IL MESSAGGERO – ANGELONI – Certo, proprio a Firenze e contro la Fiorentina, la ex squadra di Paulo Sousa. Si ritorna a parlare portoghese, sì proprio lui e sempre lui. Come sempre in questi casi, quando Di Francesco torna in bilico, e ci torna davvero, dopo una serata come questa, con la Viola. Quando la Roma vuole farsi male, ecco che ricorre l’1 a 7, o il 7-1, fa lo stesso e sempre sette sono. Quando si fa, si fa per bene. Sette sono tanti e invitano Pallotta a porre rimedio, al di là delle smentite doverose. Il presidente ha la sua idea, da Cagliari addirittura, 8 dicembre: via DiFra. Monchi ne ha un’altra, da sempre: resta Di Francesco, senza se e senza ma. E infatti si arriva all’“e sono ancora qua, eh già” del 29 dicembre, Parma-Roma, sembrava la fine di un incubo. E l’incubo è tornato, a Firenze, contro i Viola. Sconfitta incredibile, inspiegabile. Monchi si piazza ancora sulle spalle di Eusebio, come a dire: prendetevela con me. Le riflessioni verranno fatte, fino a quando non si deciderà se continuare o meno. E per ora, trapela, che si va avanti così. L’allenatore può non piacere alla dirigenza o a una parte di essa, ma è evidente come questa umiliante e raccapricciante sconfitta non sia figlia solo di scelte dell’allenatore. I giocatori del resto li abbiamo visti tutti.
DISTRUTTO Di Francesco entra nella sala stampa del Franchi come se avesse preso – nello spogliatoio – un’altra razione di schiaffi. Ma è serio, con la schiena dritta. «Io non mi dimetto, nella mia testa non c’è questo tipo di pensiero». Così, in sintesi. Non si dimette e per ora non viene presa alcuna decisione drastica, c’è il Milan a un passo. Eusebio pensa solo a come uscirne, di nuovo: la Roma è infinitamente malata. E i motivi sono tanti. «Ora c’è solo da chiedere scusa a tutti i tifosi per la prestazione vergognosa che abbiam fatto. La lista degli errori è piena: ma mi dispiace di più che nella difficoltà si perde la testa. Questo non dimostra unione, ma il contrario. Quando si è squadra lo si deve essere anche quando le cose vanno male. Parliamo sempre di una Roma di giovani, ma non possiamo trovare alibi. Basta, basta, basta. Dobbiamo guardarci in faccia bene, per quella che è stata la prestazione. Non esiste puntare il dito su un cambio sbagliato, su una scelta. Siamo noi, insieme, compreso me, che dobbiamo capire che così non va e non può andare». Oggi si torna a Trigoria, con i tifosi molto arrabbiati, anche ieri a Firenze si sono fatti sentire. In questo scenario, Eusebio dovrà ricomporre i cocci e provare a pensare al Milan, sapendo che la sua Roma ha disimparato a difendere. «Il nostro portiere al Franchi ha fatto una parata e abbiamo preso sette gol. Abbiamo difeso malissimo, è una cosa che mi fa impazzire, possibile che una delle migliori difese dell’anno scorso, in questo momento non sappia difendere? Ora dobbiamo capire qual è il sistema giusto, questo modulo sembrava la soluzione. Ma la tattica va a farsi friggere quando non si è accompagnati da altro. Nel calcio se non si tirano fuori determinate cose, determinati atteggiamenti, il resto non conta niente».
RIENTRO IN PULLMAN Intanto, ieri sera, la squadra è rientrata da Firenze a Roma in pullman anziché in treno come inizialmente previsto per ragioni di ordine pubblico.