IL TEMPO – AUSTINI – Ci risiamo. Un direttore sportivo della Roma, in questo caso Petrachi, che diventa il protagonista inatteso di una conferenza stampa organizzata per presentare nuovi calciatori. I giovani Carles Perez, Villar e Ibanez assumono il ruolo delle comparse al fianco del dirigente infuriato per alcune ricostruzioni sulla gestione di questo momento di crisi. Prima o poi tocca a tutti, romani, italiani o stranieri, che si chiamino Sabatini o Monchi, c’è sempre un momento in cui il dirigente responsabile dell’area sportiva giallorossa punta il dito contro i media e si ritrova costretto a chiarire, ribattere, attaccare per allontanare la pressione accumulata nei mesi in un ruolo scomodo.
Il pomeriggio scoppiettante di Trigoria si apre con un monologo di Petrachi della durata di 14 minuti. Ecco alcuni concetti espressi dal salentino a ruota libera: «A volte quando si dicono cazz…te, se non fermi l’emorragia passa-no per vere. La Roma ha fatto una rivoluzione, ha fatto uscire 20 giocatori e ne ha presi 14. Questo club non compra giocatori a 70 milioni, con quella cifra ho acquistato 7 giocatori e 6 titolari su 11 sono nuovi: nessuno in Italia ne ha cambiati così tanti. Non amo le calunnie e le falsità, che spesso escono fuori da vigliacchi. La Roma la sento mia, anche se qualcuno vuole già tagliarmi la testa. Finché sarò qua cercherò di fare la mia idea di calcio, ci riuscirò? Non lo so, ma ce la metto tutta». Nonostante abbia un contratto valido per altri due anni, Petrachi parla come se si sentisse già in scadenza. L’ombra di Paratici, qualora rompesse con la Juventus, già si aggira attorno al direttore sportivo ma la realtà è che ad oggi nulla è stato deciso da Friedkin e che il futuro del leccese sarà deciso dai risultati: il quarto posto sarà decisivo anche per lui. Per ora ci tiene a dire che la riunione avuta con i rappresentanti del futuro proprietario è servita a spiegare «i programmi e gli investimenti da fare: i nuovi acquirenti volevano sapere le possibili spese della Roma». Poi spiega che «un eventuale cambio di proprietà crea scompensi e problematiche: non sei padrone e libero di fare come vuoi. Ma ai giocatori ho detto: “Non dovete pensare che arriva Paperon de Paperoni e compra chissà chi, ma solo fare calcio”».
Smentiti attriti con Fonseca e Dzeko, Petrachi ne ha anche per Sabatini che l’ha accusato di avergli soffiato Ibanez pagando laute commissioni agli agenti: «Il ragazzo ha fatto una scelta non per una questione economica». Intanto dopodomani a Bergamo c’è uno spareggio per la Champions: «Fino a venti giorni fa si decantava una Roma importante. Dobbiamo mettere più cattiveria come ho detto ai ragazzi entrando nello spogliatoio a Reggio Emilia dopo il primo tempo penoso giocato col Sassuolo. Con l’Atalanta abbiamo una finale, siamo a tre punti e sono convinto che ne usciremo anche più forti». In 90 minuti, in fondo, si gioca tanto anche del suo futuro.