Bonetti: “Se la Roma raggiungesse il 4° posto, sarebbe una stagione soddisfacente”
Dario Bonetti, doppio ex di SPAL e Roma, ha rilasciato un’intervista al’AS Roma Match Program. Queste le sue dichiarazioni:
Sabato la Roma andrà a Ferrara, alla ricerca di tre punti e anche per dimenticare la gara dell’andata…
“Sarà una gara difficile, la Spal si gioca sempre tutte le partite. Il valore in campo della Roma non è neppure paragonabile, la qualità è indiscussa, ma non va sottovalutata. Anche se la Roma in questo periodo non ha la brillantezza di tempo fa, potrà e dovrà fare la partita”.
Contro l’Empoli era troppo presto per vedere la mano di Ranieri, che calcio proverà a fare secondo lei il mister?
“Non ci metterà molto ad imporre il suo gioco, la qualità di mister Ranieri è indiscussa, saprà toccare i tasti giusti nei giocatori. È un allenatore esperto, che è già stato a Roma e conosce bene l’ambiente”.
Si parla sempre dell’ambiente romano…
“Roma è una piazza che vuole tutto subito, non basta la prospettiva. C’è molta attenzione intorno alla squadra e non è facile mantenere la serenità in certi momenti. Una città dall’impatto forte, sempre”.
Che stagione sta facendo la Roma?
“Il campionato della Roma non è da buttare via, si è qualificata nel girone di Champions ed è uscita in maniera sfortunata contro il Porto. Anche in Coppa Italia contro la Fiorentina è incappata in una serata sfortunata. Se riuscirà ad arrivare all’obiettivo Champions League potrà essere soddisfatta, dopo che la scorsa estate la rosa è stata cambiata e sono arrivati molti giovani”.
Quindi?
“I giovani possono essere più incostanti dei grandi, in un ambiente difficile, ricco di pressioni possono far fatica a mantenere la calma nei momenti difficili”.
Come mai la stagione della Roma ha avuto una andatura così altalenante, a suo parere?
“L’esonero di Di Francesco non ci stava, ma una volta che è avvenuto, la scelta di Claudio è stata perfetta. Claudio Ranieri è una garanzia”.
A proposito di Ranieri, il mister ha detto che aspetta il ritorno di “pezzi da 90”, quali sono per lei i giocatori cardine di questa squadra?
“Manolas è un grande difensore, sono anni che è a Trigoria e potrebbe essere uno dei giocatori che prenderanno per mano la squadra. De Rossi, che dire, è un’istituzione. Nzonzi è campione del mondo, deve e può far vedere di più. Poi in attacco su tutti Dzeko, un attaccante di qualità che può scuotere la squadra”.
La Roma punta a qualificarsi per la prossima Champions League, chi delle concorrenti è la più pericolosa?
“Credo che il derby di Milano del prossimo fine settimana sarà determinante, la vittoria di una o altra delle milanesi potrebbe segnare già la svolta. Io farei molta attenzione all’Atalanta, sempre in crescita con un’identità precisa, un ambiente entusiasta e senza pressione, non si aspettato nulla e apprezzano tutto ciò che accade. Insomma, giocano con la mente leggera”.
Della sua doppia esperienza alla Roma, qual è il ricordo più forte?
“Ne sento ancora il profumo! Un grande amore, vissuto tutto con entusiasmo, ho avuto la fortuna di giocare con grandissimi calciatori. Mi sono formato alla Roma, la mia crescita professionale è partita da lì. Un gruppo con un legame fortissimo con tutti, giocatori, staff massaggiatori… Una grande squadra legata da un senso di familiarità”.
Era un altro calcio?
“Sì, certo. Oggi c’è una squadra sola che gioca per lo scudetto, 4/5 formazioni che lottano per le coppe e le altre che pensano solo a salvarsi. Una volta lo scudetto si vinceva con le provinciali non erano partita già vinte sulla carta, oggi invece è cosi. Le provinciali non giocano per vincere contro le grandi, ma solo contro quelle al loro livello. Prima era un calcio più individualista ma di qualità, ora è più collettivo”.
Quella Roma avrebbe potuto vincere di più?
“Molto, molto di più. La Roma ha un destino di sofferenza… lo aveva allora e gli anni a seguire. Mi torna in mente quel Roma-Samp con Ranieri in panchina… stava per vincere lo scudetto. E noi avremmo potuto vincere altri tre scudetti”.
Cos’è la Roma per lei?
“Il primo e unico grande amore, ci si può lasciare, ma il primo amore non si scorda mai”.
Il punto di forza di quel gruppo qual era?
“In primis il presidente che con classe, amore e sostegno faceva sentire tutti a proprio agio. Dava supporto e garanzia a 360°. Poi Liedholm, che aveva un buon rapporto con Viola. Il Barone era il Guardiola di oggi, era avanti anni luce, faceva crescere i giovani, ma anche gli anziani”.
Come mai nell’anno dello scudetto andò alla Samp?
“Non volevo andare via, certo. Quando me lo comunicarono sotto la sede del Circo Massimo io risposi solo che da avversario li avrei fatti penare. Diciamo che mi sono sacrificato per la causa”.
Ma poi l’anno dopo il rientro nella Capitale…
“Avevo ricevuto altre proposte, ma alla Roma non si può dire di no… tornai molto volentieri”.
Roma-Liverpool, la rigiocherebbe?
“Sì quella e tante altre. Quel Roma-Lecce per esempio… ero squalificato. Un destino che va contro la Roma quando sei vicino a vincere qualcosa”.
A fine carriera poi una stagione con la maglia della SPAL…
“Arrivai a novembre. Sono stato bene a Ferrara, in famiglia, pane e salame. Fu un anno pesante, puntavamo alla Serie A poi il presidente ebbe dei problemi giudiziari e tutto fallì. Retrocedemmo in C. Io giocai poco, ma era un ambiente genuino… quello che credo ci sia anche oggi“.
Ce la farà a salvarsi?
“Hanno un progetto tecnico buono, un buon allenatore. Potrebbero salvarsi anche se rispetto allo scorso anno fanno meno gol e così diventa tutto più difficile. Dopo la Roma, spero le vincano tutte fino a fine stagione”.
Cosa sta facendo, l’abbiamo disturbata?
“È stato un piacere. Sono in Repubblica Ceca, con alcuni soci abbiamo una società che si occupa di riciclo di materiale plastico e non c’entra nulla con il calcio”.