IL TEMPO – MENGHI – Un caffè tra amici dopo la bufera. Monchi e Massara, passato e presente della Roma, si sono ritrovati ieri in un bar della capitale, nel quartiere di Mostacciano, per un saluto e due chiacchiere in tranquillità, lontano dai problemi di Trigoria che hanno portato il primo all’addio e il secondo a farsi carico di tutto a stagione inoltrata, senza certezze sul futuro. Il rientro dello spagnolo, dopo la presentazione a Siviglia che aveva provocato la reazione di Pallotta da Boston, era in realtà programmato: aveva lasciato qui un po’ di burocrazia in sospeso e aveva delle questioni personali di cui occuparsi prima di iniziare il nuovo mandato con la squadra andalusa dal 1o aprile.
Monchi è rimasto alla larga dal Bernardini, svuotato causa impegni dei nazionali, ma se nell’aria sono rimaste inevitabilmente le scorie delle parole pesanti volate tra la Spagna e gli Stati Uniti i rapporti tra la Roma e il suo ex diesse non sembrano essersi logorati e un domani potrebbero tornare utili in chiave mercato. Prova ne è lo stupore di Schick, che parla a nome dello spogliatoio dal ritiro con la Repubblica Ceca: “Non ci aspettavamo che se ne andasse, questa cosa ha colpito tutti. Era un dirigente molto onesto, ci sosteneva e ci difendeva sempre. Sono dispiaciuto che ci abbia lasciato. Piaceva a tutti, nessuno aveva alcun problema con lui. Ogni giorno ci seguiva in allenamento, chiunque aveva un problema poteva andare da lui e divertirsi”. Altra evidenza dei buoni rapporti è proprio l’incontro con Massara, ora sul trono della direzione sportiva del club giallorosso.
In eredità Monchi gli ha lasciato qualche grana, soprattutto alla voce rinnovi: Zaniolo e De Rossi sono i principali nodi da sciogliere, ma anche El Shaarawy, Dzeko, Kolarov, Jesus e Fazio, tutti a scadenza 2020. Di questi il primo candidato alla firma è il Faraone, che quest’anno ha trovato gol e continuità e, salvo ripensamenti, sposerà ancora il progetto giallorosso, restando fuori dalla rivoluzione che potrebbe coinvolgere big come l’attaccante bosniaco, reduce da un’annata nervosa e poco prolifica, e il suo amico serbo, contestato nonostante i numeri impressionanti delle due stagioni da romanista. A 33 anni entrambi possono chiudere il ciclo nella capitale e cambiare aria. Fazio ha disatteso le aspettative e tutta la difesa è da rifare: neppure Manolas, l’unico a salvarsi nonostante qualche errore pesante (meno del collega di reparto) e i continui ed esagerati allarmi infortunio, è certo di restare, anche in virtù del fresco passaggio nella scuderia di Raiola e della clausola di 36 milioni di euro su cui hanno messo gli occhi in tanti, United compreso.
Chi invece la Roma vuole tenersi stretta è Zaniolo, il ragazzino che potrebbe valere una plusvalenza da record, quella che entro il 30 giugno servirebbe a Massara per far quadrare i conti, ma il vero regalo sarebbe riuscire a trattenerlo con l’adeguamento di contratto promesso, sacrificare qualcun altro e ripartire da telenti come lui. Magari con il plus dell’esperienza di De Rossi, che a fine stagione sceglierà cosa fare da grande con il pieno appoggio della società. Il passaggio di consegne c’è stato, adesso tocca all’erede di Monchi gestire rinnovi e cessioni che definiranno la Roma del futuro.