GAZZETTA DELLO SPORT – Sapeva che avrebbe donato «una sola carriera alla Roma». Non sapeva che l’avrebbe dovuta lasciare prima del previsto. Sapeva che avrebbe amato solo un’altra squadra poi, cioè il Boca. Non sapeva che ci avrebbe giocato, lo ha capito col tempo e quando è rimasto a piedi. Un rapporto breve ma intenso con gli argentini, finito con qualche mese di anticipo, dicono, per incomprensioni con la nuova società (la cordata di Jorge Ameal guidata dal Mudo Riquelme tra i dirigenti). Daniele De Rossi dice addio al calcio.
Daniele ha dato alla Roma un’anima, parecchie fibre muscolari, caviglie, per non parlare delle presenze (616, solo Totti ha fatto di più) e dei gol (63). Ha regalato spessore, romanismo, romanità, senso di appartenenza. Al Boca non è andata benissimo, se parliamo di presenze (solo sette) con un gol (all’esordio, anche qui), ma è andata benissimo per come è stato accolto e per quello che ha rappresentato in pochissimo tempo. «E’ un giorno triste», ha detto in conferenza stampa, dopo aver comunicato al club che avrebbe ripreso la strada di casa (dei campioni del mondo in attività è rimasto solo Buffon). «Non ho problemi fisici, ho solo voglia di tornare dalla mia famiglia. La mia figlia più grande è rimasta in Italia. E una ragazza ha bisogno che suo padre le sia vicino. A Baires siamo lontani, fare quattordici ore di volo non è come andare in auto da Trigoria a casa mia. Se avessi avuto venticinque anni avrei deciso altro. E’ un giorno triste avrei voluto giocare altri dieci anni. Il mio futuro è tracciato farò l’allenatore e studierò nei prossimi mesi. La Roma è stata la mia vita, non pensavo di amare un’altra squadra come è successo con il Boca. Sarò sempre parte di questo club. Potrei avere aperto una strada, spero che altri calciatori europei possano venire qui».