IL TEMPO – AUSTINI – Due ricchi imprenditori americani. Le due banche d’affari più grandi del mondo. I due studi legali romani leader nella gestione dei passaggi societari. La trattativa per la cessione delle quote della Roma è una cosa seria. Questa è già una certezza. A cosa porterà, come e quando? Resta da scoprire, ma non ci vorrà molto: tra fine dicembre e gennaio saranno già più chiare le intenzioni di Dan Friedkin, l’uomo Toyota nei cinque stati del golfo Usa, che si è messo in testa di lanciarsi nel mondo del calcio entrando in uno dei club più attraenti del pianeta.
Le riunioni dei giorni scorsi sono servite ad abbozzare una valutazione degli asset in ballo, non solo ’AsRoma, ma tutto il pacchetto facente capo alla controllante As Roma Spv Llc, che comprende ad esempio le società che si occuperanno dell’operazione stadio a Tor di Valle. Dodici diverse «scatole» ognuna a uno scopo che ora verranno studiate nella due diligence avviata dagli advisor incaricati dal gruppo Friedkin: JP Morgan per la parte finanziaria, lo studio Chiomenti come partner legale, lo stesso che si è occupato ad esempio della recente cessione della Fiorentina a Commisso e degli ultimi passaggi di consegne delle due milanesi. In tutto una ventina di persone hanno preso parte agli incontri con la controparte giallorossa rappresentata dal braccio destro di Pallotta, Bob Needham, gli avvocati dello studio Tonucci e gli uomini di Goldman Sachs, che nei mesi scorsi hanno offerto la possibilità di investire nella Roma sui mercati internazionali.
Friedkin è il soggetto che ha manifestato l’interesse più concreto e dalle parole è passato ai fatti: la serietà dell’operazione è dimostrata dal suo viaggio nella Capitale insieme a parte della famiglia, un segnale interpretato dalla parte venditrice come conferma delle serie intenzioni. Ripartito mercoledì sera per Houston, ha lasciato i suoi uomini a lavorare sulla due diligence che durerà qualche settimana. Non ci sono dubbi neppure sulla solidità del gruppo – sarebbe la Friedkin Companies Inc. a farsi carico dell’operazione – mentre sfugge ancora la reale motivazione che spinge questo signore americano a valutare un forte investimento in un mondo a lui finora sconosciuto e in un Paese così diverso dagli States. Ma in fondo, la stessa domanda si poteva fare su Pallotta nel 2011 e otto anni dopo lo ritroviamo ancora qui, disposto a trattare la cessione, ma solo a determinate condizioni.
Lo schema dell’affare è stato impostato così: Friedkin potrebbe scalare la società in diverse tappe temporali, iniziando ad esempio a sottoscrivere l’80% dell’aumento di capitale di As Roma già deliberato fino a un massimo di 150 milioni e poi, via via, allargare la sua quota fino a diventare l’azionista di maggioranza. La fase di interregno verrebbe gestita a Trigoria dagli attuali manager Fienga e Calvo, che hanno conosciuto in questi giorni Friedkin. Ma non si può escludere neppure lo scenario che vedrebbe il texano azionista di maggioranza sin dall’inizio (può sia comprare azioni della controllante As Roma Spv Llc sia creare un altro veicolo dedicato all’operazione), lasciando una quota minore a Pallotta, che fece lo stesso nel 2011 con Unicredit (60% e 40% all’inizio). Le trattative sono partite dalla valutazione globale di un miliardo di dollari fatta da Pallotta, alla quale vanno sottratti i debiti di As Roma (272 milioni di euro nell’ultima trimestrale) e la tranche di aumento di capitale che coprirebbe l’acquirente. Il prezzo finale verrebbe poi legato alla realizzazione del lo stadio, con una cifra extra («earn out» in gergo tecnico) da pagare quando il nuovo impianto sarà realtà. E questo uno dei nodi principali da sciogliere, visto che la convenzione urbanistica è in via di definizione ma poi bisognerà attendere un altro passaggio politico in Campidoglio, previsto nei primi mesi del 2020, con relative incognite. Nelle prossime settimane, chiusa anche la due diligence, Friedkin deciderà se quello che ha visto gli piace e se presentare un’offerta vincolante Gli investitori in Borsa ci credono: anche ieri titolo sospeso per eccesso di rialzo e chiusura a +3.75%.