CORRIERE DELLA SERA – VALDISERRI – Il calcio italiano si sente sotto tiro e discriminato, ma non per questo, almeno per quanto riguarda una parte dei presidenti, ha rinunciato a combattere per portare a termine la stagione ed evitare il temuto tracollo economico.
Il timore di non poter ripartire, però, si fa ogni giorno più pesante. La Francia si è fermata. Succederà lo stesso anche in Italia? La tensione tra il ministro dello Sport, Spadafora, e la Lega Calcio ha raggiunto picchi di intensità mai visti prima.
Nelle stesse ore, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha aperto agli allenamenti «basici » anche per gli sport di squadra da lunedì prossimo. La “concorrenza” con gli altri campionati rischia di diventare un altro gravissimo problema per il nostro calcio. I ministri dello sport dei lander tedeschi sono favorevoli al via libera per la Bundesliga (ma deciderà il governo centrale, probabilmente il 6 maggio).
Le società inglesi hanno messo sul tavolo un piano dettagliato per ripartire, stanziando 4 milioni di sterline per l’acquisto di 26.000 tamponi sanitari da effettuare due volte la settimana nelle 20 squadre di Premier League. La grande paura è vedere le altre nazioni ripartire e restare fermi. Diventerebbe inevitabile, a quel punto, un ulteriore ridimensionamento del valore della serie A, con una fuga dei migliori calciatori.
La Roma si è già dovuta scontrare con la volontà del Lipsia di fare un’offerta al ribasso per il riscatto di Schick. Meno potere economico si ha e più è difficile sedersi al tavolo per una trattativa. Domani il club giallorosso pubblicherà la semestrale che era stata rinviata proprio per l’emergenza coronavirus. Il “rosso”, che sarà comunque consistente, è stato abbassato grazie all’accordo con i calciatori sugli stipendi. Ma è solo una toppa, non una misura strutturale.