Coronavirus, Tommasi: «Torniamo in campo solo se ci sono le condizioni. Si riparte soltanto se finiamo»
LIBERO – Dopo lo stop agli allenamenti fissato fino al 13 aprile, la Serie A fa le prove di ripartenza. Domani è prevista l’assemblea di Lega che potrebbe fissare le date della ripresa della stagione. E anche i calciatori sono pronti a ripartire. Questa la posizione espressa da Damiano Tommasi, presidente dell’AIC.
Si vuole evitare di compromettere la prossima stagione, l’alternativa è chiuderla qui. Quanto è concreta questa possibilità?
«Noi speriamo che ci siano le condizioni per tomare in campo, ma lunedì abbiamo affrontato per la prima volta questa prospettiva. E abbiamo detto che siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il sistema»
Se si riprende a porte chiuse, i danni d saranno comunque. E servirà un sacrificio sugli stipendi…
«I calciatori sembra che siano l’unico costo… La verità è che lo stop alla stagione certifica una situazione: senza classifica non ci sono i bonus legati al risultato. In caso di ripresa, invece, bisognerà calcolare i danni per i club e le richieste ai calciatori. E se un giocatore ha già un accordo con un’altra squadra dal 1 luglio? Prolunga o cambia maglia? Sono temi da affrontare in fretta».
La Juve ha già raggiunto un accordo, l’Inter è pronta a imitarla. Gli accordi individuali indeboliscono il sindacato?
«Il nostro lavoro, e quello delle Leghe, è cercare una soluzione condivisa. Gli accordi collettivi servono proprio a non creare contenziosi. Se la Juve ha trovato il sostegno della squadra, a noi va più che bene».
Quali sono le condizioni minime per riprendere?
«Innanzitutto deve esserci una prospettiva che oggi manca. Al momento le persone devono limitare i nostri spostamenti, perché dobbiamo far uscire di casa i calciatori? Per una stagione che non si sa se riprenderà? Non ha senso tornare in campo per “sperare”. Anzi, c’è il pericolo di altre positività che blocchino tutto. E bisogna capire gli effetti dell’infezione sull’idoneità sportiva: Pepe Reina ha confessato di essersi sentito mancare l’ossigeno per 25 minuti…».
Avete considerato dei paletti irrinunciabili?
«Tre aspetti: 1) che l’emergenza sia finita, e ce lo auguriamo tutti. 2) Se si torna a giocare deve essere per portare a termine la stagione anche oltre il 30 giugno, perché mancano ancora tante partite. Scegliere a tavolino promossi e retrocessi è complicato, parliamo di investimenti importanti come per il caso del Benevento. 3) Si deve poter viaggiare in sicurezza, perché non è solo questione di allenarsi ma di muovere 50 persone due volte a settimana – i ritmi saranno quelli – in quella che è zona rossa. E parlo per esperienza personale…».