IL MESSAGGERO – BUFFONI – Agosto, ultima frontiera. Non c’è il capitano Kirk a indicare la rotta e non siamo sulla Uss Enterprise, ma il viaggio che sta compiendo il calcio in questa vita sospesa causa pandemia somiglia a un’avventura di Star Trek nello spazio ignoto. Quest’anno è la data astrale di riferimento per le partite più belle, quelle che mancano per assegnare Champions ed Europa League di questa disgraziata stagione.
Comincia una settimana decisiva per la Uefa. Domani la federcalcio europea tornerà a riunire in videoconferenza le 55 federazioni affiliate. Mercoledì sarà la volta delle Leghe nazionali e dell’Eca (l’associazione dei Top club continentali presieduta da Andrea Agnelli). Giovedì 23, infine, si terrà il Comitato Esecutivo dove verranno tirate le somme. Difficile, però, che si arrivi a scelte definitive perché la diffusione del coronavirus resta ancora imprevedibile e i governi non hanno ancora intrapreso con decisione la strada della cosiddetta Fase 2 di parziale riapertura. Ma un indirizzo più leggibile circa la traiettoria che prenderà il pallone è lecito aspettarselo. L’obiettivo della Uefa è quello di concludere il percorso delle due coppe entro agosto, termine oltre il quale sarà praticamente impossibile andare se non si vuole compromettere anche la prossima stagione. Così lo schema è bell’e pronto: Champions League, ritorno dei due ottavi di finale che mancano il 7 o l’8 (Juventus-Lione, andata 0-1; e Barcellona-Napoli, andata 1-1) e poi, quarti con andata e ritorno dall’11 a Ferragosto; semifinali dal 18 al 22 e finale all’Ataturk Stadium di Instanbul sabato 29 agosto ovvero tre mesi dopo la data iniziale del 30 maggio. Parallelo il cammino dell’Europa League: il 2-3 agosto via agli ottavi con Siviglia-Roma e Inter-Getafe (ritorno il 6); quarti 10-13; semifinali 17-20 e finale a Danzica mercoledì 27. Tutto, ovviamente, a porte chiuse ma in diretta tv.
Per raggiungere l’obiettivo la Uefa ha però l’esigenza di conoscere il cammino dei campionati nazionali che è tutto tranne che uniforme. Da Nyon hanno dovuto dissuadere per esempio il Belgio che, a inizio aprile, aveva già deciso di finirla lì e di assegnare il titolo al Bruges. Decisione rientrata dopo il richiamo dell’Uefa a scegliere un percorso condiviso. Richiamo che però non è arrivato alle orecchie della Scozia, dove attraverso la votazione dei club è stato deciso di assegnare il titolo al Celtic facendo infuriare i Rangers che, pur staccati di 13 punti, hanno contestato il voto. Mentre gli Heart of Midlothian, ultimi, hanno annunciato ricorso contro la retrocessione d’ufficio.
La Uefa ribadirà a Federazioni e Leghe che, pur andando ovviamente oltre la data canonica del 1° giugno, avrà bisogno di conoscere una classifica definitiva per poter stabilire la partecipazione alle Coppe 2020/21. Non servirà dichiarare una squadra campione, ma indicare una prima, una seconda, una terza in classifica e così via. Ma si parlerà, chiaramente, anche e soprattutto di soldi. Naturalmente i campionati maggiori, ovvero Premier League, Liga, Bundesliga, Serie A e Ligue 1, sono i più importanti. Ma il sistema calcio è fondato sulle interconnesioni sportive e di mercato per cui, in caso di un numero di fallimenti consistente, tutto il movimento rischia di affondare. È il principio istitutivo del Financial Fair Play (allentato ma non cancellato) e dell’esistenza di 565 milioni accantonati in un Fondo che, presumibilmente, verrà usato. Ma la Uefa conta su 1,2 miliardi e sono i tifosi che, soltanto in Europa, seguono questo sport e continueranno a seguirlo. Anche se solo in tv, fino alla fine della guerra al Covid-19.