Da De Rossi al Papa: così i nuovi murales diventano Pasquino
REPUBBLICA – DI PAOLO – L’anima della città è impressa sui muri. No, non si tratta di scritte e graffiti, stavolta. Si tratta di costanti apparizioni cartacee: murales in cellulosa che nottetempo spuntano qua e là nella Capitale. Qualcosa in meno che semplici affissioni, ma forse anche qualcosa in più. Installazioni visive. L’evoluzione — graficamente sofisticata — delle intramontabili pasquinate. Diciamo pure così: Pasquino 3.0, situazionismo da parete per il ventunesimo secolo. Provocatorio? Quasi sempre, ma non necessariamente politico. Talvolta, è pura emozione. Così, ieri mattina, sul presto, nel cuore di Testaccio — piazza del vecchio mercato, lato via Bodoni — è apparsa, in vista della sua ultima partita in veste giallorossa, l’effigie di Daniele De Rossi. Sigla DDR, braccia al cielo, espressione da gladiatore. Una frase in latino, proverbiale, facile: “In hoc signo vinces”; una in inglese, allusiva ma altrettanto trasparente: “Yankee go home!”. L’opera, realizzata da un collettivo di street-art, Laika, ha destato subito attenzione. Foto, selfie, sorrisi — e un ghigno infastidito dai titolari di negozi e vetrine contigue. Ma è un dettaglio. Conta di più questa manifestazione direi epidermica degli stati d’animo: quasi che la città si tatuasse addosso le sue ansie, preoccupazioni, i suoi umori e malumori. La pelle di Roma racconta, rivela; è un libro aperto con figure, è carta da parati narrativa. Bisogna prestare attenzione, non distrarsi. DDR maltrattato dalla società in mani Usa viene così, almeno in parte, riscattato dalla fedeltà dei suoi tifosi. Murale meno enigmatico di quel Pasolini che teneva in braccio sé stesso cadavere, apparso più volte. E meno politico di Matteo Salvini ritratto con pistola ad acqua, di Giorgia Meloni con bambino nero in braccio, di Luigi Di Maio rider, o di papa Francesco armato di pennello e vernice. Opere evidentemente clandestine, che il più delle volte vengono rimosse in fretta e furia: ricordate il Super Pope, il pontefice in veste di supereroe, già tre anni fa? L’Ama se ne sbarazzò senza remore né rimorsi. La sindaca Raggi e l’assessore Luca Bergamo ricevettero l’autore in Campidoglio, e tutto finì con un bonario scappellotto pubblico. La storia, naturalmente, non è finita lì. Arte proibita? Meno di quel che divenne nei secoli la pittura erotica pompeiana, fatta intonacare con solerzia dai bacchettoni a venire. Le nuove pasquinate creano meno imbarazzo. E il tassello DDR è un nuovo capitolo di questa originalissima saga parietale sui miti della squadra cittadina: il volto del centrocampista era già stato dipinto a Ostia nelle scorse settimane (sfregiato e poi recuperato); e nel frattempo su un muro della scuola Manzoni, quella a suo tempo frequentata da Francesco Totti(e dove ha rimesso piede per il documentario sulla sua storia), è apparso l’eterno Capitano con tanto di aureola in veste di santo laico, santo subito. I puristi del decoro urbano avranno legittime obiezioni, ma per chi ha voglia di leggere la città come un «impero dei segni», questa graphic novel a puntate e senza parole ha il suo fascino. È gratuita, e ci dice in qualche modo che la vox populi, la voce di tutti, non sta tutta nella sua esponenziale versione social. Ogni tanto ha bisogno di tornare a essere più concreta, tangibile: carta, colla, stupore. Alla luce del sole.