GAZZETTA DELLO SPORT – DI CARO – Quella della Roma non è una stagione sportiva, è la Legge di Murphy applicata al calcio: «Se c’è una cosa che può andare male, lo farà». Poteva esserci di peggio nella finora semi-tragica annata giallorossa di, nell’ordine: alcuni costosi flop di mercato e molti altri giocatori deprezzati; una dura contestazione dei tifosi; uscire dalla Coppa Italia dopo un vergognoso 7-1; perdere un derby 3-0; essere eliminati agli ottavi di Champions (anche) per un rigore negato al 118esimo; l’esonero conseguente dell’allenatore; le dimissioni del direttore tecnico; la sostituzione dello staff medico col record di infortuni; la squadra attualmente fuori dalla zona Champions? Sì, qualcosa di peggio c’era ed è puntualmente accaduto: vedere ancora una volta il progetto del nuovo stadio, crocevia del futuro del club, avvolto nelle polemiche e negli scandali a causa di corruzioni e tangenti al centro di un’inchiesta giudiziaria che ieri ha sconquassato la capitale e portato all’arresto di Marcello De Vito – uomo forte del Movimento 5 Stelle nell’amministrazione Raggi – che guidava in qualità di presidente del Consiglio comunale di Roma Capitale i lavori dell’Assemblea capitolina che si occupavano del progetto per la realizzazione del Nuovo Stadio della Roma. L’accusa è avere incassato somme dal costruttore Luca Parnasi per favorire il progetto.
Ma va chiarito subito un punto: se il club è responsabile degli errori di mercato, tecnici o strutturali interni, nella questione stadio è soltanto parte lesa. E con la Roma lo sono i suoi tifosi. Oggi si contano esattamente 2606 giorni da quando è stato avviato il progetto Nuovo Stadio. Nel frattempo si sono alternati tre sindaci di tre diverse parti politiche – Alemanno, Marino e Raggi -, oltre a un commissario straordinario, Tronca. Ci sono stati due progetti: il primo del 26 marzo del 2014, con Marino sindaco, e l’attuale approvato dalla giunta Raggi nel 2017. Un iter infinito, pieno di cambiamenti e polemiche. Nel giugno del 2018 è stato arrestato per corruzione il costruttore Parnasi e anche allora la Roma non c’entrava, ma subì nuovi ritardi. Ora il nuovo intoppo a pochi metri dal traguardo annunciato dalla Raggi il 19 gennaio alla Gazzetta: «Lo stadio si farà». Mancano infatti solo due passaggi: l’approvazione del Consiglio comunale della variante del piano regolatore che recepisce le indicazioni giunte dalla conferenza dei servizi e poi l’ultimo sì, quello della Regione. Procederanno con una inchiesta in corso?
Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo ha spiegato: «L’As Roma non è coinvolta nell’inchiesta. Per ora non ci sono atti amministrativi alterati. La Procura non chiederà di bloccare l’iter, ma potrebbero essere altre sedi a farlo». Ecco di nuovo dubbi, ritardi e paura che tutto si blocchi. La Roma fa muro con il dg Baldissoni: «Non si rallenta nulla, lo stadio è un diritto acquisito». In ballo non ci sono solo i tanti milioni investiti nell’operazione dal presidente Pallotta fino ad oggi, ma il futuro del club domani. Non solo un mega progetto da un miliardo (tra impianto e opere pubbliche), ma la passione di milioni di tifosi. Che ora temono gli scenari più disastrosi, in perfetta legge di Murphy.
Roma ha vissuto ieri l’ennesima pagina nera di una città che sembra incapace di rialzarsi, zavorrata da incapacità, malaffare, incuria e ruberie. Ma la Roma e i suoi tifosi in tutto questo non c’entrano. E vanno rispettati e salvaguardati.