Corruzione, altro guaio per i grillini: l’ad Acea nel registro degli indagati
LA STAMPA – IZZO – Dopo Luca Alfredo Lanzalone, ex presidente di Acea in quota 5 Stelle, trema un altro super dirigente della Multiutility Capitolina. Si tratta dell’amministratore delegato, Stefano Donnarumma, che – dopo essere stato perquisito nei giorni scorsi – ora sarà iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di corruzione. La stessa contestazione per la quale tre giorni fa è finito in manette l’ex presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito. Ed era stato proprio l’ormai ex grillino a caldeggiare la nomina di Donnarumma in Acea.
L’inchiesta è quella dei carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinata dalla procura, sul nuovo stadio della Roma caldo. In particolare – secondo quanto filtra da ambienti investigativi – l’indagine riguarderebbe il progetto di spostamento della sede di Acea dalla storica struttura di via Ostiense al «Business Park», adiacente al futuro stadio, tanto voluto dal costruttore romano, Luca Parnasi. Ed era stato proprio l’imprenditore, arrestato lo scorso 13 giugno, a definire in una chat con l’avvocato, Camillo Mezzacapo, il «Business Park» come: l’affare «più grande».
Proprio nei messaggi WhatsApp, tra il costruttore e Mezzacapo, spunta fuori il nome di Donnarumma definito: «un caro amico». I due, subito dopo, si accordano per «una cena insieme», utile per dialogare sull’affare «Acea». Parnasi e Mezzacapo, intercettati dai carabinieri nel marzo 2018, gongolano. «La cosa più importante è il progetto Acea – spiega il costruttore – da quello che dice Lanzalone, e anche Donnarumma…». «C’è un consenso, c’è un consenso!» aggiunge Mezzacapo. E Parnasi: «Allora qui… lo stadio. Bisogna farlo molto bene! Acea diventa il trader principale del progetto, e diventa una società che ha importanza. Però su questo tema è importante che venga coinvolta anche la sindaca».
Ma, ben più della Raggi, l’avvocato Mezzacapo coinvolge De Vito. «Abbiamo chiamato il nostro amico per farlo intervenire con forza», dice al telefono rassicurando Parnasi sull’intervento dell’ormai ex presidente del Consiglio Comunale. In merito Acea fa sapere che «mai un Consiglio di amministrazione ha esaminato o discusso di un qualsivoglia documento o piano per spostare la direzione generale sui terreni di Parnasi».
Intanto De Vito, in carcere da tre giorni, farà ricorso al tribunale della Libertà. «Faremo ricorso al Riesame. E solamente successivamente il mio cliente chiederà di essere ascoltato dai magistrati», spiega il legale di De Vito, l’avvocato Angelo Di Lorenzo. «De Vito sta bene – aggiunge – e non vede l’ora di chiarire la sua posizione».
Le indagini dei carabinieri, coordinate dall’aggiunto Paolo Zelo e dai pm Luigia Spinelli e Barbara Zuin, intanto vanno avanti. Ieri fino a tarda sera sono state ascoltate come persone informate sui fatti due consigliere dei 5 Stelle: si tratta della presidente della Commissione Urbanistica, Donatella brio, e quella della Commissione Lavori Pubblici, Alessandra Agnello. Le audizioni sono legate al fatto che le Commissioni si sono occupate di alcuni progetti al centro della indagine, tra cui proprio il nuovo stadio della Roma. In base a quanto si apprende, inoltre, è stata interrogata anche Gabriella Raggi, indagata nel procedimento, e capo segreteria dell’assessorato capitolino all’Urbanistica.