REPUBBLICA.IT – BIANCHI – Su una cosa i vertici della Figc, con il presidente Gabriele Gravina, e quelli della Lega di serie A, Paolo Dal Pino e Luigi De Siervo, sono in sintonia: bisogna tentare di fare il possibile per tornare a giocare. Sul come e quando invece vanno in ordine sparso, e questo non è positivo. La Uefa ha minacciato la Federazione del Belgio che voleva chiudere qui la stagione: “Niente Coppe europee se non scendete più in campo” ha tuonato Alexsander Ceferin che ha già dato ampia dimostrazione di irresponsabilità e inadeguatezza. Ma se il governo belga decidesse che non ci sono più le condizioni per tornare a giocare, allora Ceferin non potrebbe che adeguarsi. Così come se succedesse in altre Nazioni.
La Uefa spera di disputare ancora tutte le Coppe europee, spostando la finale di Champions, se necessario, a Ferragosto. Ma forse non sa com’è la situazione in Europa. La Svizzera ad esempio deve ancora recuperare 15 giornate di campionato ma in proporzione alla sua popolazione è quella che ha il maggiore numero di contagiati e di morti al mondo. La Spagna è messa malissimo ma il n.1 della Lega, Javier Tebas, molto stimato da Cairo, farà l’impossibile per fare chiudere la stagione a Barcellona, Real e co.: si stanno studiando varie formule. La Bundesliga ha ipotizzato di riaprire gli stadi verso fine maggio (ha ancora 9 giornate da giocare), ma intanto metà dei club di seconda divisione sono a rischio crac.
E l’Italia? In serie A c’è una bella pattuglia che vorrebbe finire qui anche se gli orientamenti della Lega vanno in direzione diversa. La speranza è di tornare in campo il 20 o 24 maggio, speranza (di Gravina) che però ogni giorno si fa sempre più flebile: più realistico pensare al 6 giugno. C’è che vorrebbe mettere in un maxiritiro di un paio di mesi calciatori, tecnici, magazzinieri, osteopati, arbitri, eccetera. Non tutti insieme, ovviamente. I calciatori a Milanello, Formello eccetera. Gli arbitri a Tivoli o Sportilia. Si muoverebbero, blindatissimi, solo per le partite.
Ma che fare coi medici dell’antidoping, coi tecnici delle tv? Il rischio c’è perchè ogni partita, anche se a porte chiuse, muove almeno 300 persone. Test sierologico per tutti, più che tampone. Se si porta a termine questa stagione, la prossima potrebbe iniziare o a fine agosto o, più probabile, il 12 settembre (a porte chiuse, questo è certo). Un’altra ipotesi estrema, che ha qualche sostenitore in ambienti Figc, è quella di portare a termine la stagione, se fosse necessario, anche a settembre oppure ottobre, cominciando la prossima annata solo in inverno. Ma bisognerebbe vedere che ne pensa l’Uefa visto che entro maggio ’21 bisogna aver chiuso tutto per gli Europei spostati di un anno. Semmai, si può pensare in futuro di sfalsare il calendario. Ma per ora pare complicato anche se nel 2022 bisognerà fermarsi per un paio di mesi, visto che i Mondiali del Qatar si giocano in pieno inverno (21 novembre-18 dicembre). In serie A intanto continuerà il lavoro dei club con i loro calciatori per convincerli al taglio degli ingaggi: la Juve ha ipotizzato un 30 per cento in meno (dipende se si torna o no in campo), altre società puntano ad una percentuale superiore. De Siervo comunque non ha interrotto le trattative con Damiano Tommasi sullo sospensione degli stipendi (4 mesi per la Lega, 1 per il sindacato) per una questione di liquidità dei club anche se le parti sono ancora lontane.
“Come Aic abbiamo cercato un’intesa, che non escludo arrivi nei prossimi giorni. Vogliamo capire qual è l’idea della Lega, che dice solo di sospendere gli stipendi”, così il presidente del sindacato calciatori, Damiano Tommasi. “Sospensione e cancellazione sono due cose diverse e ci sarà tempo e modo per prendere un accordo a seconda di come va il campionato – ha aggiunto Tommasi ai microfoni di Radio Punto Nuovo -. Il grande tema è proprio quello ma da parte nostra non c’è nessuna chiusura. Sarà il comitato scientifico a dire se si può continuare e se sì potrà poi in consiglio Figc capiremo come fare”. “Non so chi mette voci in giro sulla nostra indisponibilità, il nostra questione di liquidità dei club, anche se le parti adesso sono loo lavoro è far sì che vengano rispettate le regole – ha aggiunto Tommasi – Stiamo parlando con la Lega Pro per tutelare i contratti minimi, per far sì che questa crisi non si ripercuota troppo sui club. La nostra preoccupazione è anche la sopravvivenza delle società. Un giocatore in scadenza di contratto avrà posizioni diverse rispetto a chi ha altri anni di contratto”.
In serie B lunedì è prevista una assemblea: chissà che linea terrà il presidente Mauro Balata dopo aver litigato con Gravina col piano Marshall. In serie C ieri assemblea a Firenze: davanti al presidente Francesco Ghirelli, fra i più solleciti nel fermare la stagione, un buon numero di presidenti sconvolti. Il n.1 della Pergolettese, società di Crema, ha perso un nipote e il medico sociale. Pasini (Feralpi Salò, Brescia) e Bonacini (Carpi) non hanno idea di quando potranno tornare a giocare. Iachini (Teramo) ha detto che bisogna “fermare qui il campionato”. L’avvocato Baroni ha spiegato che rischi ci sono in caso di sospensione. La C aspetta che il governo dia presto il via libera alla cig, cassa integrazione guadagni in deroga, che potrebbe interessare circa 2.000 giocatori (massimo 50.000 euro). Ghirelli si attiene alle direttive del premier Conte, e aspetta. Non può dichiarare adesso chiusa questa stagione infernale. Lo stesso fa Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, anche se dal Nord molti presidenti fanno pressioni per non tornare più in campo: basta pensare che quasi un terzo dei tesserati è in Lombardia che avrebbero difficoltà enormi nel riaprire i loro stadi. E poi molti dirigenti di fronte alla scelta fra salvare il posto di lavoro dei loro operai oppure iscrivere la squadra al campionato non hanno dubbi: per questo, Sibilia teme che la prossima stagione circa il 30 per cento di club non ce la faccia più. Probabile crisi anche in campo femminile: le ragazze aspettavano un riconoscimento importante, e doveroso, il professionismo. Adesso che succederà? Tolte quelle legate a club importanti, le altre società potrebbero avere enormi problemi il prossimo anno. Ma per ora il calcio italiano resiste e guarda i dati della Protezione civile, sperando di tornare ad inseguire un pallone . Ma a decidere quando, e se, si potrà davvero giocare a calcio non sarà certo Spadafora, che ha cambiato idea più volte, ma Brusaferro e Locatelli.