IL MESSAGGERO – CARINA – Il volto e l’anima di Roma, parla della Roma. Il sorriso e la simpatia di Gigi Proietti provano a stemperare il momento di difficoltà che sta vivendo la squadra di Di Francesco.
Maestro la disturbo?
«Mai quanto il 7-1 di Firenze».
Brutta batosta. Se l’aspettava?
«Vedo che il giornale le ha affidato un servizio funebre (ride). No, non me l’aspettavo. Il mio è il giudizio addolorato di un tifoso. Anche se non sono un tecnico che entra nelle scelte dell’allenatore non ne ho ben capito alcune. Ma lo tengo per me. Rischio altrimenti di fare brutte figure».
C’è però un consiglio che si sente di dare?
«Dopo un 7-1 è bene stare in apnea. Farei quello che i greci chiamavano l’epoché, la sospensione del giudizio. Lo consiglierei almeno sino a domenica. Magari dovessero farci una sorpresa allora sarebbe da guardarsi in faccia e dire: Ma che ci siamo rincoglioniti tutti’?»
Estendiamo l’epoché anche a Di Francesco?
«È una domanda dalle cento pistole. Comunque le dico di sì, sino a domenica. E dopo, se dovesse andare male, che le devo dire…Ci rassegneremo».
Che ne pensa della gestione di Pallotta?
«Non sono un esperto di cose societarie. Parlare di Pallotta è come parlare del convitato di pietra, se ne discute soltanto quando arrivano queste batoste. Mi auguro non se la prenda a male. Molti miei amici che sono più dentro di me nelle questioni del club, mi parlavano di grandi speranze, addirittura di stadi. Quando ci sono progetti così, da romano che ama la sua città, dico pure Aho, vediamo un po’ che succede’. Poi però quando assisto a questi risultati».
Come giudica l’operato del direttore sportivo Monchi?
«In estate molte operazioni mi convincevano. Non sapevo all’epoca se tutti quei calciatori sarebbero poi riusciti ad amalgamarsi e formare una squadra ma alcune individualità lasciavano ben promettere. Ho letto di perplessità sul fatto che la squadra fosse stata rivoluzionata per l’ennesima volta. Lo fanno in tanti, ormai il calcio ha assunto un aspetto commerciale che non può essere sottovalutato. Il problema è un altro».
Ossia?
«È che a volte si dà via l’oro e si compra il piombo (ride) Comunque il progetto di ringiovanire mi trova abbastanza d’accordo. E nella Roma ci sono tanti giovani di buona levatura».
Il suo preferito?
«L’ultimo gioiello, il biondino, Zaniolo. È un ragazzo che promette bene anche se non vorrei che facesse come Kluivert o il turco (Under, ndc) che sono partiti fortissimo e poi si son spenti. Mi auguro che sia una questione protocollare, un passaggio obbligato nella loro crescita».
Visto quanto accaduto con altri giovani talenti tipo Marquinhos, Lamela, Pjanic… un altro augurio è che continuino il loro percorso nella Roma e non altrove.
«Chi mi ha ricordato…Pjanic…Un nome che ha la stessa radice di pianto. E infatti abbiamo pianto e parecchio (ride). Questa, se mi è consentito, è la cosa che mi piace di meno dell’operato della società. Fateceli godere un po’ di più. Mica tanto, soltanto un po’».