IL MESSAGGERO – TRANI – L’equilibrio c’è, il gol no. Il comportamento della Roma quinta in classifica è di facile lettura. Basta prendere in esame le ultime prestazioni. Campionato o Europa League fa lo stesso. Più che sul gioco, è il caso di soffermarsi sull’atteggiamento. Che, dopo il derby del 1° settembre, è stato modificato con alcuni accorgimenti tattici. Il lavoro di Fonseca, però, è ancora lì, in mezzo al guado. Se adesso il 4-2-3-1 funziona in fase difensiva, contemporaneamente perde l’efficacia offensiva. L’involuzione, guardando alle 9 partite stagionali, è evidente: media di 3 reti nei primi 4 match e di 1 nei successivi 5. Spavalderia all’inizio e prudenza oggi: la sintesi è esagerata, ma non sballata. Il portoghese, al momento di analizzare ogni gara, promuove solo parzialmente la squadra. Mezza prestazione, di solito, gli va bene. E presenta l’elenco dei peccati, non sempre veniali: gli sprechi davanti e le distrazioni dietro, il possesso palla sterile e scontato. L’allenatore, comunque, non ha mai rinnegato il suo stile di gioco.
ATTACCO DECIMATO – E al gruppo ricorda sempre che la strada del successo passa per il coraggio e il dominio in partita. Facile a dirsi. Anche perché gli infortuni sono andati a colpire proprio i ruoli che hanno caratterizzato, in passato, le squadre di Fonseca. Il suo rombo offensivo accoglie soprattutto attaccanti. Se alza nel tridente l’esterno basso, significa che il suo sistema di gioco va aiutato in quel match o in quel periodo. Ultimamente, però, si è ritrovato senza i migliori interpreti di quel reparto: out da quest’estate Perotti, sempre titolare a sinistra nel precampionato, sono usciti di scena anche Under, Mkhitaryan e Pellegrini. Davanti, insomma, ha gli uomini contati. Proprio lì dove avrebbe usato il turnover per mettere in campo, anche per alternare i calciatori negli impegni ravvicinati, sempre i più freschi. Con l’obiettivo di sfruttare la brillantezza che, da qualche match, è mancata alla Roma. Tra l’altro anche Pastore va utilizzato con il misurino, essendosi spesso fermato prima dell’inizio della stagione. E Kalinic si è presentato a Trigoria senza aver fatto la preparazione con l’Atletico Madrid. Ecco perché Dzeko, risparmiato solo a Graz, gioca sempre e si stanca. Non c’è al momento l’alternativa per il centravanti che è stato appena operato per la doppia frattura allo zigomo destro. Non esiste nemmeno per Kluivert e Zaniolo, Da trequartista ha fatto un giro sulla giostra Veretout che, nelle caratteristiche, non porta qualità e si limita alla sostanza. Antonucci, primo cambio contro il Cagliari, rende bene l’idea di quanto la rosa sia in sofferenza. Anche perché sono out pure Zappacosta, stagione quasi compromessa, e Diawara, fuori per 2 mesi. E Spinazzola, con Florenzi indisponibile nell’ultime 2 partite per l’influenza intestinale, fatica a trovare la condizione migliore.
NON GIUDICABILE – La Roma di Fonseca, insomma, non c’è. E non si vede in campo. Sospeso, dunque, ogni giudizio. Sul metodo e ancora di più sul gioco. La realtà conta più di qualsiasi alibi. Il portoghese, costretto a scelte forzate e obbligate (e il nervosismo di domenica, in questo senso, è comprensibile), non può certo garantire sull’identità e sulla fisionomia. In 9 partite, solo a Bologna e a Lecce è riuscito a confermare la stessa formazione, assemblata per conquistare 2 successi: sofferti, ma pesanti. E con gli undici migliori per l’allenatore. E con Zaniolo, in entrambi i viaggi, dodicesimo uomo.