6 Feb 2019In Rassegna stampa5 Minuti

Il ponte promesso dal governo alla fine è sparito dalle carte: «Un incentivo a prendere il treno»

IL MESSAGGERO – DE CICCO –  Era il 28 febbraio 2017, Raggi brindava al patto con Parnasi e Pallotta, il compromesso che ha portato i grillini ad avallare un’operazione calcistico-immobiliare bollata fino a poco prima come «speculazione immobiliare». L’accordo: taglio (parziale) alle cubature monstre per negozi e uffici – che però continuano a sforare ampiamente il Piano regolatore – in cambio di una sforbiciata alle infrastrutture pubbliche che avrebbero dovuto pagare i proponenti. Ma il ponte, prometteva la sindaca, all’epoca consigliata da Lanzalone, sarebbe rimasto: «Un ponte sul Tevere snellirà il flusso di automobili attuali e supporterà quello previsto in occasione delle partite», l’assicurazione su Facebook.
Invece il Ponte, ribattezzato «di Traiano», è sparito. I privati non si sono più impegnati a finanziarlo, anche se i tecnici della Mobilità che hanno partecipato alla Conferenza dei servizi lo hanno definito fondamentale per scongiurare la paralisi. Ecco perché, prima che la Conferenza si chiudesse, per evitare un’altra bocciatura (sarebbe stata la seconda), a dicembre 2017 il governo, all’epoca a trazione Pd, annunciò che il collegamento sarebbe stato finanziato dallo Stato. Parole, a cui non è mai seguito un atto formale.
La stessa scena si è ripetuta in queste ultime settimane, col ministro Toninelli prima e il premier Conte poi, tutti ad annunciare che il governo, gialloverde in questo caso, sarebbe potuto entrare in campo, con i soldi dei contribuenti, «in caso di necessità». Ma il ponte, si è scoperto ieri, non servirebbe più. La soluzione? Scoraggiare i tifosi a prendere l’auto. Anche se i prof del Politecnico sono stati chiari: anche ammesso che «il 50%» degli spettatori («ipotesi ottimistica») andasse allo stadio coi mezzi pubblici, il quadro della viabilità sarebbe comunque «catastrofico», «blocco totale».Perché tutto graverebbe sull’unico nuovo ponte, quello «dei Congressi», impantanato per la verità in un iter burocratico tortuoso, e che «da solo – ha scritto il Politecnico – non è sufficiente».
«Se manca il ponte, rischia di andare al collasso tutto quel quadrante di Roma», spiega Andrea Giuricin, docente alla Bicocca di Milano ed esperto di economia dei trasporti. «La viabilità di Roma rischia la paralisi, come ha certificato il Politecnico anche nella relazione finale. Sul ponte di Traiano non si è mai andati oltre gli annunci e a oggi mancano tutti gli elementi essenziali per valutare l’opera-stadio nella sua completezza. Stiamo parlando di un quadrante della città già molto stressato, dove il trasporto pubblico avrebbe bisogno di una rivoluzione, per poter funzionare». La Capitale, dice Giuricin, «sconta una carenza di ferrovie e metropolitane. Andare a costruire una vera e propria cittadella senza sciogliere questi nodi, rischia di influire su una situazione già preoccupante. Anche sulla malandata ferrovia Roma-Lido non ci sono elementi chiari per capire se ci sarà il potenziamento promesso». 

 
«RADDOPPIO SALTATO» – «Dovranno essere tifosi e cittadini a farsi carico di tutte le conseguenze, della serie: arrangiatevi», è la sintesi di Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale. «A nessuna delle criticità che riguardano la mobilità è stata data una risposta esauriente». Il Ponte di Traiano, prosegue l’urbanista, «avrebbe invece raddoppiato il collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino rispetto al Ponte dei Congressi, la cui realizzazione è slegata dalla questione stadio, e avrebbe alleggerito l’area della Colombo e della nuova via Ostiense-via del Mare unificata. Così è un pasticcio».