INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – 28 maggio del 2017: la Roma saluta la sua più grande leggenda. Francesco Totti dice addio al calcio giocato al termine di una meravigliosa carriera con addosso soltanto una maglietta, ma anche di una stagione colma di veleni con la società e l’allenatore Luciano Spalletti.
L’estate seguente trascorre con la certezza che l’ex numero dieci sarebbe sin da subito entrato a far parte dei quadri dirigenziali della società, forte dell’accordo pluriennale siglato precedentemente con Pallotta, tuttavia con ancora scarsa chiarezza in merito al ruolo che avrebbe dovuto ricoprire.
Prima dell’avvio della stagione sportiva 207/2018, lo stesso Totti, in un’intervista alla tv ufficiale del club, afferma di voler innanzitutto muoversi all’interno di Trigoria (e non) nel modo più libero possibile per comprendere in prima persona cosa “voler fare da grande“.
Il debutto in giacca e cravatta per Totti avviene allo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo il 20 agosto del 2017, quando la prima Roma di Eusebio Di Francesco passa di misura contro i nerazzurri grazie alla rete di Kolarov.
Nel corso dell’annata, in più di un’occasione Francesco Totti è occupato nei sorteggi di Champions League in quel di Nyon, ma spesso pure in manifestazioni sportive dedicate ad ex calciatori: insomma, almeno in questa prima fase, l’ex capitano ricopre più il ruolo di brand ambassador giallorosso in giro per l’Italia e per il mondo che non di elemento appartenente ai quadri dirigenziali.
D’altronde, anche per un monumento come Totti esiste la necessità di ‘farsi le ossa’ in un ruolo del tutto nuovo.
Conclusa la stagione con un buon terzo posto, ma soprattutto la beffarda semifinale di Champions League contro il Liverpool, Francesco Totti appare maggiormente pronto a iniziare a fare la differenza anche al di fuori del rettangolo verde per la ‘sua’ Roma.
L’estate del 2018, comunque, conduce all’ennesima rivoluzione in quel di Trigoria: tante partenze, anche dolorose (vedi Alisson, Nainggolan e Strootman su tutte) e altrettanti arrivi. Il potere decisionale nell’area sportiva è tutto (o quasi…) sulle spalle del ds spagnolo Monchi, l’uomo su cui James Pallotta ha puntato forte per cominciare a vedere qualche trofeo dalle parti della Capitale, che si trova alla sua prima, vera campagna di rafforzamento in giallorosso.
Si rivelerà un fiasco clamoroso.
Quelli che avrebbero dovuto essere i ‘colpi’ del dirigente iberico, come Olsen, Pastore e Nzonzi, sul campo si mostrano non all’altezza della situazione (eufemismo) e già in primavera, con la Roma a forte rischio di esclusione dalla Champions League dell’anno seguente, sulla sponda giallorossa della Città Eterna l’aria diventa irrespirabile: mentre la nave sta fragorosamente affondando, Monchi fa in fretta e furia le valigie, tornando a Siviglia e a prendere in mano le redini della situazione sembra pensarci finalmente proprio Francesco Totti.
Al momento dell’esonero di Eusebio Di Francesco, l’onnipresente (ma invisibile) Franco Baldini spinge per portare in giallorosso l’ex Fiorentina Paulo Sousa; Totti, dal canto suo, ritiene che in un momento tanto delicato non sia il caso di proporre esperimenti, ma di puntare su un usato sicuro. Alla fine, la spunta il ‘Totti-pensiero’ e a Trigoria torna il testaccino Claudio Ranieri.
Siamo alla fine dello scorso marzo e si tratta del momento in cui maggiormente si ha l’impressione che Francesco Totti inizi a ricoprire un ruolo di assoluta importanza all’interno della dirigenza del club.
In questa fase, l’ex capitano si reca spesso davanti alle telecamere nei pre o post partita televisivi, entrando nel dettaglio dei casi più spinosi, come quello di Zaniolo (“a breve discuteremo del suo rinnovo di contratto“) e di De Rossi (“deciderà lui cosa fare a fine anno“), ma facendo anche chiaramente capire che si sentirebbe ormai pronto per ricoprire un ruolo ben definito e importante in società.
“Vedremo cosa succederà: se dovessi assumere un ruolo di maggiore responsabilità, cambierò qualcosa. Ne ho già parlato con chi di dovere, ma questo non è il momento adatto per affrontare la questione“, sono queste le dichiarazioni di Francesco Totti prima della sfida tra Roma e Napoli del 31 marzo.
Passano le settimane, la Roma continua a stentare e la presenza di Totti sembra affievolirsi sempre di più. Si sarebbe ben presto capito il motivo.
Il 14 maggio, Daniele De Rossi, in assoluta controtendenza con quanto affermato proprio da Francesco Totti soltanto un mese e mezzo prima, viene messo alla porta (come calciatore) dalla Roma, che ritiene il percorso in campo del numero sedici ormai esaurito e offre al classe 1983 di Ostia di diventare sin da subito vicepresidente esecutivo del club. Durante la conferenza stampa di addio, la risposta di De Rossi a tale proposta tira in ballo anche Totti: “Fare il dirigente non mi attira particolarmente, anche se qui a Roma avrebbe un senso diverso. La sensazione è che, anche guardando chi mi ha preceduto (volgendo lo sguardo verso l’ex compagno ndr), ancora si possa incidere poco, si possa mettere poco in un ambiente che conosciamo bene. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco e un giorno se cambierò idea lo raggiungerò“.
Gioco, partita, incontro.
Le parole di Daniele De Rossi rappresentano un macigno anche per Totti, che pare iniziare a riflettere seriamente sul senso di restare all’interno di una società dove conta poco o nulla, anche a causa dell’ingombrante presenza del ‘nemico giurato’ Franco Baldini.
Nonostante l’invocazione ad ‘uscire fuori’ da parte di un’ampia fetta del popolo giallorosso, Francesco Totti preferisce la strada del silenzio per non innescare eventuali polemiche in un frangente già tanto delicato.
A inizio giugno, si inizia a parlare di un Totti possibile nuovo direttore tecnico della Roma; anche in questo caso, tuttavia, i contorni del ruolo andrebbero definiti in maniera precisa, poiché l’ex capitano non sembra intenzionato a restare in sella senza avere il minimo potere decisionale.
Intanto, i giallorossi scelgono il nuovo allenatore e dopo i tanti rifiuti, il nome è quello dell’ex Shakhtar Donetsk Paulo Fonseca
Visto il profilo per cui si è optato, la scelta del tecnico per la stagione 2019/2020 è da considerare puramente ‘baldiniana’ e il fatto che nel meeting londinese per pianificare la prossima annata, con la dirigenza giallorossa al completo e lo stesso mister Fonseca, Francesco Totti risulti assente fa rumore.
Sembra proprio essere arrivati a un punto di non ritorno tra Totti e la ‘sua’ Roma.
C’era solo un capitano e speriamo che ci sia ancora.