Clinica Champions: i valori distorti dai tanti infortuni
LA REPUBBLICA – SISTI – Quando la Champions muta geneticamente (debutterà anche il Var) è sempre un’altra storia: ottavi, scontro diretto, dentro e fuori, passo io e tu vai a casa. Da domani vedremo un calcio diverso, c’è poco da fare. Però bisogna arrivarci. E non è mai semplice. Poi ci sono due mesi in più nelle gambe e alcune di queste sono finite in infermeria (qualcuna ancora non è uscita). Due mesi dopo la fine della fase a gironi nulla è scontato perché non è detto che i valori di dicembre siano rimasti invariati. Al contrario. Ci sono squadre che hanno perduto slancio.
Prendiamo il Porto che domani aprirà gli ottavi all’Olimpico contro la Roma: gli mancano dei titolari (Marius, Marega, Pererira e Aboubakar), in campionato pareggia persino con la Moreirense e la sua leadership è stata messa in discussione da Braga e Benfica. Quello un tempo abitato da Mourinho è un ambiente abituato a certe sfide, meno lo sono l’attuale allenatore, l’ex laziale Conceicao, e alcuni giovanotti della rosa. Di contro la Roma ha perso Schick e non ha ancora ritrovato Ünder, che non è poca cosa. Di Francesco ha una ricca chance ma soltanto se riavrà Manolas e se i centrali di centrocampo faranno ciò che devono, anche se sappiamo che De Rossi è appena rientrato e Cristante, in progresso, è un adattato in quella zona del campo. Però è lì che la Roma, le cui guide “sprituali” restano Zaniolo e Dzeko, può uscire o andare ai quarti.
La luna di traverso è ciò che mina le aspettative di molti club esaltati dai gironi e dal loro autunno: se la leggera flessione qualitativa del Liverpool di Klopp dipende da un calo fisiologico non ancora risolto (e il Bayern potrebbe approfittarne), quella probabile del Psg è legata soprattutto alle sicure assenze, domani, di Neymar e Cavani, l’uruguaiano di fresco acciacco, che lasceranno il solo Mbappé a testimoniare dell’unico tridente offensivo in grado di competere con le trinità di Barcellona e Liverpool. Quello che succede prima di Natale passa al vaglio dell’usura fisica. Lo sanno bene la Juventus, priva di Chiellini e Bonucci, e il Tottenham privo di Kane e Alli. Quanto a lesioni pre-natalizie, il City sembrava quello messo peggio. Solo la Roma ha avuto più infortuni del City. Ma Guardiola non ha perso quasi niente, in termini di punti e convinzione, e ora deve soltanto provvedere al totale recupero di De Bruyne.
Due le squadre rinate in questi giorni di letargo: Real Madrid e Manchester United. Le davamo per decedute. Clamorosa la loro resurrezione, dovuta a un cambio in panchina che pareva la mossa della disperazione per evitare che la stagione diventasse una stagione all’inferno. E invece. Solari e Solksjær sono le stelle fisse del momento, brillano anche se stanno fermi in panchina. Hanno ridato slancio a giocatori formidabili che si erano addormentati sotto le precedenti gestioni (Pogba e Modric) e puntato su ragazzi che Lopetegui e Mourinho avevano deciso di ignorare o limitare (Rashford e Vinicius). Il Psg dovrà verificare la grandezza del nuovo United, ma rischia tanto. Mentre non è una follia supporre che, vista la sua posizione storica e le tre Champions vinte consecutivamente, da reietto il Real Madrid (mercoledì contro l’Ajax) sia tornato ai suoi livelli, anche senza Ronaldo, pronto per esserci sino in fondo anche stavolta. Tanto per ricordare chi comanda veramente in questo calcio dei troppo forti. E forse troppo ricchi.