9 Mar 2019In Rassegna stampa4 Minuti

De Cataldo: «Arriva un commissario saggio, vedrete…»

GAZZETTA – D’URSO – Una lettera intrisa di affetto e comprensione, firmata Giancarlo De Cataldo, alto magistrato, romanziere di successo e tifoso romanista, recapitata a tutti i «fratelli» giallorossi nel momento più critico, nel giorno di Claudio Ranieri atto secondo, quando la rabbia sembra prevalere su tutto e l’angoscia del sostenitore medio non lascia intravedere luce in fondo al tunnel: «Cari tifosi, io vi dico: resistere, resistere, resistere. E forza Roma, sempre».

La sua passione è una sentenza, De Cataldo, come una di quelle lette da lei in Corte d’Assise. Ma se fosse presidente della Roma, l’esonero di Di Francesco lo avrebbe mai sentenziato?

«Avrei aspettato la fine della stagione, entriamo come è logico in valutazioni che riguardano i rapporti nello spogliatoio, che probabilmente si saranno pure deteriorati se si è arrivati a questo punto. Ma, in ogni caso, io avrei atteso ancora un po’».

Non una sentenza di condanna, allora, ma un rinvio a giudizio…

«Facciamo un rinvio per trattative. Un patteggiamento, in termine tecnico-giuridico, a fine stagione».

Tutto il fatalismo romanista, in tv, ha attraversato Roma, le Alpi, fino a raggiungere Oporto e i tifosi presenti allo stadio.

«E già, se quel tiro di Dzeko nel secondo tempo supplementare fosse entrato, staremmo a parlare di altre cose. In quel momento, l’ultrà giallorosso ha detto: “E’ finita”. Come un film già visto altre volte. A Roma uno poi le cose se le chiama».

Di Francesco è il 6° tecnico che salta in 8 anni di gestione Pallotta, via pure il medico sociale. E il d.s. Monchi è ai saluti: è un momento che riflette, se vogliamo, anche il periodo storico della città.

«Da quando sono a Roma, cioè dagli anni Settanta, la Capitale è confusa. La squadra ha vinto con Liedholm, una personalità forte, e con Capello, un italiano con mentalità austro-ungarica: probabilmente c’è bisogno di questo…».

Ma Ranieri è il «poliziotto» giusto, se lo dovessimo immaginare protagonista di uno dei suoi noir di ispirazione poliziesca?

«È un commissario saggio, quello che tiene a bada i giovani sbirri turbolenti».

E come potrà risollevarla, la Roma?

«Fatelo arrivare… (e ride), e presto vedremo. Servono di sicuro calma e serenità, adesso. Con la sua esperienza e il suo buon senso, troverà l’alchimia giusta per riportare più su la squadra».

Qual è il giocatore, secondo lei, che può e deve trascinare il gruppo fuori dalle secche?

«Non lo so, ma faccio una riflessione amara: nel calcio contemporaneo le squadre le fanno i bilanci. E se ce n’è una che vince da otto anni, se c’è sempre un Paperone che prevale sugli altri, è chiaro che prima o poi ci si annoierà e la gente passerà ad un altro sport…».