Lasciateci sognare: il calciomercato visto dagli occhi (e dalla mente) del tifoso
“Sogno o son desto?”, così si interrogava Cartesio ponendosi domande sul senso critico delle persone. E allora come si spiega in modo razionale la massa di tifosi che aspettano, come accaduto per Soulè, i giocatori all’aeroporto?
Con questo articolo andiamo a scoprire le dinamiche intrapsichiche dietro ai comportamenti di noi tifosi verso le notizie del calciomercato.
Attese e speranze
La potenza che ha il tifo per una squadra di calcio è la sua capacità di far vivere ad ogni tifoso uno tsunami incontrollabile di emozioni, che si tramutano sia in comportamenti fisici quali tachicardia e sudore, sia un cocktail psicologico dove si è investiti di un mix di gioia, rabbia, ostilità, senso di appartenenza, in termini tecnici c’è un eccitazione talmente forte da portare ad una agitazione psicomotoria.
La frase che più circola tra gli ambienti del tifo nel periodo che va da Giugno a fine Agosto è sempre la stessa, “chi pjamo?” (ovviamente con i dovuti cambiamenti di accento in funzione della regione geografica di appartenenza).
Il tifoso, come direbbe Vasco, è un inguaribile romantico, un instancabile sognatore, che ripone tutte le sue speranze in quei siti, che aggiorna di continuo per essere sempre informato. Ma che cos’è la speranza?
In ambito psicologico la speranza si definisce come la fiducia nel futuro, che rimane anche dopo tanti insuccessi o aspettative non rispettate e ha una funzione di difesa contro le frustrazioni e le delusioni.
E proprio qui che si insinua il calciomercato, e lì dove ogni tifoso ripone tutti i suoi sogni, che siano di gloria o di rivalsa. Quando un calciatore forte viene acquistato dalla propria squadra ci si sente scelti, come se quell’atleta possa rappresentare noi in campo. Il grande colpo di mercato genera quindi una forte scarica di gratificazione, la propria identità viene rafforzata dall’idea di essere stati preferiti ad altri e aumenta quindi il piacere del successo.
Il calciomercato ci porta quindi ad impersonificare i nostri sogni e i nostri desideri nell’arrivo dei calciatori e il concludersi dell’affare rappresenta il raggiungimento dell’obiettivo e quindi genera gratificazione e piacere.
Calciomercato e cervello
L’informazione sul calciomercato permette a tutti noi di avere sempre a disposizione una vastissima varietà di notizie e news, disponendo sempre quindi davanti agli occhi gli “oggetti del desiderio” che generano quindi una voglia di raggiungere il godimento attraverso proprio il soddisfacimento del desiderio stesso, che diventa quindi spasmodico.
Ma cosa succede nel nostro cervello in queste situazioni? Si attiva quello che viene definito come il circuito cerebrale del piacere (noto scientificamente con il nome di sistema mesocorticolimbico) che si innesca tutte le volte che riceviamo stimoli che ci provocano sensazioni di piacere e permettono il rilascio di grandi quantità di dopamina. La dopamina è il neurotrasmettitore del piacere e una volta in circolo condiziona e influenza ciò che percepiamo inducendoci a muoverci verso ciò che ci piace e desideriamo avere. Questo pensiero desiderativo di un qualcosa si basa principalmente su illusioni e fantasie, e durante il calciomercato diventa molto possessivo sulla nostra mente. Questo però non sempre è un male, e spesso è un mezzo che ci consente di evadere da situazioni pesanti, tristi, ecco perché il calciomercato attraverso i sogni ci aiuta a stare meglio, ha una sua funzione confortevole.
La foll(i)a all’aeroporto
L’essere tifoso di una squadra è essere innamorato, e come tutti gli innamorati si fanno cose che mai si sarebbe pensato di fare, e lo si fa perché spinti da motivazioni inconsce e fortissime.
Ecco come mai quando si concretizza l’acquisto di un calciatore l’euforia e la passione diventano totalizzanti, escono fuori e tutto questo si accompagna alla sospensione del giudizio. Quando si è follemente innamorati (come lo siamo per la nostra squadra del cuore) perdiamo la capacità critica, mettendo in atto comportamenti anche irrazionali, dettati dall’enfasi e dal godimento, si apre quella zona dove non esistono censure morali ne paura di essere giudicati dagli altri, un momento di estrema libertà, quasi una forma di pazzia, ma citando Nietzsche “nell’amore c’è sempre un po’ di follia. Ma nella follia c’è sempre un po’ di saggezza”
Viva la pazza gioia di essere romanisti e lasciateci sognare ancora un po’ un sogno di una notte di mezza estate.
dott. Emanuele Capone
(psicologo/psicoterapeuta)