IL TEMPO – AUSTINI – Cade, anzi crolla. Poi quando tocca il fondo si rialza, reagisce, vince (pur perdendo un giocatore a settimana per infortunio), si illude e si risiede. Così all’infinito. La Roma da anni è la replica dello stesso film. Dell’orrore. Spalletti, Ranieri, Montella, Luis Enrique, Zeman, Garcia, Spalletti bis, Di Francesco, Ranieri bis e adesso Fonseca. Rosella Sensi, Pradè, i debiti, la banca, gli americani, Di Benedetto, Pallotta, Baldissoni, Baldini, Sabatini, Massara, Monchi, Gandini, Fienga fino a Petrachi. I romani, gli italiani, gli slavi, i brasiliani e gli argentini. Il bilancio, il fair play finanziario, le cessioni obblgatorie. I medici, i fisioterapisti, i campi, i crociati, le lesioni muscolari, gli allenamenti, i social, l’ambiente. E’ sempre colpa di qualcuno o qualcosa. Che poi cambia, per far ritornare tutto al punto di partenza.
Ora sarà il turno di Friedkin, che una volta chiusa la trattativa con Pallotta modificherà nel corso dei mesi tante cose nella Roma, a cominciare da alcune figure di riferimento. Il figlio sarà più presente in Italia, ecco finalmente l’occhio del padrone, si respirerà nuovo entusiasmo, si cercherà il modo di investire e aggirare i pesanti limiti imposti dalla Uefa. Ma sempre As Roma si chiamerà. Si allenerà a Trigoria e giocherà all’Olimpico aspettando che il Comune si decida a decidere sul nuovo stadio. Sempre gli stessi la commenteranno e la racconteranno. Una speranza c’è: Friedkin, fra le sue tante attività, produce e distribuisce film in tutto il mondo. Magari lui è in grado di cambiare la pellicola. Perché la replica dell’horror giallorosso ha stancato.