GAZZETTA DELLO SPORT – CECCHINI – La battuta fatta da Eusebio Di Francesco nel post-partita di Frosinone non era male. «Il fatto di non riuscire a far rimanere la porta inviolata è un bel cruccio che mi porto dietro. Lo scorso anno siamo stati la seconda miglior difesa del campionato, mentre in questa stagione segniamo di più. Forse sono diventato più zemaniano», e ha sorriso, ricordano il suo maestro.
triangoli in mediana Prima cominciamo con i numeri. La Roma finora non ha subito gol soltanto in 8 partite sulle 34 disputate: 5 su 25 in campionato, 2 su 7 in Champions League, 1 su 2 in Coppa Italia. Olsen o Mirante, perciò, sono stati battuti 33 volte in campionato, 9 in Europa e 7 in Coppa Italia (tutti nella disfatta contro la Fiorentina). Non basta. Negli ultimi 8 match la Roma ha subito reti in 7 occasioni (per un totale di 17), ottenendo un «clean sheet» soltanto nella partita contro il fanalino di coda Chievo (0-3) dell’8 febbraio scorso. L’allenatore abruzzese, però, sa bene come il problema non sia addebitabile solo ai difensori, che pure qualche sbavatura l’hanno concessa. Non è un caso che, anche per dare maggiore copertura alla retroguardia, la Roma sia passata dal 4-3-3 al 4-2-3-1, quindi con una doppia cerniera sui sedici metri. Insomma, il triangolo di centrocampo è passato da avere il vertice basso (generalmente De Rossi, ma anche Nzonzi) al vertice alto (Pastore, Pellegrini, Zaniolo), che nonostante tutto non ha assicurato quella impermeabilità richiesta. Ciò nonostante in alcune situazioni sembra il male minore. Non è un caso che sia stato riproposto sia nel sofferente finale contro il Bologna che in partenza contro il Frosinone, quando Di Francesco temeva una partita difficile soprattutto dal punto di vista della corsa. E allora, in attesa che gli acciacchi finiscano, è assai probabile che anche in una stessa partita i due sistemi di gioco tornino ad affacciarsi. Perché tornare zemaniani in questa fase della stagione potrebbe essere pericoloso.