6 Feb 2019In Rassegna stampa7 Minuti

A volte anche i grillini sanno dire sì ma capita che i tecnici li boccino

IL MESSAGGERO – AJELLO –  No. Sempre No. Il No alla Tav è il No per antonomasia. E quello alle trivelle è un altro niet che gonfia il petto grillino. E il No al Tap ha risuonato di continuo e da quando è diventato flessibile brucia sulla pelle pentastellata insieme al caso Ilva. Ma attenzione: M5S sa anche dire di Sì e scoprire la bellezza del sorriso affermativo, tuffarsi nella gioia e nella festa del non doversi opporre a tutti i costi. Ma per colpa del destino cinico e baro, mentre Virginia Raggi celebra la svolta della positività e guarda tutta soddisfatta sul maxi-schermo lo slogan proiettato e da lei ispirato #lostadiosifa, capita che il primo e più rotondo Sì che piove dal pianeta 5 stelle venga smontato o bocciato quaggiù dai tecnici, e proprio da quelli del Politecnico di Torino a cui proprio la sindaca si è rivolta. E va in scena così, nella sala capitolina, il paradosso per cui un Nì, anzi un No o un No condizionato (dovete fare le infrastrutture, i ponti e i binari) viene festeggiato come un Sì su cui salgono in groppa i no-isti appena convertiti, nel momento sbagliato e nel modo sbagliato. Ma è qui la festa!, come cantava Jovanotti. E non vale la pena rovinarla con troppe sottigliezze. Che poi sono quelle disseminate – ma «Forza Virginia!», «Brava Virginia!», «Evviva lo stadio!» – nell’iper-critico dossier del Politecnico, scambiato per un improbabile trampolino propagandistico M5S, in cui l’espressione più ricorrente sul progetto di Tor di Valle, quanto ai trasporti ma non solo, è «non sufficiente». E sono ovvie le freddure del Pd: «Virginia è tutta contenta, ma non starà magari vedendo un’altra partita? Visto che questa sullo stadio sta andando all’opposto di come crede lei?».
E lo strano approdo al Sì, dopo i No e poi No e ancora No che hanno portato alle stelle i 5 stelle, provoca pure la spaccatura politica in seno al movimento. Ci sono gli assessori perplessi, i mal di pancia dei pasdaran da sempre contrari all’impianto di Tor di Valle, i dubbi e le contrarietà degli schizzinosi. Il Sì – consigliato anche dal santone Osho: «Ma il No è davvero il punto migliore da cui partire?» – avrebbe forse meritato un’occasione migliore per esprimersi, sarebbe stato più naturale in presenza di un documento affermativo da celebrare e non di un testo negativo come questo su cui si è montata la grande svolta della positività dopo l’affossamento delle Olimpiadi (No!) a cui si sarebbe agevolmente potuto dire ok.
Al trionfo del paradosso partecipa, dal versante verde, Matteo Salvini – al quale in verità i No non sono mai appartenuti – e dunque esulta il capo lumbard sorvolando sul contenuto vero del dossier e usando la vicenda come un volano populistico di chi sul calcio, e in questo in piccolo somiglia a Berlusconi, batte e ribatte e dunque: «Lo stadio si fa ed è una buona notizia per Roma e per tutti gli sportivi italiani». E ancora: «C’è assoluto bisogno di stadi nuovi, moderni e sicuri. Finalmente Tor di Valle, un’area degradata della città, tornerà a vivere». La festa di Virginia ha contagiato anche lui.

 
IL LUMBARD – Ma forse non era meglio, per Salvini e per tutti, aspettare di leggere bene le pagine dello studio accademico per evitare celebrazioni premature e paradossi evidenti? Chi non vuole vedere – e avanti tutta! anche se mancano i mezzi di locomozione per arrivare allo stadio e chissà se si faranno prima, dopo o mai – è Beppe Grillo a sua volta confuso da un No fatto passare per Sì: «Una bella notizia per la città di Roma, il parere del Politecnico di Torino è positivo!». E Di Maio? «Grande Virginia! Complimenti!». Come se lo stadio già fosse stato costruito ieri mattina, con l’unico problema che per avere il ponte e la nuova ferrovia Roma-Lido bisognerà aspettare stamane o al massimo stasera. E comunque sul tutto vigilia Danilo Toninelli che a sua volta – forse ignaro del contenuto del dossier proveniente dal Politecnico – è in preda a una gioia incontenibile: «Brava Virginia Raggi» twitta il ministro. Che va oltre: «E poi dicono che il M5S è contro le grandi opere. Avanti così! #stadio #Roma». 
Il governo è tutto con lo stadio, insomma. Ma il M5S non proprio tutto sprizza felicità, anzi. Perché la vicenda che ha portato agli arresti il super-consulente della sindaca, l’avvocato Lanzalone, non è ancora stata dimenticata. Anche se i vertici del movimento spingono per l’oblio. E del resto Di Maio e il grillismo nordista modello Casaleggio da subito avevano spinto perché – anche per motivi propagandistici e di recupero di consensi a Roma e in generale – si trovasse una soluzione al progetto e si potesse annunciare che lo stadio si farà.
Prima degli arresti di Parnasi, di Lanzalone e degli altri, l’hashtag comunque era #unostadiofattobene. Adesso la dicitura è cambiata: #lostadiosifa. Come se non fosse un problema come arrivarci e come se non esistesse un rapporto che avverte che non si può fare senza un nuovo sistema di mobilità. Ma è così bella la scoperta del Sì, che si può dire anche di Sì tanto per dire.