IL MESSAGGERO – TRANI – «Incomprensibile». La diagnosi, se vogliamo chiamarla così perché a quanto pare la guarigione non è completa, è di chi lavora quotidianamente in campo e nello spogliatoio. Di Francesco non si arrende all’evidenza, vedendo l’altalena delle prestazioni, ma è chiaramente preoccupato per l’insopportabile discontinuità della Roma. Passi avanti in classifica, indietro nel gioco. L’allenatore, con l’eccesso di sincerità che non gli è stata a tutt’oggi perdonata, ha ammesso anche in pubblico di diventare matto quando vede la squadra al buio in partita. Fragile, disorganizzata e soprattutto incapace di qualsiasi reazione. Scena muta. E’ successo nel 1° tempo della partita contro il Bologna, come in altre partite di questa stagione. Recidiva nella sua incompiutezza. Nel girone d’andata sono stati lasciati per strada 13 punti contro le piccole, a Bergamo nemmeno con 3 gol di vantaggio i giallorossi sono riusciti a portare a casa la vittoria e a Firenze addirittura l’umiliazione di quel settebrutto che la tifoseria non ha ancora cancellato. Nessuno dimentica le sbandate, i crolli e le figuracce. Ma la Soluzione, dopo 33 partite (e 33 formazioni diverse), non è stata ancora trovata. Si va avanti per inerzia, aggrappati al prossimo risultato da conquistare.
RACCOLTO ABBONDANTE – Il gruppo, però, non deve passare per malato immaginario. Perché la ricaduta è sempre possibile, addirittura si ripresenta con più frequenza quando la Roma affronta le piccole: il Bologna, lunedì padrone del match nonostante sia terzultimo, è l’ultima conferma. Eppure, se non fosse per la vergognosa eliminazione dalla Coppa Italia, i giallorossi hanno almeno ripreso quota in classifica, con la striscia dei 7 risultati utili in campionato, iniziata il giorno di Santo Stefano: 5 vittorie e 2 pareggi, quindi 17 punti, gli stessi che hanno permesso alla Juve di prendere il largo (+13). Dal ko allo Stadium e dal 10° posto, ecco l’attuale 5°, recuperando punti a chi è ancora davanti e a chi adesso sta dietro: al Napoli (5), all’Inter (4), al Milan (2), all’Atalanta (3), alla Lazio (7), alla Fiorentina (7), alla Sampdoria (10) e al Sassuolo (12). Anche la zona Champions, dal 26 dicembre, è più vicina: da meno 4 a meno 1. Nessuno, però, si fida.
RISCHIO CORTOCIRCUITO – La motivazione per il black out, e bisogna convivere con questa angoscia in ogni partita, è pronta e già confezionata. Vale per ogni stagione e per ogni caduta: questione di testa e via, senza guardare in faccia la realtà che chiama in causa pure i singoli, in alcuni casi sopravvalutati. Mentalmente, comunque, la Roma sembra sempre impreparata. Timida, impaurita e fiacca. E, anche fisicamente, a terra. Sindrome oscura che colpisce i senatori e i giovani. Inquadratura esemplare: Kolarov e Fazio, inguardabili difensori e al tempo stesso finalizzatori decisivi contro il Bologna. Oppure: Dzeko in Champions e in serie A non è lo stesso giocatore. Il mercato estivo non ha migliorato la rosa, decimata poi da 31 infortuni muscolari. Quello invernale non c’è nemmeno stato, ma qualche rinforzo il tecnico lo avrebbe gradito. Che, anche con il cambio di sistema di gioco, non è ancora uscito dal tunnel. Ma, pur senza aver alcuna certezza di poter centrare l’obiettivo, la rimonta c’è stata. E ovviamente Di Francesco se la tiene stretta.