerosa: 24,7 milioni di euro al PSG per il trasferimento e 4,5 milioni di euro di stipendio annuo per l’argentino fino al giugno del 2023! Per non andare oltre i principi di equilibrio di bilancio fissati dal fair play finanziario, Monchi non ha esitato a sacrificare Radja Nainggolan idolo dei tifosi romani, venduto per 38 milioni di euro all’Inter. E Javier Pastore non ha esitato a proclamare: “Ho lasciato il PSG perché volevo mettermi alla prova, giocare con continuità. La Roma mi dà l’opportunità di diventare di nuovo il “Flaco” che gli italiani conoscevano a Palermo, il mio primo club in Europa”.
DUE COLPI DI TACCO POI PIU’ NULLA – Monchi, che l’ha fortemente voluto, ha chiesto ai media di lasciare un po’ di tempo a Pastore. In effetti sarebbe meglio spostare più in là il giudizio, dato che il bilancio di questa prima parte della stagione suona come un fallimento per il ragazzo di Cordoba. Eppure l’inizio non sembrava male. Schierato titolare da Eusebio Di Francesco dalla prima giornata di campionato, l’argentino ha sfoggiato qualche lampo di classe, tra cui due gol stupendi di tacco contro l’Atalanta, il 27 agosto 2018, all’Olimpico (3-3), e contro il Frosinone, 26 settembre (4-0), sempre in casa. Tuttavia, non ritroverà più la via del gol fino alla pausa invernale. Peggio ancora, sarà ostacolato da tutta una serie di piccoli guai fisici, specialmente un infortunio al polpaccio che lo metterà fuori gioco per diverse settimane. Lo stesso infortunio che si portava dietro al PSG. Alla fine di dicembre, el Flaco non aveva all’attivo che dieci partite di Serie A su diciotto, di cui una sola intera (contro l’Atalanta) e solo cinque da titolare. Oltre ad una sfortunata gara di Champions, l’ultima della fase a gironi, persa per 2-1 a Plzen. In tutto appena 485 minuti di gioco.
NON E’ IL NUOVO TOTTI – Davvero poco per un elemento che doveva aiutare la Roma a lottare per lo Scudetto in Italia e sfidare apertamente il Real Madrid in Europa. Inserite nello stesso gruppo, le Merengue si sono imposte sia al Bernabeu che all’Olimpico (3-0, 0-2). “Pastore non mi sembra davvero integrato nei meccanismi di Roma – dice Giuseppe Giannini, ex capitano giallorosso e regista della Nazionale -. Lui mi dà l’impressione di essere assente, sconnesso. Si aspettava certamente di avere un impatto diverso e sembra aver perso fiducia. Ma ha tutte le qualità per alzare la testa”. “Questo è tutto ciò che possiamo augurargli – considera da parte sua Vincent Candela, ex-laterale della Roma -. Quando il club l’ha acquistato, ho giudicato positivamente l’operazione. Pastore è un giocatore molto tecnico, che probabilmente non è veloce ma è in grado di pensare alla giocata da fare in una frazione di secondo. Il tipo che può far vibrare il pubblico. Sfortunatamente, questo Pastore, i romanisti lo stanno ancora aspettando! Il problema per lui è che ha lasciato un club, il PSG, dove,all’inizio della stagione, sai che vincerai il campionato e andrai molto lontano nelle Coppe, per una Roma dove non si vince mai nulla in anticipo e dove, visto il suo background tecnico, ci si aspetta che sia il nuovo Totti”. Per Maurizio Zamparini, ex presidente di Palermo che ha portato Pastore in Italia, il problema è atletico. “Gioca solo al 40 o il 50% delle sue capacità fisiche. E poiché non è un lottatore, tende a rinunciare quando le cose non vanno nella giusta direzione”.
POSIZIONE SBAGLIATA – Le difficoltà dell’argentino non sorprendono alcuni osservatori che erano rimasti perplessi al momento dell’annuncio del suo trasferimento. Per ragioni tattiche, in particolare. Javier Pastore dà il meglio come “trequartista” (9 e mezzo) dietro gli attaccanti; tuttavia, questa non è una posizione che Di Francesco usa di solito nei suoi sistemi di gioco: sin dalla preparazione estiva, aveva detto che lo vedeva piuttosto come un centrocampista interno, o anche come attaccante esterno nel 4-3-3. “Non ho davvero capito – dice Giannini – perché i giallorossi hanno privilegiato queste opzioni tattiche, visto che è ben noto sin dai tempi di Palermo che Pastore è più a suo vantaggio a sostegno del centravanti”. E’ tutta colpa del coach allora? Questa non è l’opinione di Candela: “Di Francesco non è un fondamentalista della tattica e ha provato Pastore in diverse posizioni tra cui come “trequartista”. Se un giocatore è bravo, l’allenatore troverà sempre un posto. L’importante è che porta un vantaggio alla squadra”. Senza contare che i giovani come Zaniolo, Kluivert o Ünder, per il momento, si sono dimostrati molto più efficaci di quanto non sia stato lui nel ruolo preferito.
UNA PALLA AL PIEDE D’ORO MASSICCIO – Un fallimento, quindi, il trasferimento di Pastore? Questo è ciò che pensa Mario Corsi, conduttore di Te la do io Tokyo, il più seguito programma radiofonico sulla Roma della capitale italiana e punto di riferimento per i tifosi giallorossi. “La colpa è solo dei dirigenti che avrebbero dovuto sapere che Pastore è regolarmente tormentato da infortuni e ormai da molto tempo non brilla più in Champions League. Che al PSG si è ritrovato ai margini. E, infine, che non ha questo carattere forte che gli permetterebbe di fare di tutto pur di trovare un posto di titolare”. Nonostante qualche prestazione positiva come quella in Coppa Italia (4-0 contro Entella, 1 gol), molti credono che El Flaco non sia all’altezza e che la Roma farebbe meglio a sbarazzarsene per acquistare qualcun’altro, per esempio Rodrigo De Paul, il brillante regista argentino dell’Udinese. Il fatto è che nessun club sembra disposto a investire venti milioni su Pastore e che un prestito sarebbe possibile solo se la Roma si caricasse di una parte molto consistente del suo stipendio. Così l’argentino rischia di trascinare, fino alla fine del suo contratto, una sorta di palla al piede in oro massiccio.