Ceferin: ” Mai la Superlega. Dialogo con la FIFA, lotta al razzismo”
GAZZETTA DELLO SPORT – LICARI – «Ho commesso errori, non c’è leader politico che ne sia immune, ma l’Uefa oggi è diversa da quando sono stato eletto nel 2016». Non che ci fossero dubbi sulla riconferma per acclamazione, ma un discorso così diretto non era prevedibile. Eppure Aleksander Ceferin, rieletto presidente, ha approfittato del Congresso di Roma per definire l’Uefa che verrà, criticando Fifa e club, promettendo che con lui una Superlega non esisterà mai, vantandosi d’aver recuperato i club che volevano andarsene e applaudendo la Federcalcio sul razzismo. Alle 11.53 la proclamazione, quindi il discorso davanti alla moglie Barbara e alle tre figlie adolescenti: «Non mi prestano molto ascolto quando torno a casa, ma mi aiutano a ricaricare le pile dai miei impegni…». Avvocato sloveno di Lubiana, cintura nera di karate, Ceferin ha 51 anni e almeno altri quattro da numero uno di Nyon. Anni nei quali lui e l’omologo-rivale alla Fifa, Gianni Infantino, scriveranno il futuro del calcio.
FIFA E OTTIMISMO Naturalmente Infantino è stato al centro dei suoi discorsi. «Ci sono state tensioni di recente, non possiamo essere d’accordo su tutto. Rispetto significa lavorare insieme ma, allo stesso tempo, dire quando non si è d’accordo. Spesso sono quelli che dicono sempre sì a condurre i leader alla rovina. Chi espone il proprio dissenso in modo moderato e costruttivo può impedire gli errori». Naturalmente si parla dei due tornei – Global Nations League e Mondiale per club – «per i quali speriamo che la Fifa ci dimostri rispetto ascoltando il nostro punto di vista. Però sono un po’ più ottimista che in passato». Ha aperto uno spiraglio, sorprendendo anche i collaboratori.
NO SUPERLEGA Sarà necessario un incontro faccia a faccia. Nel quale Ceferin si presenterà forte del memorandum d’intesa con l’Eca e del rapporto personale con Andrea Agnelli. Ieri intanto ha rivelato che, dopo la prima elezione, alcuni club d’élite progettavano di separarsi dall’Uefa: «Ho detto loro che, se avessero lasciato la Champions, di grande sarebbe rimasto soltanto il passato. Abbiate fiducia e non ve ne pentirete, sono state le mie parole». Adesso Ceferin giura: «Con me e Agnelli non ci sarà mai Superlega, siamo una sola voce». Anche se la vera missione sarà disegnare la Superchampions dal 2024, senza quei posti per diritto divino che tanto la avvicinerebbero alla Superlega.
«CIARLATANI…» Nel taccuino delle proposte c’è la Nations League («un grande successo che vogliamo diventi importante come l’Euro»), l’idea di riportare il Mondiale in Europa nel 2030 «dopo la straordinaria edizione in Russia», solidarietà crescente, un nuovo calendario internazionale e «l’aggiornamento del fair play finanziario». Da sempre Ceferin ripete che l’obiettivo è la competitività dei tornei dove ci sono ormai squadre con due formazioni titolari e altre debolissime: «Ma siamo sinceri, il problema c’è sempre stato: nel 1956 il Real ha vinto la Coppa Campioni, e così nei quattro anni successivi. Chi pensa che si possa cambiare tutto con la bacchetta magica è un ciarlatano, in un pianeta in cui l’1% detiene il 50% della ricchezza». Sul fair play, però, ci sono questioni pendenti, come i Football Leaks sulle presunte irregolarità di City e Psg: «C’è una commissione che sta indagando e per tutti, non solo per Psg e City, in caso ci saranno sanzioni».
RAZZISMO E GRAVINA L’altro grave problema è il razzismo. In Italia un bel gruppo di idioti ha obbligato di recente la federazione a inasprire le misure. Ceferin si complimenta: «Le iniziative di Gravina meritano il sostegno. Al presidente dico: “Non ascoltare le critiche, l’Uefa è con te”. Sono preoccupato per quello che succede in Europa e anche dalle dichiarazioni di alcuni politici che sembrano andare in direzione diversa e non combattere il razzismo». Inevitabile il riferimento indiretto alle posizioni di Salvini in Italia, benché Ceferin si affretti a spiegare che «non mi riferivo a situazioni specifiche».
I CLUB NON SI LAMENTINO L’ultima bordata è per i club che hanno chiesto a gran voce la Var in Champions, fino a convincerlo, e i cui allenatori però non si sono presentati alla riunione di Francoforte con Rosetti. «Ce n’erano cinque, Allegri, Di Francesco, e poi quelli di Lione, Borussia e Schalke». Considerato che il Liverpool giocava, mancavano dieci tecnici. «Non è solo questione di rispetto: soprattutto loro avranno pochi motivi per lamentarsi». Tra gli assenti, Real, City Barça, Psg, Bayern… non le manda a dire Ceferin, proprio no.