Ecco chi ha saccheggiato Roma: cinque anni di scandali capitali
IL FATTO QUOTIDIANO – OSSINO – “C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con Berlusconi…”. Le parole di Massimo Carminati risuonano come una profezia capace di annunciare le vicende che negli ultimi anni hanno portato numerosi politici tra i corridoi della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, a Roma. Sindaci, presidenti della Regione, consiglieri comunali, assessori e funzionari pubblici di ogni sorta: che si tratti di Mafia Capitale o delle indagini sulla metro C,o ancora delle diverse inchieste che ruotano intorno al Nuovo Stadio della Roma poco importa, da anni il ruolo appeso fuori dalle porte delle aule del Tribunale romano riporta le “pagine gialle” del “Sistema Capitale”.
MONDO DI MEZZO – Mafia Capitale è l’esempio più significativo. I processi scaturiti dall’operazione del dicembre del 2014 non coinvolsero solo il “Mondo di Mezzo”, chiamando in causai criminali storici come Massimo Carminati o i ras delle cooperative alla Salvatore Buzzi, ma anche numerosi politici: dall’ex Pdl Luca Gramazio (condannato in appello a 8 anni e 8 mesi), all’ex presidente dell’assemblea capitolina del Pd Mirko Coratti (4 anni e 2 mesi), passando per il consigliere del Cd Pierpaolo Pedetti (3 anni e 2 mesi) e per quello del Pdl Giordano Tredicine (2 anni e 6 mesi). E ancora il veltroniano Luca Odevaine, il presidente Ama Franco Panzironi e quello del decimo municipio Andrea Tassone, del Pd. Il 25 febbraio scorso, in un processo stralcio, anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno (Pdl), é stato condannato a 6 anni di reclusione per aver ricevuto, in gran parte attraverso la fondazione Nuova Italia, oltre 200 mila euro dall’imprenditore Salvatore Buzzi. E poi ci sono le indagini sulle presunte false testimonianze durante il processo: è il caso dell’ex vice ministro agli Interni Filippo Bubbico, dell’ex braccio destro di Alemanno, Antonio Lucarelli, e dell’esponente del Pd Micaela Campana.
METRO C – Le indagini sono state concluse nel luglio scorso. L’ex sindaco Gianni Alemanno, il suo ex assessore Antonio Aurigemma (Pdl) e l’ex assessore ai Trasporti in epoca Marino, Guido Improta, devono difendersi con altre 22 persone perché, nel 2011, alcune delibere sospette avrebbero ingannato Cipe, lo Stato, la Regione e il Comune di Roma, procurando un profitto di 230 milioni di euro ad alcuni costruttori.
SCARPELLINI – Nel 2016 gli inquirenti avevano raccoltole rivelazioni della ex compagna di Manlio Vitale, “er Gnappa“, un gregario che ai tempi d’oro della Banda della Magliana era il padrone della Garbatella. La donna aveva rivelato che Vitale era in contatto con Sergio Scarpellini, il costruttore scomparso il 20 novembre scorso e che negli anni ’90 affittava immobili al Parlamento. Per i pm fu come aprire il vaso di Pandora. Intercettazione dopo intercettazione nacquero diverse indagini, come quella che ha portato alla condanna in primo grado (3 anni e 6 mesi di reclusione) dell’ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele Marra, che avrebbe messo a disposizione dell’immobiliarista la sua funzione, per due assegni circolari da 367 mila euro. Marra sta affrontando anche un secondo processo per difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione alla nomina del fratello Renato, nominato a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio. E sempre dall’indagine su Vitale e Scarpellini che nasce l’inchiesta che porterà all’arresto del sindaco di Ponzano, Enzo De Santis, e all’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex vicepresidente della Regione Lazio, Luciano Ciocchetti (Udc), dell’ex FI Denis Verdini e, ancora una volta, dell’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd).
STADIO – Sempre dalle rivelazioni di Scarpellini è nata l’indagine sul Nuovo Stadio della Roma. L’imprenditore Luca Parnasi finisce in cella nel giugno scorso e il sistema da lui promosso, basato sulla corruzione a pioggia, travolge politici del M55, del Pd e di Forza Italia. Così i pm hanno chiesto di procedere con rito immediato nei confronti di Luca Lanzalone, l’ex uomo stadio della Raggi. L’inchiesta ha preso di mira, tra gli altri, anche Adriano Palozzi (FI), ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio, il consigliere regionale Michele Civita (Pd), quello comunale in quota Forza Italia Davide Bordoni e l’assessore allo sport del X municipio Giampaolo Gola (M55). Un filone di indagine punta anche su un giro di finanziamenti illeciti che avrebbe favorito Pd e Lega: sono indagati i rispettivi tesorieri, Francesco Bonifazi e Giulio Centemero. Dulcis in fundo l’ultimo stralcio: l’arresto del presidente dell’assemblea capitolina, il 5 Stelle Marcello De Vito e l’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore allo Sport, Daniele Frongia, e dell’ad di Acea Stefano Donnarumma, accusato per due sponsorizzazioni all’Auditorium della Conciliazione da 25 mila euro ciascuna, anche se per Acea Spa “le contestazioni non sono riferibili né allo stadio della As Roma né alla presunta vicenda del Business Park“. Frongia invece è stato accusato dopo le dichiarazioni con cui Parnasi aveva raccontato agli inquirenti di aver chiesto all’assessore il nome di qualcuno da assumere nella sua società “Ampersand”. Alla fine la persona segnalata da Frongia non fu assunta e i legali dell’assessore hanno reso noto che presto la faccenda verrà archiviata. Più complessa la situazione che riguarda De Vito: sarebbe stato corrotto, sotto forma di incarichi all’avvocato Camillo Mezzocapo, attraverso un “sistematico mercimonio della funzione pubblica” di cui avrebbe usufruito sia Parnasi sia i fratelli costruttori Pierluigi e Claudio Toti, oltre all’imprenditore Giuseppe Statuto.
PROVINCIA – Parnasi è coinvolto anche in un procedimento della Corte dei Conti, quello sul palazzo della Provincia. Un immobile inagibile acquistato alienando locali della Provincia, grazie a una certa dose di “finanza creativa“, ha portato i pm contabili a notificare un atto di messa in mora nei confronti di 105 persone. Dagli ex presidenti della Provincia targata Pd, Enrico Gasbarra e l’attuale governatore del Lazio e segretario del Pd Nicola Zingaretti, fino al sindaco di Roma Virginia Raggi, del Movimento 5 Stelle, e il suo predecessore Ignazio Marino.
CORTE DEI CONTI – Una delle indagini più importanti degli ultimi mesi è quella nata dalle dichiarazioni dell’avvocato che aveva in pugno numerosi giudici di Palazzo Spada, Piero Amara. Dalle sue rivelazioni i leader di Forza Italia e Pd, Berlusconi e Zingaretti, sono stati indagati rispettivamente per corruzione in atti giudiziari e finanziamento illecito. L’ex capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro, è indagato per false fatturazioni.