IL MESSAGGERO – CARINA – Una li segna, l’altra li subisce. Una sorta di Giano bifronte caratterizza le palle inattive delle squadre capitoline. La Roma ha segnato quasi la metà dei gol in campionato (11 su 23), sfruttando azioni nate da calcio piazzato. Che sia un rigore, una punizione o deviazioni seguite da corner, le difese avversarie tremano. Una tendenza che si estende anche all’Europa League (3 su 6: Wolfsberger e 2 contro il Moenchegladbach). La Lazio, invece, delle 14 reti subite nelle prime 13 giornate del torneo, ben 5 arrivano da palla da fermo: su rigore di Kolarov nel derby, sugli sviluppi di un calcio d’angolo con Petagna (Spal), Lapadula (Lecce) e Caputo (Sassuolo) e su punizione diretta con Muriel (Atalanta). Anche per i biancocelesti il trend non muta nelle gare europee: 3 (Cluj, Rennes e Celtic) delle 7 reti incassate da Strakosha, giungono da calcio piazzato.
Se Fonseca può sorridere – sfruttando un trend che vedeva già lo scorso anno i giallorossi distinguersi in questa speciale graduatoria, avendo concluso la stagione al primo posto per le reti prodotte da palla ferma: ben 28 su 66 (42,4%) con 9 centri in più rispetto alla media della serie A (19) – Inzaghi deve correre ai ripari. Perché, come per la Roma in attivo, questa è una lacuna difensiva già evidenziata nella passata stagione, quando nella classifica dei gol presi in questo specifico frangente, i biancocelesti si piazzarono secondi soltanto all’Atalanta. L’apice venne toccato nel derby d’andata (29 settembre) quando i tre gol dei giallorossi (Pellegrini, Fazio e punizione di Kolarov) arrivarono da azioni nate da calcio piazzato. Tre, come le reti segnate domenica dalla Roma al Brescia. Anche in questo caso sbocciate da palla inattiva.