IL MESSAGGERO – BERNARDINI – Gli ultras sono vivi e non mancano occasione per dimostrarlo. E così durante la festa dei 119 anni della Lazio un gruppetto di incappucciati si è staccato e si è scontrato con le forze dell’ordine che presidiavano la zona. Circa dieci minuti di follia con lancio di torce, petardi e bottiglie, la polizia ha risposto con cariche e lacrimogeni. Un messaggio chiaro quello lanciato dai laziali all’indomani della riunione allargata dell’osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive in cui il ministro dell’Interno, Matteo Salvini aveva annunciato la lotta alla violenza del calcio, dentro e fuori gli stadi. Insomma gli ultras non si piegano e non si dimostrano intimoriti. Anzi, rispondono sul campo, come spiega un funzionario della Digos: «E’ la loro risposta alla stretta del governo». La festa per la nascita della società sportiva Lazio si ripete ogni anno in piazza della Libertà e solo in qualche rara occasione è capitato di assistere a scontri con le forze dell’ordine. L’ultima fu nel 2013. Martedì notte l’azione è stata fulminea e dura. Difficile non credere che fosse stata pianificata. Seppur non dal nucleo storico degli Irriducibili, ma più che altro da ragazzi più giovani. Niente colori né segni di appartenenza a specifici gruppi, solo cappucci neri e volto coperto. Stavolta però, oltre al classico confronto con la polizia, c’era qualcosa di più in gioco. Gli ultras della Lazio hanno voluto lanciare un segnale forte e chiaro: «Siamo vivi». Un grido che da qualche settimana accomuna tutte le frange estreme del tifo violento d’Italia.
LOTITO DIXIT Una risposta anche allo stesso presidente Claudio Lotito che nei giorni scorsi aveva sottolineato: «La mia azione ha prodotto e sta producendo dei risultati. La tifoseria della Lazio ora ha un comportamento diverso, forse perché non ha avuto una sponda da parte della società». Insomma una sponda alle parole di Salvini che non è certo piaciuta agli ultras biancocelesti. Ecco perché da più parti si parla di un’azione pianificata. Smentita ogni ipotesi di una faida interna nel gruppo che invece ha dimostrato di essere più compatto che mai. Non c’erano i leader degli Irriducibili che tramite la loro trasmissione radiofonica ufficiale avevano dichiarato che non sarebbero stati in piazza. Opera di cani sciolti? Su questo la Procura sta indagando. E proprio questo tipo di violenti è il più difficile da individuare. Ieri è arrivato anche l’indice puntato di Lotito: «Io rispondo dei comportamenti della società, non di singoli pseudo-tifosi. Come ha detto Salvini la responsabilità è personale. Il tifoso è colui che partecipa in modo passionale alla vita della squadra. Tutti gli altri fanno scelte diverse e risponderanno di quelle scelte».