Il cine-tampone di De Laurentiis (che non fa nemmeno ridere)
IL TEMPO – GORRA – La cosa strepitosa è che il risultato pratico della performance del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è che la Juventus ha fatto in mondovisione la figura della squadra onesta, corretta, che fa le cose come si deve e che i soliti furbacchioni con gli appoggi giusti vogliono defraudare ricorrendo a mezzucci i più meschini. La Juventus. Se non è un miracolo questo, poco ci manca. Basta ciò per rendersi agevolmente conto della magnitudine della tartufata messa su dal patron azzurro. Con tutti gli ingredienti tipici del caso: il pertugio normativo da provare a sfruttare a proprio vantaggio e pazienza per il resto; il piantarello preventivo e ricattatorio all’immortale quanto sommamente ipocrita grido di «pensate alla salute!»; il contorno di giornalisti con sciarpetta al collo a cui non par vero di potersi fiondare su internet ad aumentare il volume di casino; l’ombra – agitata da più parti – della pastetta politica (le Asl dipendono dalle Regioni, e si dà il caso che l’attuale governatore della Campania alla vigilia delle ultime elezioni fosse stato fatto oggetto della più irrituale delle dichiarazioni di voto proprio da parte di De Laurentiis). […]
In mezzo a tutto questo c’è lui, DeLa. Col suo goffo tentativo di farsi passare per paladino della salute pubblica e di forzare la mano per rompere l’equilibrio che fino ad ora ha consentito al calcio di andare avanti. Operazione sulla cui credibilità ciascuno giudicherà da sé. Magari ricordandosi di quel presidente che, il 3 settembre scorso, si era presentato all’assemblea di Lega a Milano con sintomi e sospetta positività senza dire niente a nessuno ed anzi dando la colpa della propria cera non eccellente ad un’indigestione di frutti di mare. Il suo nome era Aurelio De Laurentiis.