17 Gen 2019In Rassegna stampa5 Minuti

Operazione riscatto, rilancio capitale. Mazzarri riparte dalle sue certezze per la scossa Toro

GAZZETTA DELLO SPORT – PAGLIARA – Dimenticare in fretta la delusione di Coppa, ma resettare quello proprio no. Ha dormito poco in queste notti Walter Mazzarri, cosa che a dire il vero non gli capita poi così raramente, ma la convinzione che sta entrando nella testa di Walter è che la formula migliore sulla strada che porterà all’Olimpico di Roma sia quella di ripartire dalle certezze di sempre. Nonostante i ripetuti infortuni, e tutti a centrocampo, che somigliano molto a una maledizione (e la speranza è di recuperare almeno uno tra Baselli e Lukic), dalla pancia del Filadelfia filtra una voglia matta di riscatto. Per una «ripartenza Capitale», forse, migliore occasione non poteva esserci, perché il film del girone di andata racconta come il Toro non abbia mai «toppato» contro le grandi della nostra Serie A. Ripartire di slancio, d’accordo, ma senza dimenticare il lavoro avviato a Bormio e perfezionato a Torino. Detto più semplicemente, non sarà questo il momento di trasformazioni epocali sia negli uomini (al netto delle assenze obbligate) sia nell’assetto che obbligherebbero il tecnico a smontare tutta la squadra intraprendendo un percorso che nasconderebbe non pochi dubbi e incognite.

L’ANIMA 

Mettendo da parte almeno per un attimo la delusione di Coppa, questo Toro ha finora dimostrato di avere un’anima. Marcata e precisa. E proprio nelle occasioni in cui il Toro ha incrociato le grandi è stata ben riconoscibile: vedere, ad esempio, il derby giocato in maniera gagliarda o, se vogliamo restare alle uscite più recenti, l’aver affrontato alla pari il Milan e la Lazio in trasferta. E allora la soluzione appare sempre più come una logica conseguenza: con la Roma, l’assetto non varierà dal collaudato 3-5-2 che ha rappresentato sì il modulo-madre ma anche la piattaforma sulla quale Mazzarri ha iniziato a inserire concetti e schemi, ora ben consolidati, nel suo «sistema». E in campionato è stato anche redditizio: perché al giro di boa, l’Europa dista appena 3 punti nonostante i tanti punti persi un po’ per i torti arbitrali un po’ per errori made in Toro. Certo, la squalifica di Meité e il punto di domanda sulle condizioni di Baselli e Lukic non agevolano. Ma lo spostamento di Ansaldi in mezzo e il probabile recupero di uno dei due centrocampisti aiuterà a trovare una quadra.

LA FISIONOMIA 

Smontare tutto significherebbe anche snaturare una squadra che, fino ai titoli di coda del 2018, aveva trovato una sua precisa fisionomia. E che Mazzarri aveva forgiato sulla solidità difensiva e sul «fattore» rappresentato dagli esterni. Partiamo dalla difesa. Mancherà Izzo, ma ci sarà un Nicolas Nkoulou al top, e non semi febbricitante come con la Fiorentina. L’importanza del camerunese negli equilibri e alla voce compattezza la si è apprezzata ancora di più nel finale dell’ottavo di Coppa Italia. Nkoulou è il leader, il cardine di un progetto votato all’impermeabilità. Sugli esterni il sereno non è mai mancato: Ola Aina e De Silvestri sono due garanzie di rendimento, e ultimamente si stanno affacciando anche con maggiore continuità in zona offensiva.

LA VARIABILE BERENGUER

 Il discorso sugli attaccanti diventa un riflesso condizionato di tutto il ragionamento. La coppia composta da Iago Falque e dal capitano Belotti è il «campo base» di Mazzarri. È la soluzione che gli offre un mix di equilibrio e pericolosità più di tutte le altre possibilità. Attenzione, però: c’è una variabile al tema e che potrebbe essere rappresentata da Berenguer. L’innesto dello spagnolo nell’undici offrirebbe la possibilità di proiettare il 3-5-2 verso un modulo con il doppio trequartista, una opzione alla quale Mazzarri è ricorso già altre volte in questa prima parte del campionato. E, a proposito di certezze, non sorprenderebbe.