29 Apr 2019In Calcio Internazionale15 Minuti

INSIDE LIGA – Messi entra e regala il titolo al Barcellona. Zidane ko nel derby contro il Rayo. Atletico ok con il ‘solito’ 1-0

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Barcellona che come succede quasi sempre al Camp Nou ha tra i piedi il pallone ed è chiamato a cercare un modo per eludere il sistema difensivo dell’avversario di giornata, nello specifico il Levante. I valenciani non si nascondono, gara difensiva e di contenimento, con qualche passaggio di possesso palla per respirare e alleggerire la pressione blaugrana. Messi e Busquets sono in panchina pensando al Liverpool e alla semifinale di Champions League che sta per arrivare e allora Valverde chiede ad Arthur di modulare la manovra e alla coppia Coutinho-Suarez di fare la differenza in zona gol. I numeri dicono che ci sono 6 parate in 25 minuti per il portiere del Levante, con il Barcellona che si sposta sempre più in avanti con le linee per cercare di intrappolare gli ospiti vicini all’area di rigore. Proprio Suarez e Coutinho ci provano più di tutti, ma entrambi non trovano la precisione necessaria, oppure si scontrano contro Aitor Fernández, bravo soprattutto su un colpo di punta del Pistolero che cerca di sorprenderlo con una giocata in area da calcio a 5. All’intervallo però la Liga non è ancora chiusa per il Barcellona e Messi corre negli spogliatoi appena l’arbitro dichiara chiusa la prima parte di gara per uscirne, fascia al braccio, pronto a entrare in campo al posto di Coutinho. Barcellona che sembra fare un po’ più fatica in avvio di ripresa, poi al 62’ Vidal aggredisce un pallone al limite e di testa appoggia a Messi. La Pulce non calcia subito di destro come farebbero quasi tutti gli altri giocatori, ma in uno spazio minimal rientra e con il sinistro appoggia con il piatto dolcemente sul palo lungo per il gol del vantaggio. Il Levante risponde subito, Borja Majoral però non riesce ad alzare il pallone e Ter Stegen in uscita bassa come un portiere di hockey nega il pareggio, poi il portiere tedesco ringrazia Morales che solo davanti a lui spedisce malamente tra le prime file del Camp Nou. Il Levante però ha il coraggio di costringere il Barcellona a lavorare in fase difensiva, non la qualità migliore della squadra di Valverde. Passata l’ondata i blaugrana tornano in acque più tranquille con Vidal e Messi che vanno vicini al raddoppio. Barcellona anche molto fortunato quando all’89’ Bardhi colpisce al volo da dentro l’area e trova il palo interno, prima che Ter Stegen possa raccogliere con un sorriso sulle labbra il pallone tra le mani. Valverde può alzare le braccia al cielo al fischio finale, il Barcellona continua a tiraneggiare nella Liga spagnola. La squadra da battere, per tutti in Spagna, continua a essere quella di Leo Messi e compagni, con la Pulce che al centro del campo solleva l’ennesima coppa di una carriera impressionante sotto ogni punto di vista. Per il campionato discorso chiuso, ma il mosaico del Barca, in uno scenario ideale, prevede altre due tessere: Champions League e Copa del Rey.

L’obiettivo dell’Atletico Madrid in questo finale di stagione di fatto può essere solo quello di rimandare il più possibile la festa per il titolo del Barcellona, per farlo però serve intanto iniziare a vincere le proprie partite e poi osservare a distanza la squadra di Valverde capolista. Missione compiuta contro il Valladolid, ma la prestazione della squadra di Simeone è tutto meno che brillante o convincente, con la squadra di proprietà del Fenomeno Ronaldo che per larghi tratti della gara se la gioca alla pari con la seconda in classifica, nonostante una situazione complicata in zona salvezza. Come spesso succede però in Liga tutti cercano di arrivare ai risultati attraverso le proprie idee e allora il primo portiere a intervenire è Oblak sul sinistro dal limite di Sergi Guardiola. Griezmann non raddrizza il sinistro e mette il pallone sul fondo sulla sponda di Morata, mentre su punizione va vicino a un gran gol, ma trova solo un calcio d’angolo. Valladolid che però continua a giocare, mentre Simeone si accorge che i suoi non hanno approcciato troppo bene la gara e con le mani dalla panchina chiede calma e lucidità in campo. Il gol che vale la vittoria arriva invece grazie a un pizzico di malizia e un po’ di fortuna: al 66’ infatti Joaquin Fernandez si tuffa di testa e mette di testa in rete, alle sue spalle però se la ride Griezmann, che forse sbilancia l’avversario prima dell’intervento, perché la porta è quella del Valladolid e l’Atletico Madrid ha sbloccato il punteggio. Il solito Oblak deve andare sotto la traversa a togliere un gol che sembra quasi fatto per il Valladolid con la botta da fuori di Oscar Plano, ancora una volta decisivo per l’Atletico il portiere sloveno. All’ 86’ episodio dubbio nell’area dell’Atletico: il Valladolid infatti protesta per un fallo di mano di Arias su colpo di testa di Valero, il VAR richiama l’arbitro che controlla al monitor, ma decide che si ricomincia da calcio d’angolo. Ospiti che ci provano fino alla fine, al 91’ Miguel di destro dentro l’area ci prova dopo che Savic interviene male, ma ancora Oblak a mano aperta dice di no. Simeone si tiene stretta vittoria e secondo posto di fatto assicurato, il Valladolid resta preoccupato per la propria classifica.

Finisce 0-0 tra Leganes e Celta Vigo, altro pareggio anche nell’altra gara di sabato, con Athletic Bilbao e Alaves che chiudono sull’1-1. Vantaggio dei padroni di casa con la splendida punizione di Beñat al 41’, ma già prima dell’intervallo l’Alaves rimette a posto il punteggio con la rete di Borja Gonzalez al 45’ da dentro l’area dopo una mischia e una corta respinta.
 
Nel 1997 molti dei giocatori in campo al “Vallecas” di Madrid erano bambini. Alcuni, appena nati. Risale, o meglio risaliva, a quell’anno l’ultima vittoria del Rayo Vallecano in Liga contro il padrone di Madrid, quel Real che con la sua presenza ingombrante fagocita molte delle altre velleità cittadine. L’inaspettato accade in una domenica di fine aprile: il Rayo, dopo 17 k.o. di fila, batte finalmente i Blancos, e lo fa con un 1-0 che tiene viva la speranza di salvezza. Tanti esperimenti per Zinedine Zidane: d’altronde, il Real non ha più niente da chiedere alla stagione, essendo quasi sfuggito anche il secondo posto. In porta ritorna Courtois (alla prima con Zidane in panchina), in difesa gioca Vallejo, mentre la cerniera di centrocampo vede Llorente al posto di Casemiro. In avanti non c’è Benzema, ma Mariano, mentre Ceballos rileva Isco. Il Rayo è in una situazione disperata di classifica, e non può che vincere: 4-2-3-1 e difesa alta, niente calcoli. Ne viene fuori una partita godibile, con occasioni sin dai primi minuti. Il primo squillo è di Marcelo, che impegna Garcia alla respinta in angolo. Risponde Pozo con un sinistro da buona posizione, Courtois è reattivo sul suo palo. Il Real Madrid è in difficoltà anche perché il Rayo gioca rapidamente a due tocchi e manda in tilt la prima pressione merengue. Poi ci si mette anche Modric, che scivola sul campo bagnato e manda in contropiede Pozo, Courtois esce alla disperata e salva in angolo. Dopo un’occasione sprecata da Bale, arriva l’episodio che decide la partita: al 22′ Vallejo stende in area Javi Guerra, l’arbitro Gonzalez Fuertes inizialmente lascia correre, due minuti dopo concede il rigore con l’ausilio del Var. Dal dischetto Adri Embarba spiazza Courtois, e il Rayo tiene vivo il suo sogno, legittimandolo con una prestazione coraggiosa, senza timori reverenziali. Modric perde sette palloni in 45′: non gli capita spesso, segno che il pressing dei padroni di casa è pungente ed efficace. La risposta del Real è tutta in un colpo di testa largo di Ceballos, schierato in attacco. Ma è un’azione estemporanea, quasi casuale. La squadra di Zidane non porta nessun pericolo frutto di una manovra ragionata. Anche perché il Rayo non la fa ragionare. Le Merengues iniziano il secondo tempo quantomeno alzando il baricentro e tirando in porta: ci prova subito Bale, Garcia blocca in due tempi. Ma la dinamica della partita non cambia: il Rayo fa il Real, il Real fa il Rayo, i protagonisti del derby leggono il copione di solito riservato all’altro, e il portiere che deve compiere l’intervento più difficile rimane sempre Courtois, che si deve allungare per dire di no a Bebe. Zidane manda in campo Brahim Diaz, reduce dalla grande prestazione contro il Getafe, al posto di uno spaesato Ceballos. Poi è il turno di Isco, che rileva un applaudito Modric. Cambia poco, perché al di là degli uomini, è la differenza di motivazioni che determina il risultato. Così il Rayo tiene botta, il Real impensierisce Garcia solo con una punizione centrale di Bale. Dopo sei minuti di recupero, il “Vallecas” esplode come se la squadra si fosse salvata. Il pubblico canta “Se puede!”: si può. La classifica dice 31 punti, sei da recuperarne sul gruppo composto da Levante (prossimo avversario), Celta Vigo e Girona. Difficile, ma il sogno rimane vivo. Il Real, invece, incamera la decima sconfitta in Liga: non succedeva dal 2004. Zidane, che continua a non vincere in trasferta, ha molto su cui lavorare. 

Il Girona batte il Siviglia con un gol di Portu al 62′. Gli andalusi sprecano un’altra chance nella corsa al quarto posto, rimanendo a 55 punti con il Getafe, ma dietro agli Azulones per gli scontri diretti. Il Girona va a 37 e scavalca il Valladolid, ora in zona retrocessione.

Il Getafe perde in casa della Real Sociedad ma rimane al quarto posto. Baschi in vantaggio con un rigore al 21′ realizzato da Willian José, Oyarzabal raddoppia con una bella girata al volo al 53′. A poco vale il 2-1 firmato all’89’ da Saiz, con un destro a giro. 

Seconda sconfitta consecutiva per il Valencia. Santi Mina fallisce il gol del vantaggio, e un minuto dopo, al 93′, passa l’Eibar con una rete di Charles. La squadra di Marcelino non approfitta delle sconfitte di Getafe e Siviglia, e resta sesto con 52 punti. 

Il Sottomarino Giallo è quasi al sicuro, a +5 sul Valladolid terz’ultimo, grazie all’1-1 casalingo contro l’Huesca: vantaggio dei padroni di casa al 30′ con una “rabona” di prima di Fornals. L’Huesca, oramai spacciato (-7 dalla salvezza), pareggia al 78′ con una bella girata al volo di Avila.